Fallimento Consorzio Pisa Ricerche: evidenti responsabilità gestionali

Vi ricordate dello scandalo legato al fallimento del Consorzio Pisa Ricerche su cui da tempo è caduto un pesantissimo silenzio?

Noi non ce ne siamo dimenticati.

Fu uno dei primi argomenti che chiedemmo di mettere in discussione in Seconda commissione di controllo e garanzia quando entrammo in consiglio Comunale. Facemmo un lungo lavoro di audizioni e studio di documenti, producendo una relazione che fu approvata all’unanimità nel novembre del 2014 .

A distanza di due anni, finalmente, giovedì 20 ottobre la relazione arriva in Consiglio comunale dove verrà discussa e votata.

[La relazione è disponibile qui: Relazione-Consorzio-Pisa-Ricerche-Seconda-Commissione-consiliare-Pisa]

Si tratta di un documento di grande rilevanza sopratutto nelle parte conclusiva che riportiamo di seguito.

Il fallimento del Consorzio Pisa Ricerche rappresenta un punto di rottura particolarmente grave per le politiche di connessione e integrazione tra le realtà accademiche, gli enti di ricerca e il territorio, ovvero di una delle potenziali opportunità di crescita su cui le istituzione pubbliche locali e la Regione Toscana hanno incentrato gran parte delle politiche di sviluppo.

La gravità di quanto accaduto è ulteriormente testimoniata dalla perdita dei posti di lavoro di 22 dipendenti a tempo indeterminato di una società a capitale prevalentemente pubblico. Con il fallimento del CPR, quindi, si è determinata una pesantissima battuta di arresto nei tentativi di creare opportunità lavorative stabili attraverso le pratiche del trasferimento tecnologico e la connessione tra il mondo produttivo e quello della ricerca. Ovvero di una delle più promettenti linee di sviluppo da perseguire per invertire il declino, anche nei nostri territori, prodotto dalla crisi economica.

Per questi motivi è sembrato utile e necessario cercare di far più luce possibile su una vicenda che per alcuni aspetti, le vicende giudiziarie in primo luogo, rimane poco chiara non tanto e non solo per gli aspetti eminentemente economico-finanziari, quanto per come è stata effettivamente gestita la società ed i suoi dipartimenti negli ultimi anni.

Dalle informazioni acquisite emerge con stringente chiarezza che le difficoltà, soprattutto di liquidità, ma non solo, si erano palesate da alcuni anni e che la scelta dell’acquisto dell’immobile in Corso Italia hanno in parte aggravato.

Da questo punto di vista non è comprensibile come si sia potuto approvare il bilancio 2011 in sostanziale pareggio, ma soprattutto non sia stato previsto in alcun modo qualsiasi strumento “preventivo” di salvaguardia come, appunto, un fondo di svalutazione crediti laddove l’esigibilità di alcuni crediti era palesemente a rischio.

Tale esigenza sarebbe dovuta risultare evidente anche sulla base delle caratteristiche economiche del CPR ovvero quella di poter disporre di liquidità consistenti solo dopo la rendicontazione dei progetti di ricerca e quindi di dover ricorrere a forti esposizioni fidejussorie E’ sembrato invece di capire, anche dalla lettura delle relazioni di bilancio, che ingenti somme, ivi comprese quelle delle consulenze, siano state anticipate dalla società, verosimilmente attraverso i vari dipartimenti. A tale riguardo, senza che se ne faccia un riferimento esplicito, la più volte citata relazione tecnica sulla situazione economicofinanziaria del CPR, riferiva di “dubbi circa la corretta applicazione del principio di “preferenzialità” nei pagamenti”.

Sono evidenti le responsabilità nel fallimento del CPR di chi ha avuto responsabilità gestionali nella società tra il 2008 e il 2011, come è altrettanto evidente, tuttavia che una ben diversa e maggiore attenzione sarebbe stata necessaria, soprattutto per approfondire il funzionamento del CPR e la formazione dei suoi bilanci, da parte di tutti i soci e in particolar modo da quelli pubblici, in quanto soci di maggioranza.

Una città in comune – PRC

 

>> Scarica la Relazione-Consorzio-Pisa-Ricerche-Seconda-Commissione-consiliare-Pisa

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