No al «Jobs Act» In 50 occupano la sede del Pd

NAZIONE PISA Pagina: 9

No al «Jobs Act» In 50 occupano la sede del Pd

AL GRIDO di «Non in mio nome» una cinquantina di persone tra lavoratori, precari e studenti, supportati da Cobas e collettivo Exploit – la maggior parte mascherate – alle 16.30 di ieri hanno occupato la sede Pd di via Fratti per protestare contro l’approvazione del Jobs Act alla Camera. «L’opposizione a Renzi e alle sue manovre scellerate (sblocca Italia, legge di stabilità), di cui il Jobs Act rappresenta la forma più compiuta – si legge nel comunicato dei contestatori – è ormai diffusa in tutto il Paese e trasversale come non mai. Lo dimostrano le contestazioni che si sono ripetute, puntualmente, ad ogni apparizione pubblica del premier e degli esponenti del suo governo, in ogni città d’Italia». «Come è già accaduto a Roma, dove precarie e precari hanno invaso il Ministero del Lavoro al grido di “Non in mio nome!” continua la nota – anche a Pisa gli strikers (gli “attaccanti” simbolo dello sciopero sociale,) continuano a parlare, a partire pndrroprio dai luoghi simbolo delle contraddizioni del jobs act: oggi (ieri, ndr) occupiamo la sede provinciale del Pd». Occupazione durata poco più di un’ora e a chiaro scopo dimostrativo contro cui però duramente si esprime la segreteria provinciale del partito colpito. «La tensione
dello scontro sociale che comprendiamo, e che ascoltiamo, pur nella diversità dei ruoli e delle posizioni – dichiara Francesco Nocchi, segretario provinciale PD – non giustifica in alcun modo azioni di violenza (ne sono avvenute fin troppe!) o attacco diretto verso i partiti politici. Al di là dei giudizi sul Jobs Act, noi siamo impegnati su una battaglia per nuova e migliore occupazione. Le preoccupazioni per il destino del paese sono anche le nostre: questo è il terreno su cui si sta misurando l’azione del governo». Intanto a Roma il Jobs Act ha spaccato il Pd ed è riuscito a far andare contro le direttive del partito anche chi nel proprio percorso politico non l’aveva mai fatto prima. Si tratta del deputato pisano Paolo Fontanelli che come altri 29 è uscito dall’aula al momento del voto: «Non si è trattato di una decisione facile da prendere – spiega Fontanelli- ma credo di essere stato coerente con le cose che penso e che ho sostenuto senza ambiguità. Mi auguro che il documento che abbiamo firmato a sostegno della nostra posizione sia utile al Pd per valorizzare le differenze e per arginare quella sorta di “scissione silenziosa” che avvertiamo nel rapporto con il popolo della sinistra». Non di meno però condanna chi ieri ha scelto forme di protesta più estreme: «Il gesto dei Cobas verso la sede del nostro partito disvela un atteggiamento violento e del tutto inaccettabile». Parole dure anche dal sindaco Marco Filippeschi: «Si è passato il limite. E’ il gesto di piccole minoranze estremiste che cercano visibilità, ma non va sottovalutato. L’irruzione di gruppo, per niente spontanea, nella sede di un partito politico è un atto grave, che nella storia del nostro paese rievoca solo lo squadrismo. Purtroppo, si deve dire la verità».

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