La decisione di inviare i militari a Putignano è demagogica e controproducente

E’ notizia di questi giorni che il Prefetto di Pisa ha deciso di richiedere al Ministro dell’Interno un contingente aggiuntivo di 15 soldati, oltre ai venti che già pattuglieranno in città i “luoghi sensibili” per motivi di antiterrorismo. Secondo le parole del Prefetto, i quindici soldati in più saranno mandati a Putignano allo scopo di “alleviare il senso di insicurezza manifestato dai cittadini”, assecondando così le pressioni securitarie, che hanno assunto anche tratti discriminatori, di un comitato di quartiere che richiedeva “il pattugliamento sistematico giornaliero (diurno e notturno) dell’intero territorio comunale da parte dell’esercito, e presidi stabili dell’esercito in punti strategici della città”.

Se è vero che esistono disagi e malesseri segnalati da alcuni cittadini, non è reale la situazione emergenziale denunciata: le statistiche dicono che a Pisa reati e criminalità sono in diminuzione e se l’insicurezza percepita è forte, una delle cause va cercata nelle campagne irresponsabili di chi vuole sfruttare politicamente questa situazione. In ogni caso rispondere ad eventuali criticità fornendo al quartiere il “conforto” della vista di soldati per le strade, magari con il mitra spianato, è solamente demagogico e potenzialmente controproducente.

Al contrario di quanto sostiene il comitato di Putignano, una presenza armata diffusa per le strade (e a questo proposito ci piacerebbe molto sapere quali saranno esattamente le funzioni e i poteri dei militari) solitamente non contribuisce a creare quell’atmosfera di “normalità” richiesta, rischiando invece – non per volontà dei soldati – di contribuire all’innalzamento della tensione. I militari hanno compiti specifici che non riguardano l’ordine pubblico, la lotta contro la microcriminalità o il mantenimento del “decoro urbano”, e esperimenti simili in altre città hanno già mostrato che l’utilizzo dell’esercito per il controllo di questi fenomeni è sostanzialmente inutile, come anche confermato da una relazione della Corte dei Conti.

Contribuirebbe, invece, alla “normalità” dell’esistenza un investimento sociale collettivo e specifico nelle periferie. Se i quartieri avessero servizi diffusi e spazi sociali, se si facessero ripartire le politiche per dare casa a tutti e se le persone non dovessero combattere col senso continuo di angoscia dovuto alla sottrazione quotidiana dei loro diritti economici e sociali, è probabile che il senso di “emergenza” che si attribuisce all’immigrazione e alla presenza di minoranze sarebbe un po’ meno urgente, e che si potrebbero mettere in pratica, sul tema, iniziative razionali e inclusive. Tutte richieste che richiederebbero da parte delle nostre istituzioni senso di responsabilità, visione del futuro e utilizzo dei soldi pubblici a favore dei cittadini. Troppa fatica. Meglio chiamare l’esercito.

Per tutte queste ragioni abbiamo presentato un question time che verrà discusso in consiglio comunale in cui chiediamo se questa decisione di utilizzare i militari a Putignano sia stata presa solo dal Prefetto o dal Comitato per l’ordine e la sicurezza e quale sia al riguardo la posizione dell’amministrazione comunale.

—————————

 

Question Time: Utilizzo di soldati nel quartiere d Putignano

Tenuto conto di quanto dichiarato negli scorsi giorni dal Prefetto Visconti in merito al possibile utilizzo di militari nel quartiere di Putignano: “«Ho intenzione di mandare i soldati anche a Putignano per alleviare il senso di insicurezza manifestato dai cittadini”.

Si chiede al sindaco e alla giunta
se questa scelta sia stata condivisa in sede di Comitato per l’ordine e la sicurezza e quale sia al riguardo la posizione di questa amministrazione.

Francesco Auletta

Condividi questo articolo

Lascia un commento