Un parco in comune

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27 febbraio 2014

Il Municipio dei Beni Comuni a Pisa si trova di nuovo sotto sgombero. Il 15 febbraio ha liberato dall’abbandono e dall’incuria uno spazio di proprietà del demanio, un ex distretto militare ribattezzato “Distretto 42”, dicendo chiaramente che l’intenzione è continuare la battaglia in città per gli spazi sociali e soprattutto per quegli spazi di proprietà collettiva che le istituzioni sottraggono ai cittadini. Il Distretto 42 infatti non è lo spazio del Municipio dei Beni Comuni, ma è uno spazio che il Municipio ha deciso di restituire alla sovranità collettiva di tutta la città. È uno luogo che vuole ospitare tutte le attività e i servizi autogestiti nati dall’esperienza dell’Ex Colorificio Liberato, ma è anche uno spazio che ora è tornato ad essere bene comune di tutte e tutti. In primo luogo l’area verde è già a disposizione di tutti dopo l’inaugurazione del parco di domenica 23 febbraio intitolato ad Andrea Gallo. Un momento che ha visto un’ampia partecipazione di famiglie e bambini di tutto il quartiere ricordando la figura del prete di strada genovese che ha camminato per tutta la vita, per dirla con le parole del suo amico Fabrizio de Andrè, in direzione ostinata e contraria.

Le sempre più numerose e partecipate occupazione sul territorio italiano spesso dimostrano come il contenzioso intorno a uno spazio pubblico demaniale sia più praticabile rispetto ad uno spazio privato, poiché il dialogo e la politica a volte risolvono e sostituiscono la spirale repressiva che riconduce ogni battaglia sociale ad una questione di ordine pubblico. Non è e non può essere una regola generale, ma Pisa ad esempio ha il triste primato di avere un’amministrazione di centrosinistra Pd-Sel incapace di dialogare con una rete di associazioni e movimenti così ampia come il Municipio dei Beni Comuni. L’ignavia e l’indifferenza delle istituzioni locali fu uno dei motivi più grandi che portò al precedente sgombero dell’Ex Colorificio. L’incapacità di ascoltare i soggetti che attraversano la città è un tratto ormai solido e inamovibile dell’amministrazione comunale, senza dimenticare il forte accanimento contro il Progetto Rebeldia e chiunque gli sia politicamente solidale. Persino una multinazionale come la J-Colors prima di procedere per via penale contro l’occupazione dell’Ex Colorificio Toscano aspettò alcuni mesi e lo sgombero avvenne dopo un anno, invece il Distretto 42 pare abbia ancora pochi altri giorni a causa di un’amministrazione comunale che non riesce a misurarsi e ad accettare la presenza indipendente ed autonoma dei movimenti della società civile. Un’amministrazione che tutt’al più “comunica” con alcune persone del Municipio a livello personale attraverso “cinguettii” e “post” via Twitter e Facebook.

Un po’ di storia

Il Distretto 42 era uno spazio demaniale in concessione all’esercito e abbandonato da quest’ultimo per vent’anni. Ad oggi lo spazio vive una situazione di impasse: formalmente la proprietà è ancora demaniale, ma l’amministrazione locale – attraverso i dispositivi giuridici del cosiddetto “federalismo demaniale” – dovrebbe entrare in possesso dell’area. Prima del progetto legato al federalismo demaniale vi era in campo un “progetto caserme”, ovvero la possibilità di praticare una maxi-permuta delle tre caserme presenti a Pisa, acquisendole dal demanio per venderle ad un privato che avrebbe costruito residenze di lusso e, con tale guadagno, finanziato la costruzione di una nuova caserma per la brigata folgore nella periferia pisana. Nonostante l’amministrazione comunale non voglia ammetterlo chiaramente, il “progetto caserme” resta in antitesi e decade a partire dalla richiesta di accedere alla regolamentazione del federalismo demaniale; inoltre nell’attuale congiuntura di crisi è quasi impossibile trovare un privato che non sia in odor di mafia e disponga di grandi capitali per questo progetto speculativo.

È comprensibile che una giunta comunale non saluti con molto entusiasmo un’occupazione e un riutilizzo dal basso di un immobile ma, dicono molti a Pisa, almeno non dovrebbe mettere in campo la fretta e l’urgenza di uno sgombero. Il paradosso più evidente invece si sviluppa a partire da mercoledì 26 febbraio, la data in cui il Municipio dei Beni Comuni ha ricevuto udienza ufficiale dalle più alte cariche del Demanio a Roma. Un’iniziativa che è stata costruita grazie al fondamentale impegno della rete di movimenti, associazioni e comitati che si è riunita intorno a “Patrimonio comune” il percorso popolare romano che ha lanciato la campagna di riutilizzo sociale del patrimonio immobiliare abbandonato nella Capitale (le ragioni della campagna in questo articolo di Monica Pasquino, Un bene di tutti).

L’Agenzia del Demanio incontra il Municipio dei Beni Comuni, l’amministrazione di Pisa no

Se nella provincia pisana il Municipio dei Beni Comuni è dipinto dalla stampa e dalle istituzioni come un movimento pericoloso, illegale ed incline a compiere reati (la conferenza del capigruppo ha negato la possibilità di un incontro al Municipio dei Beni Comuni adducendo motivazioni formali intorno allo status illegale di occupanti), a Roma, l’Agenzia del Demanio accoglie senza alcuna remora una delegazione e per ben due lunghe ore discute del futuro del Distretto 42. I vertici del Demanio infatti con chiarezza parlano di come l’urgenza di uno sgombero non sussista. La discussione poi si concentra sul ruolo dell’amministrazione comunale la quale dovrebbe prendere le redini della situazione e attraverso i meccanismi del federalismo demaniale regolarizzare e discutere con il Municipio dei Beni Comuni intorno ad una possibile progettualità partecipata per l’area dell’ex distretto militare. L’Agenzia del demanio nota infine come intorno al Municipio ci sia una rete di solidarietà che comprende diversi intellettuali e giuristi e gli abitanti del quartiere (San Martino).

L’incontro si è concluso con la volontà di mantenere questo canale di dialogo ancora aperto e l’Agenzia del demanio si impegna ufficialmente a chiedere innanzitutto al ministero della Difesa la rinuncia formale dell’utilizzo dell’area auspicando una soluzione per il Distretto 42 che non comporti lo sgombero coattivo, ma un ruolo diverso che dovrebbe essere intrapreso dall’amministrazione della città di Pisa, la quale è in possesso di tutti gli strumenti per pensare ad un’ipotesi che non comprenda i mezzi della repressione poliziesca.

Diritto alla città

L’amministrazione comunale ha ora una settimana per evitare che i blindati della celere si presentino alla porta del Distretto 42. L’idea che la politica non possa far nulla di fronte ad una richiesta di sequestro dell’immobile da parte del Gip è quella che i partiti di maggioranza continuano a sostenere scaricando le responsabilità sull’Agenzia del demanio. Uno scenario repressivo che tutto il Pd pisano e Sel dovranno assumersi come responsabilità e scelta che condividono. Un film già visto con le vicende che hanno caratterizzato l’Ex Colorificio. Delle battaglie già viste nel continente europeo, come la lotta per il diritto alla città di Gezy Park in Turchia. Intanto dal Municipio dei Beni Comuni fanno sapere che il Parco Andrea Gallo sarà difeso quale principale patrimonio collettivo di tutta la città. Quel parco non è soltanto una battaglia ecologista contro le colate di cemento e i processi di gentrificazione che l’amministrazione comunale negli ultimi dieci anni ha promosso; piuttosto è l’ennesima dimostrazione di quanto siano sentite oggi a Pisa e in altre città le questioni per quello che Henri Lefebvre ha definito il diritto alla città, ovvero il diritto a “cambiare noi stessi cambiando l’aspetto delle nostre metropoli”. Quel diritto a partecipare e condividere in comune i processi di urbanizzazione senza permettere che gli speculatori di turno sottraggano il valore sociale di uno spazio o di una piazza o di un parco. Quel valore infatti è il risultato di un vivere-in-comune che Hannah Arendt riteneva costitutivo di una vera politica e di una vera democrazia. Le attività e le relazioni sociali prodotte da chi vive il Distretto 42 verranno mercificate e svendute proprio da chi intende alterare e deformare la città senza confrontarsi con le persone che stanno contribuendo a dargli nuova forma.

La difesa del Distretto 42, come della Val di Susa o del territorio siciliano contaminato dalle installazioni del Muos non è certo solo locale. Non è solo una questione “da ragazzi” disobbedienti che danno vita ai centri sociali. Chiedendo di poter esercitare il proprio diritto alla città attraverso i quasi dodicimila metri quadrati del Distretto 42 il Municipio dei Beni Comuni sta combattendo per un nuovo spazio autentico che alimenti ed espanda la tradizione democratica di quelli che – come dicono gli zapatisti – stanno in basso e al di fuori dei poteri forti. Una lotta per una democrazia ormai incompatibile con il capitalismo capace di riproporre il quesito fondamentale che da più di un anno attraverso la pratica politica del movimento pisano: Beni comuni o interessi privati?

Francesco Biagi

http://comune-info.net/2014/02/pisa28/

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