In occasione di questo 8 marzo, come soggetto politico femminista invitiamo tutte e tutti ad aderire allo sciopero indetto da Non Una Di Meno (NUDM).
Consapevoli che l’adesione allo sciopero può declinarsi in molte pratiche, a seconda della possibilità e dei bisogni di ciascuna e ciascuno, noi saremo in piazza, come ogni altra volta. Anche se vorremmo che fosse l’ultima, sappiamo che questa lotta non può interrompersi ora: giorno dopo giorno, anche nei prossimi appuntamenti, daremo il nostro contributo per superare i confini e le frontiere, per infrangere la solitudine in cui questo sistema basato sulla violenza vorrebbe relegare le donne, sempre trattate come vittime inermi e incapaci di autodeterminarsi. Sappiamo invece che la rabbia, il dolore e la speranza vengono trasformate proprio dalle donne in progetto e processo politico aprendo anche a tante altre lotte fondamentali per i diritti.
Altro che stare in silenzio ai margini: rivendichiamo con NUDM lo spazio pubblico scendendo insieme nelle piazze, con le nostre voci, le nostre intelligenze e il nostro impegno concreto e quotidiano. Con NUDM diciamo “Insieme siamo partite, e insieme torneremo”.
Sappiamo che questo 8 marzo arriverà a Pisa dopo le violenze da parte delle forze dell’ordine del 23 febbraio ai danni di studentesse e studenti che chiedevano la fine del genocidio in Palestina, un elemento chiaramente determinante nel far scattare la repressione.
Arriverà nel clima di una violenza istituzionale gravissima, in cui figure pubbliche con ruoli apicali nel governo (la premier Meloni, il ministro Piantedosi) si sono affrettate a diffondere ricostruzioni della vicenda false e tendenziose.
E come in ogni forma di violenza strutturale, a partire da quella di genere, il pattern che stiamo vedendo è lo stesso: sminuire (“è un caso isolato”); colpevolizzare le vittime (“se la sono cercata”); screditare chi denuncia la vera matrice della violenza (“i soliti comunisti/centri sociali”, “le solite femministe acide e violente”).
L’8 marzo parleremo di violenza di genere, e ne denunceremo apertamente tutte le molteplici forme: lo faremo consapevoli che ogni lotta è nella lotta. Ciascuna con la sua storia, le sue pratiche e i suoi bisogni, ma accomunate da una matrice comune in un sistema in cui il potere di qualcuno si fonda strutturalmente sulla violenza e sulla marginalizzazione, lo sfruttamento e l’eliminazione di altre e altri. In un momento in cui la violenza patriarcale fa un ulteriore passo in avanti diventando normalizzazione della guerra e degli armamenti, siamo e saremo sempre più di quelli che vorrebbero essere nostri padroni.
Non solo nelle piazze, ma nella vita di tutti i giorni, dai luoghi di lavoro alle nostre relazioni sociali, alle nostre famiglie, con le nostre possibilità, capacità, volontà.