Acqua salata

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Acqua salata

Bollette salate e triste record per la Toscana. Per il consumo idrico una famiglia di tre persone spende 171 euro l’anno in più rispetto al resto d’Italia. Secondo Cittadinanzattiva Pistoia, Prato e Firenze si distinguono per fatturazione record. A Carrara supertariffe per la depurazione

Costa tanto l’acqua in Toscana. Più che nel resto d’Italia. E così da anni. Solo che la forbice nel 2014 si è allargata, denuncia Cittadinanzattiva, associazione di tutela dei consumatori. Nei primi dodici capoluoghi di provincia per caro-bolletta, 9 sono toscani. Il primato della fatturazione record spetta – a pari merito – a Firenze, Pistoia e Prato. Carrara, invece, risulta il capoluogo con la tariffa di depurazione più alta d’Italia in assoluto. E, senza girarci troppo intorno, una famiglia di tre persone in Toscana spende 171 euro in più rispetto alle altre famiglie italiane per un consumo annuo di 192 metri cubi d’acqua. Superbollette a Pistoia, Prato.
Questo rivelano i dati “grezzi” della rilevazione annuale di Cittadinanza attiva che mette a confronto le tariffe di tutti i gestori attivi in Italia. A parità di consumo – i 192 metri cubi annui che Cittadinanzattiva mutua dal “comitato di vigilanza delle risorse idriche” – in Toscana la famiglia tipo di tre persone spende 526 euro l’anno fra acqua, depurazione e fognature; la bolletta media italiana è di 355 euro. Questo perché a Firenze, Pistoia e Prato la spesa schizza a 563 euro l’anno, a Grosseto e Siena a 562 euro e anche a Lucca – fanalino di coda nella classifica regionale – non va sotto 376 euro l’anno: 21 in più della media italiana.
Un terzo dell’acqua si disperde. Eppure, la spesa così alta non evita alla Toscana il problema di tutte le altre regioni: la dispersione idrica. Un fenomeno in crescita costante. Sia in Italia che in Toscana, nel 2007 la percentuale di acqua immessa nelle tubature e mai arrivata nei rubinetti di casa era del 34%; oggi in Italia la percentuale è arrivata al 37% e in Toscana è salita al 36%. La rete, insomma, peggiora e la bolletta rincara. Perché? Forse perché la maggior parte dei gestori ha soci privati che esigono utili?
Tariffe su consumi irreali.
L’Autorità idrica toscana, che programma le politiche del servizio di acquedotti, fognature e depurazione, ha un’altra spiegazione: l’analisi di Cittadinanzattiva sarebbe viziata da un «errore». Il vizio alla base del confronto – sostiene il direttore dell’Autorità, Alessandro Mazzei- è che «in Toscana la famiglia di tre persone non arriva di solito a consumare 190 metri cubi di acqua. Il consumo annuo medio si aggira attorno ai 105-110 metri cubi. Al massimo si può arrivare a 120. Tutti i gestori (oggi sono sette) hanno tariffe crescenti: più aumenta il consumo, più aumenta il costo dell’ acqua. Dopo i 130 metri cubi, in qualche caso dopo i 150 metri cubi, la tariffa diventa estremamente svantaggiosa perché gli aumenti sono esponenziali». Perciò prendere 192 metri cubi come riferimento «è penalizzante per la Toscana. Sono sicuro che calcolando un consumo medio perfino a 120 metri cubi i risultati sarebbero molto diversi. Non c’entra nulla, invece, la questione dei soci privati: l’unico gestore pubblico in Toscana è quello coi conti peggiori e con le tariffe più contestate».
Toscana più cara a parità di consumi. Cittadinanzattiva, però, difende il risultato della propria indagine «svolta da
dieci secondo lo stesso parametro, per aver dati raffrontabili. Non abbiamo mai sostenuto – evidenzia Tizian a Toto, responsabile del settore energia e ambiente – che 192 metri cubi siano il consumo medio annuo per famiglia. Abbiamo messo a confronto quanto si spenderebbe in ogni regione per questo quantitativo in base alle tariffe delle aziende. Su questo non c’è margine di errore».
Ma in Italia nel 2014 più rincari. In effetti non c’è. Tuttavia emerge un dato particolare: mentre l’aumento medio della bolletta italiana nel 2014 (rispetto al 2013) è stato del 6,6%, in Toscana è rimasto 1% più basso. E questo perché perfino nei capoluoghi con le bollette più care – Prato, Pistoia e Firenze – il rincaro annuo (a famiglia) è stato del 3,8%. In molti capoluoghi toscani è stato più basso della media nazionale; solo a Lucca (+7,2%) e Massa (+11,7%) è stato più alto. Ma restano le città che si trovano nelle posizioni più basse della classifica del caro-bolletta. in Toscana più alti i costi di gestione. Invece, secondo Mazzei in Toscana sarebbero più alti i costi di gestione del servizio rispetto al resto d’Italia. «Noi abbiamo un territorio svantaggiato che comporta una spesa non indifferente per portare l’acqua da una parte all’altra della regione, da Lucca a Pisa o Livorno, dall’Arno fiorentino alla pianura pistoiese. Spesso si confronta Milano con Firenze, ma il confronto è impari: il capoluogo lombardo ha una falda acquifera, alimentata dalle Alpi, molto alta. Pompare l’acqua e fornirla ai milioni di abitanti dell’area metropolitana milanesi ha costi irrisori. Al contrario, depurare l’acqua dell’Arno e mandarla da Firenze fino a Prato e Pistoia ha costi energetici e di potabilizzazione assai più alti».
In Toscana si investe in Italia no. A fare la differenza in bolletta, poi – secondo l’Autorità idrica toscana – ci sarebbe anche un terzo elemento: la spesa per gli investimenti. In Toscana la spesa pro capite per gli investimenti sulle reti ammonterebbe a circa 42 euro ad abitante; la media nazionale sarebbe di 28 euro. «Forse non si sa – denuncia Mazzei – ma 111% della popolazione italiana, 6 milioni di persone, ha ancora il servizio idrico integrato gestito dai Comuni che, con i bilanci al collasso, non investono. Quindi non ammortizzano i mutui in bolletta e mantengono le tariffe basse. Però, voglio proprio vedere come faranno dal 2016». Infatti a causa delle Regioni che non avranno dotato di fognature i centri superiori a 2000 abitanti – ricorda Mazzei – l’Italia dovrà pagare all’Unione Europea una sanzione di 485 milioni nel 2016. «Ce lo ha ricordato il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, evidenziando che la Toscana è una delle poche regioni che entro l’anno avrà tutti i i centri di queste dimensioni collegati alla rete fognaria. Così avremo il 95% degli abitanti allacciati. Oggi siamo circa all’80%». Una volta allacciati i centri sopra i 2000 abitanti, «in base a una legge regionale, passeremo ad allacciare (entro il 2021)tutti i centri fino a 1000 abitanti e quelli più piccoli che possono creare problemi di inquinamento pesante. Certo noi carichiamo in bolletta gli investimenti, ma le regioni che non allacciano gli utenti alle fognature fanno pagare il prezzo dell’inquinamento ai fiumi e al mare. Un prezzo più alto credo».
Niente soldi per la rete colabrodo. Malgrado tutti questi investimenti, però, la rete idrica toscana resta disastrosa. «Purtroppo – ammette Mazzei – è così. Non ci possiamo fare molto. Nell’immediato possiamo solo abbassare la pressione la notte, per ridurre la dispersione. Ma per eliminare il fenomeno la rete andrebbe sostituita. Non abbiamo così tante risorse. E abbiamo dovuto operare delle scelte». Così sottolinea Mazzei – abbiamo «investito per evitare che alcune zone restassero senza acqua, come è successo durante le passate emergenze idriche. Nel 2003, il Pistoiese è rimasto a secco per 15 giorni. Abbiamo rischiato la rivolta. Da allora abbiamo realizzato interconnessioni fra le reti. Nel 2012, l’anno più siccitoso del secolo, a nessuno è mancata l’acqua. Anche ora interventi analoghi sono in corso nel Chianti fiorentino».
Raddoppiare gli investimenti. Ma per avere una rete davvero efficiente – conclude Mazzei «dovremmo seguire l’esempio di altri paesi: in Germania l’investimento annuo nelle reti del servizio idrico integrato è di 80 giuro a persona; in Francia di 90 e in Gran Bretagna di 100». Due volte e mezzo l’investimento toscano. E quasi cinque quello italiano.

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