La Biblioteca Provinciale ai volontari? Filippeschi e Viale voltano le spalle a lavoro e cultura

La triste vicenda della Biblioteca Provinciale sta diventando sempre più triste. Per un centro bibliotecario che da anni soffre di mancanza di investimenti, l’entrata in vigore della legge Delrio (che ha tolto la cultura dalle pertinenze della Provincia) ha complicato ulteriormente le cose. O forse le ha semplificate, per chi crede che la cultura sia solo un peso da abbandonare.

Marco Filippeschi e Giovanni Viale – rispettivamente Presidente e Dirigente Attuazione del Programma della Provincia – non hanno fatto niente per mantenere la Biblioteca come un bene comune della città. In un primo momento hanno raggiunto un accordo con l’Università per svendere la Biblioteca all’Ateneo. Ora veniamo a sapere dal Consiglio di Amministrazione dell’Università che dal 1º agosto l’Ateneo si disimpegnerà completamente dalla gestione della Biblioteca provinciale, confermando solo il reintegro del personale nel sistema bibliotecario universitario.

Altre voci dicono che la Provincia starebbe per fare un bando per cercare operatori pubblici o privati disposti a gestire la biblioteca; nel frattempo, dal 1º agosto la biblioteca e i servizi sarebbero gestiti dai volontari di Bibliolandia (la Rete documentaria provinciale coordinata da Roberto Cerri – Unione Valdera).

Il primo dato da rilevare è la mancanza assoluta di trasparenza. Perché si deve venire a sapere dagli organi dell’Università che la Provincia ha cambiato programmi sulla Biblioteca provinciale? Chi ci verrà a dire quali sono i veri progetti sul futuro delle Officine Garibaldi?

Il secondo dato riguarda l’umiliazione del lavoro e della cultura che Filippeschi e Viale starebbero per compiere. I lavoratori della Biblioteca provinciale vengono riassorbiti dall’Università – che ne aveva comunque bisogno, visto che proprio in questi giorni ha un concorso aperto per ulteriori posti da bibliotecario. Il patrimonio della Biblioteca verrebbe gestito da volontari: una perdita netta di posti di lavoro, quindi, come se la cultura e le biblioteche fossero così poco importanti da non aver bisogno di professionisti.

Lo ha scritto Carla Forti sulle pagine del Tirreno: l’attuale maggioranza che governa Comune e Provincia, con a capo Filippeschi, sta portando la nostra città a un livello di degrado culturale senza precedenti.

Facciamo un appello ai cittadini e ai sindacati: è possibile permettere che siano bruciati così posti di lavoro? Una tale umiliazione di lavoro e cultura può passare sotto silenzio?
Siamo sicuri che il futuro di Pisa debba passare per lo smantellamento del suo patrimonio culturale (come dimostrano i casi della BUP, della Biblioteca provinciale e della Biblioteca Serantini)?
Una Città in Comune

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