Una città in comune al campo della Bigattiera: prioritario il ripristino del servizio scuolabus. Emergenze per luce ed acqua

Domenica pomeriggio una delegazione di una città in comune, accompagnata da volontari e attivisti di alcune associazioni pisane, si è recata presso il campo rom della Bigattiera, per portare solidarietà alle famiglie che lì abitano da tempo in una situazione di drammatico degrado, nonché per verificare l’evolversi della situazione dopo la denuncia di 40 genitori rom, accusati di non mandare a scuola i propri figli.

Proprio questa denuncia appare oggi paradossale: il Comune ha eliminato già da due anni lo scuolabus che accompagnava i bambini del campo negli istituti scolastici della città, e ha tagliato acqua e luce alle 140 persone che abitano nell’insediamento. Così, invece di favorire i percorsi di scolarizzazione, il Comune li ha ostacolati in ogni modo: e intanto ha agitato la presunta “emergenza Bigattiera”, ha frettolosamente etichettato l’insediamento come “abusivo” (quando tutti sanno che è stato creato dalla stessa amministrazione, anni fa), ha minacciato sgomberi e allontanamenti.

Oggi l’emergenza, continuamente agitata a scopo propagandistico,serve a giustificare politiche discriminatorie nei confronti della popolazione rom: si colpiscono in questo modo i diritti di famiglie e minori che vivono a Pisa da moltissimi anni, che spesso sono nati in Italia e che non hanno più da molti anni nessun rapporto con il paese di origine (in questo caso la Macedonia).

Una città in comune avanzerà così una iniziativa nelle prossime settima affinché sia ripristinato il servizio di scuolabus per i bambini della Bigattiera, e affinché siano riallacciate l’acqua e la luce al campo, così da garantire alle famiglie condizioni di vita dignitose, in attesa di trovare per tutti una sistemazione definitiva.

Riteniamo indispensabile che l’amministrazione comunale riveda profondamente le proprie politiche riguardanti la popolazione rom, e rispetti la Convenzione Internazionale sui Diritti dei minori: le condizioni in cui sono costretti a vivere i bambini e gli adolescenti nei campi mal si conciliano con lo slogan “Città dei bambini e delle bambine”, che campeggia nel programma di mandato del Sindaco.

Serve da parte della nuova amministrazione un profondo cambiamento delle politiche seguite in questi anni: non è tollerabile che esistano sul nostro territorio situazioni in cui i diritti umani non sono rispettati.

Come una città in comune chiediamo anche che sia resa pubblica e trasparente la destinazione delle risorse stanziate per i rom: finora, le richieste di chiarezza sull’uso dei finanziamenti erogati al Comune non hanno ricevuto risposte chiare e soddisfacenti. In ogni caso, serve la riconversione di queste risorse in servizi e in programmi che vadano nella direzione del superamento della politica degli sgomberi e dei campi.

una città in comune

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