Caso Stallette: un caso isolato o un modello di amministrazione?

Intervento integrale di Ciccio Auletta, Una città in comune – PRC [06/11/14]

 

Il caso delle Stallette è una vicenda isolata o ci parla, invece, di un modello di amministrazione sugli interventi complessi da parte di questa giunta e di questa maggioranza?

E’ chiaro che la risposta a questa domanda non è neutra e a seconda dell’sito positivo o negativo che si dà a questo quesito cambia il valore politico, e per certi versi esemplari, che avrebbe oggi approvare una commissione d’inchiesta sulle Stallette in questo consiglio comunale. Noi siamo favorevoli a questa proposta perché dall’analisi e dallo studio dei documenti a nostra disposizione – e su cosa è o non è a nostra disposizione ritornerò dopo – siamo arrivati alla conclusione che quello dello Stallette non è un caso isolato ma un SISTEMA di amministrare la città.

Affermiamo ciò sulla base di documenti molto circostanziati. Basta leggere la relazione del Segretario generale: “Controlli regolarità amministrativa 2013” nella sezione sul “Controllo sugli affidamenti dei lavori pubblici” e in particolare il paragrafo sul “Controllo per gli interventi complessi” in cui si prendono in esame in particolare tre interventi: 1) il Polo culturale SMS; 2) il recupero funzionale ex-colonia Viviani; 3) i Progetti PIUSS, tra cui rientra anche il progetto delle Stallette.

Il Segretario generale in particolare nel caso dei Progetti PIUSS mette in evidenza che è impossibile un controllo integrale su tutti gli atti adottati con le risorse a disposizione ma evidenzia che da quello esaminati non si riescono ad evincere “gli scostamenti dei costi e dei tempi rispetto a quanto preventivato in fase di programmazione”. E programmazione sarà un termine chiave su cui dovremo ritornare.

Se da un lato il Segretario generale afferma che non è possibile un’analisi completa, ciò non le impedisce di definire alcuni punti conclusivi e generali nelle conclusioni e che hanno un valore universale su tutti questi interventi complessi. Tanto che a pag.34 della relazione.

 

Controllo per interventi

Il consistente numero di atti non ha consentito una completa ricostruzione dell’iter di realizzazione dei due interventi, ma alcune considerazioni generali si possono trarre.

Sono state riscontrate diverse irregolarità:

– non corretta programmazione delle risorse pubbliche e della progettazione. In particolare quest’ultima non è basata su una progettazione preliminare complessiva ed una realizzazione per lotti funzionali. Gli interventi sono realizzati per stralci non funzionali, senza un disegno complessivo dell’opera, ma basandosi essenzialmente sui finanziamenti reperiti via via dall’Amministrazione, ribaltando completamente la ratio legislativa;

– incompletezza dei vari progetti appaltati. L’assenza di una compiuta progettazione esecutiva determina il continuo ricorso a varianti e, quindi, l’effettuazione di una sorta di “progettazione aperta”, per momenti successivi, con la quale si procede sistematicamente allo stralcio di lavorazioni contrattualmente previste ed alla contemporanea introduzione di rilevanti modifiche esecutive, in aperto contrasto con le disposizioni della legge Merloni, prima, del Codice dei Contratti poi;

– dilatazione dei tempi di esecuzione, causate non solo dalle continue modifiche progettuali in corso d’opera, ma anche dalla difficoltà di gestione del cantiere, dovuto al proliferare delle imprese presenti in cantiere per affidamenti diretti di parti dell’opera;

– non corretta gestione di alcuni aspetti fondamentali dell’esecuzione dei lavori, quali le varianti senza una preventiva approvazione della variante stessa ed i subappalti;

– controllo non soddisfacente da parte del RUP;

– varianti al progetto senza giustificazione apparente. Oltre a quanto sopra evidenziato sulla non corretta gestione delle varianti, molto spesso le varianti sono frutto di scelte progettuali diverse in corso d’opera, non motivate e non riconducibili alle fattispecie tassativamente previste dalle leggi in vigore;

– incremento dei costi, conseguenza dell’incompletezza del progetto iniziale e delle diverse e numerose scelte progettuali in fase di esecuzione;

– numerosi affidamenti diretti in corso d’opera non adeguatamente motivati. Nella scelta dei

contraenti non risultano, inoltre, rispettati i principi di trasparenza, rotazione, non

discriminazione e parità di trattamento tra operatori economici.

Insomma stiamo parlando esattamente di  ciò che è avvenuto per le Stallette e su cui occorre fare chiarezza. Quindi la domanda è come ci si possa sorprendere, come si possa parlare di caso, se in un documento di tale rilevanza da parte della massima autorità amministrativa del Comune di Pisa si segnalavano in tempi “non sospetti” proprio sugli interventi complessi tutte queste “irregolarità”.

Il problema è che su tutto ciò è come se fosse finta niente, fino a che il “bubbone” Stallette è esploso, ma non è un bubbone – lo ribadiamo – ma un modello ed un sistema di funzionamento, che rispetto ai rilievi messi in evidenza, non ha nulla a che fare con la buona amministrazione, ma che anzi “possono costituire il lasciapassare per  fenomeni corruttivi”. Non usiamo questa espressione a caso, ma la riprendiamo dalla stessa relazione a cui facciamo riferimento in cui il Segretario generale riepilogando scrive nelle “Conclusioni”:

Nel caso degli interventi complessi:

– dilatazione dei tempi di realizzazione;

– progettazione incompleta;

– adozione non motivata di varianti con accrescimento dei costi.

Tali tendenze (o cattive abitudini) rappresentano delle disfunzioni che devono essere valutate con estrema attenzione perché vanno ad incidere sul buon andamento dell’attività amministrativa e possono costituire il lasciapassare per fenomeni più gravi, come quelli corruttivi.

Se di fronte a tutto ciò non si pensa che sia necessario, anche per dare un chiaro ed inequivocabile segnale, istituire una commissione d’inchiesta sul caso delle Stallette, non sappiamo veramente quando sia il caso di ricorrere a questo strumento.

Non si può mettere la testa sotto la sabbia, non si può più dire di non sapere, di non aver letto questa relazione. C’è un campanello d’allarme a cui occorre dare una risposta. Ogni consigliere comunale potrà farsi tutte le assicurazioni che vorrà ma ciò non lo sottrae dalle sue responsabilità politiche, e oggi siamo di fronte ad una decisione importante.

Sinceramente la notizia che alcuni consiglieri vogliano assicurarsi la trovo grave tanto più che a questo atto, che non condivido in alcun modo, non corrisponde una altrettanto ferma azione politica per rimuovere le criticità che sono descritte.

Al riguardo in merito alla rigorosità degli atti non ci volevano i casi di Villa Madrè e delle Stallette anche qui per far scoppiare l’allarme. In quanto nella stessa relazione ad esempio si nota (pag.32) che su un campione di 64 atti verificati, i risultati dei controlli hanno evidenziato  37  “esiti negativi”, ovvero scrive il Segretario generale: “Gli esiti negativi sono stati motivati dalla riscontrata presenza di diversi profili di illegittimità, a volte presenti contemporaneamente”. Si legge: “ Spesso le motivazioni sono scarne, insufficienti (se non inesistenti): non è indicato il motivo per cui si adotta l’atto e soprattutto, nel caso di affidamento lavori e acquisti di forniture e servizi, non si specifica il criterio in base al quale è stata selezionato il contraente (la motivazione, tra l’altro, è richiesta dall’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici anche per gli affidamenti diretti)”. I motivi di questi esiti negativi sono nella maggior parte dei casi l’indeterminatezza dell’oggetto e il difetto di motivazione, a seguire la mancata indicazione di norme, e anche l’illogicità e l’errato istituto giuridico.

E su questa materia è da mettere in evidenza un settore specifico che è quello riguardante l’affidamenti a professionisti esterni su cui il Segretario generale: “il controllo ha rilevato un formale rispetto delle procedure di affidamento previste dalla legge (una comunicazione a tutti i dipendenti per verificare se vi sono professionalità interne interessate a svolgere il servizio – anche se in alcuni rari casi il dirigente ha stabilito da solo che tali professionalità non sussistono oppure sono già impegnate in altre attività), ma al tempo stesso ha evidenziato una seria difficoltà nell’individuare il criterio di scelta dei professionisti contattati accompagnata da una scarsa rotazione dei soggetti. E’ emersa quindi la necessità di garantire il rispetto dei principi comunitari in materia di libera concorrenza e assicurare la massima trasparenza nel procedimento di selezione degli incaricati esterni: procedure di selezione non sufficientemente chiare possono creare opportunità per lo svilupparsi di fenomeni più gravi, come quelli corruttivi”.

Il campanello d’allarme suona ancora forte e chiaro e la risposta deve essere altrettanto chiara, e invece sul tema della trasparenza e dell’accesso agli atti abbiamo una risposta a dir poco stonata da parte della giunta e dell’amministrazione sul caso della fatidica relazione del RUP, l’ingegner Aiello, sul caso delle Stallette. E’ gravissimo che oggi 6 novembre al nostro gruppo consiliare che ne fatto richiesta il 17 ottobre questo documento non sia stato ad oggi consegnato, mentre è in mano ad  assessori, come l’assessore Serfogli. E’ intollerabile lo scaricabarile a cui stiamo ancora assistendo e alla violazione dei diritti dei consiglieri comunali. Nella giornata di ieri abbiamo chiesto nuovamente un intervento del Sindaco perché renda disponibile l’atto, ma fino ad ora l’unica risposta che abbiamo ricevuto dal Filippeschi è il silenzio.

Oggi questo consiglio comunale deve prendere parola e fare uno scarto. La maggioranza deve dire una parola chiara sulla direzione in cui vuole muoversi e non può essere rimandare ad una commissione di controllo e garanzia che fino ad oggi non è stata messa nelle condizioni di lavorare. Serve un chiaro ed inequivocabile segnale politico che oggi passa per l’istituzione di una commissione d’inchiesta.

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