Alt dagli Usa: nessuna restituzione di terreno

sabato
21 aprile 2018
Testata:
TIRRENO PISA
Pagina:
V

Slitta di almeno un anno il passaggio al Demanio militare italiano dell’area ricreativa della base militare statunitense. Nuova scadenza: ottobre 2019

di Danilo Renzullo 1 PISA

Le nuove recinzioni sono state installate. I cancelli anche. Una lunga striscia metallica per disegnare i nuovi confini della presenza militare statunitense sul territorio pisano che, però, potrebbe ulteriormente cambiare. Slitta, di almeno un anno, la restituzione al Demanio militare italiano della cosiddetta area ricreativa della base militare a stelle e strisce di Camp Darby. Quello che si era configurato come uno storico “arretramento” degli anfibi statunitensi è, almeno per il momento, rimandato.

Nelle scorse settimane una missiva inviata all’ambasciata italiana ha informato dei ritardi nella preparazione (bonifica ed altri lavori di adeguamento) dell’ampia porzione di territorio su cui dovrebbe tornare a sventolare il tricolore, indicando ad ottobre 2019 la nuova data utile per concretizzare il progetto di ridimensionamento della base che prevedeva il passaggio di consegna entro il 31 dicembre 2018. Alcune decine di ettari di territorio che affaccia su viale Mezzapiagge, su cui sorgono strutture militari e civili (caserme, scuole e strutture sportive, tra cui una piscina) che potrebbero essere riadattati a base o a centro di addestramento dell’Esercito italiano. In alternativa, l’area potrebbe essere affidata anche al Demanio pubblico, riconvertendo la zona ad uso civile. In questo caso potrebbe approfittarne il Comune con un’eventuale trattativa per ottenere una porzione della base che sorge nell’area del Parco di San Rossore.

La visita del neo comandante dell’Us Army Europe Christopher Cavoli (nominato lo scorso gennaio a capo delle forze armate statunitensi presenti in Europa), arrivato nei giorni scorsi nell’installazione militare che sorge tra Pisa e Livorno, ha però aperto nuovi scenari. Il Demanio militare italiano non ha infatti ancora deciso come e se utilizzare l’area, mantenendo in pratica in stand-by il progetto di restituzione. Una fase di stallo che, visto anche le tensioni e i mutati scenari geopoliti ci internazionali che potrebbero riportare Camp Darby al centro della presenza statunitense in Occidente, potrebbe aprire a nuove ipotesi di utilizzo dell’area ricreativa. Tra queste, anche un centro di addestramento a servizio sia dei militari italiani che degli uomini del Pentagono. Nessuno, per il momento, ha però definito il futuro dell’area, finita nell’elenco dei “beni” da dismettere stilato nel processo di spending review avviato dal dipartimento della Difesa Usa nel gennaio 2015 (il piano prevedeva minori spese per circa 500 milioni di dollari l’anno e la chiusura entro il 2021 di quindici basi a stelle e strisce presenti in Europa con una riduzione di 2.000 unità rispetto ai 67.000 militari americani sparpagliati nel vecchio continente).

La chiusura dei cancelli installati per delimitare i nuovi, futuri, confini dell’enclave a stelle e strisce segnerà anche la fine di un lento processo di ridimensionamento della base iniziato nel 2012 con sessanta tra licenziamenti e trasferimenti di dipendenti itali ani, il trasferimento in altre basi Usa di personale militare e la restituzione all’Italia dello stabilimento balneare American beach di Tirrenia.

Tirano intanto un sospiro di sollievo tre ufficiali, unici superstiti dei tagli che nel 2016 hanno portato alla chiusura della clinica medica interna alla base, e che avrebbero dovuto lasciare l’installazione militare. Per altri dodici mesi continueranno a lavorare come referenti, prestando servizio come interpreti e, in caso di emergenze, assumeranno il ruolo di “tramite” con i medici italiani e gli ospedali cittadini.

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