Monica Pasquino, 25.2.2014 – Il Manifesto
«Un bene di tutti è il bene di tutti» è lo slogan della prima mobilitazione promossa dalle forze sociali che il 15 febbraio si sono riunite in assemblea al Teatro Valle Occupato per costruire una campagna per il «Patrimonio comune», il riuso del patrimonio degli immobili pubblici in dismissione. Lo slogan verrà scandito oggi alle 15 in via Barberini 38 a Roma, sede dell’ente pubblico che dovrebbe «valorizzare» il patrimonio immobiliare e in realtà da anni vende e privatizza edifici di pregio e grandi aree: la Direzione generale dell’Agenzia del demanio.
I comitati e le reti di cittadinanza che promuovono questa mobilitazione vogliono anche tracciare un’alternativa al modello di governo della città del sindaco Marino che continua tra la continuità con le precedenti giunte e l’immobilismo. Il Campidoglio, come ogni altro ente locale, ha il solo compito di amministrarlo, non può impoverire la città vendendo beni pubblici o scegliendo dall’alto il futuro di aree che investono interi quartieri.
L’obiettivo di «Patrimonio comune» non riguarda solo la Capitale, ma assume un carattere nazionale perché in Italia sono numerose le mobilitazioni che intendono preservare e rigenerare il patrimonio in dismissione, o in disuso. Questi luoghi possono essere la risorsa da cui partire per creare servizi, lavoro, cultura, sviluppo locale e migliorare la qualità della vita al centro come nelle periferie.
Di cosa sto parlando? A molti sarà chiaro già camminando, osservando dalle auto, oppure nel sentito dire. Ci sono aree militari, vecchi cinema, teatri, scuole chiuse, ex depositi, terre incolte, fondi rustici, casali e vecchie fabbriche che oggi in Italia possono rinascere grazie a processi partecipati oppure verranno venduti, diventando affare per le lobby della finanza e dei costruttori.
Le associazioni e i movimenti romani propongono una delibera di iniziativa popolare che fermi la svendita, valorizzi le progettualità già presenti nel territorio e preveda la gestione partecipata degli spazi oggi chiusi per inerzia burocratica, interessi speculativi e cattiva amministrazione.
Nel pomeriggio del 4 marzo è previsto il prossimo appuntamento al Teatro Valle proprio per approfondire la bozza della delibera — scritta da “Le città in Comune”, la rete italiana delle liste di cittadinanza contro l’austerità, nata alle scorse amministrative. Insieme alle esperienze romane, alcune delle quali a forte rischio di sgombero come il Cinema America e il Teatro Valle, partecipano al presidio anche movimenti di diverse parti di Italia per chiedere che l’immenso patrimonio pubblico sia utilizzato per finalità sociali invece di essere svenduto o restare chiuso.
Tra queste il Municipio dei beni comuni che ha restituito a Pisa l’area di 13 mila metri quadrati dell’ex distretto militare, inattivo da vent’anni. La reazione dell’amministrazione comunale e dell’Agenzia del Demanio è stata l’immediata richiesta di sgombero e il rifiuto categorico di ricevere una delegazione di attivisti.
Le stesse dinamiche speculative e repressive si stanno ripetendo anche nel resto d’Italia trasformando ogni esperienza di rivitalizzazione degli spazi dal basso in un problema di legalità e ordine pubblico. Da Pisa a Napoli, da Bologna a Roma si isolano e criminalizzano le esperienze sociali che ridanno vita a edifici pubblici abbandonati.
Il presidio chiederà un incontro con i rappresentanti del demanio per rivendicare l’uso sociale dell’Ex distretto militare pisano e di tutte le aree in dismissione.