Ambiente, Pisa è ormai una Cenerentola

Nei giorni scorsi è stato diffuso il XXVII rapporto “Ecosistema urbano” realizzato da Legambiente in collaborazione con “il Sole 24 Ore“. Dal 1994 il rapporto si sforza di dare conto della situazione e delle politiche ambientali dei 104 comuni capoluogo di provincia sulla base della rilevazione e del confronto di 18 indicatori nei campi della qualità dell’aria, dei consumi di acqua, dei rifiuti, della mobilità, dei consumi elettrici e dell’uso del suolo. In base alle performance delle singole città viene stilata una classifica finale che permette di distinguere le città che maggiormente si avvicinano a una buona qualità ambientale e a buone politiche da quelle che invece non riescono a garantirle adeguatamente.

Il dato più evidente del rapporto 2020 è la conferma del lento ma progressivo declino in classifica della città di Pisa. Nonostante i metodi di raccolta e di elaborazione dei dati presentino alcune criticità che possono prestare il fianco a obiezioni, un dato appare infatti chiaro: Pisa passa dal dodicesimo posto in classifica nazionale negli anni 2012-13 all’attuale cinquantacinquesimo posto, da un lato a causa di un peggioramento degli indicatori negli ultimi tre anni e da un altro lato a causa del fatto che nel corso degli anni la media nazionale degli indicatori si è innalzata. Insomma, il rapporto indica come qualità ambientale di Pisa rimane complessivamente immobile mentre il quadro nazionale, sia pure lentamente e in modo insufficiente, avanza.

Per comprendere questa stasi è necessario guardare da vicino, sia pure in rapida sintesi, i dati dei singoli indicatori così come si presentano nel rapporto. Così facendo si può osservare che per alcuni aspetti il rapporto di Legambiente è persino troppo ottimista.

Per quanto riguarda la qualità dell’aria, Pisa resta da anni a metà classifica sia per quanto riguarda l’inquinamento da biossido di azoto che per quello da polveri sottili e da ozono. Dietro questa performance “intermedia”, tuttavia sta il fatto che la situazione italiana è complessivamente molto scadente, che il contesto geografico – il bacino dell’Arno – come mostrano i rilievi satellitari è uno dei più inquinati d’Europa. L’aria pisana, insomma, non è affatto una “buona” aria e sarebbero necessari interventi incisivi per monitorarla in modo più sistematico e migliorarne decisamente la qualità, a partire dall’iniziativa dal basso per l’installazione di auto-centraline low cost promossa da Legambiente.

Per quanto riguarda l’acqua, Pisa risulta nel numero delle città italiane con una bassa percentuale di popolazione residente servita da rete fognaria delle acque reflue urbane, quindi con una relativamente bassa capacità di depurazione. Il Comune avrebbe la possibilità di incidere positivamente su questo dato attraverso il piano di ambito dell’autorità idrica toscana (AIT). Estremamente grave è anche il dato riguardante le perdite della rete idrica, oltre il 30% il che significa che su 1000 litri di acqua circa 333 vengono dispersi, cui va aggiunto il fatto che rete idrica del comune di Pisa è ancora composta per il 60% da tubature in cemento-amianto. Tutto questo sta peraltro chiaramente a indicare quanto diciamo da sempre, cioè che la presenza del privato ha fatto lievitare le tariffe ma non ha impattato in maniera significativa i problemi principali.

La città è complessivamente in notevole affanno anche per quanto riguarda i rifiuti. Il fatto che sia da sempre in fondo alla classifica per quantità di rifiuti pro capite è in qualche modo – spiega il rapporto – “fisiologico”: capita a tutte le città non molto grandi ma con grandi flussi turistici. Tuttavia anche in questo campo il Comune potrebbe adottare una serie di misure incentivanti nei confronti dei servizi di ristorazione e delle imprese del settore turistico al fine di ridurre la quantità di rifiuti e migliorarne la composizione, soprattutto eliminando una parte degli imballaggi in plastica a partire dalle bottiglie e diminuendo gli scarti alimentari. La raccolta differenziata è sensibilmente migliorata nell’ultimo decennio, ma non quanto la media delle altre città e infatti c’è una progressiva discesa in classifica riguardo a questo indicatore. Inoltre siamo fermi da diversi anni sulla percentuale di rifiuti differenziati (62% circa) e ancora lontani dall’obiettivo nazionale, che era stato posto per il 2012, del 65%. Molto di più e di meglio si potrebbe fare operando ad esempio sul settore della ricezione turistica e aumentando la raccolta porta a porta, che risulta ferma al 35% e che ci blocca nella parte bassa della classifica, all’82° posto.

Nel settore mobilità le cose sembrano andare meglio perché con i suoi abbondanti 15 metri equivalenti di piste ciclabili per abitante, Pisa si colloca attorno al ventesimo posto in classifica ormai da diversi anni, ma è anche vero che la qualità di gran parte della rete ciclabile pisana è discutibile (scarsa interconnessione, scarsa separazione da parcheggi e dal traffico veicolare) e che in una città tutta in piano come la nostra si potrebbe avere obiettivi decisamente più ambiziosi.

Un indicatore di estrema attualità, inserito nel rapporto di recente con uno sguardo alla mitigazione climatica è quello del numero di alberi su suolo pubblico ogni 100 abitanti. Qui il dato è fermo da tre anni a 20 unità e la posizione di Pisa in classifica è passata dal ventesimo posto del 2016 al trentacinquesimo di quest’anno. Per quanto la giunta parli di “rivoluzione verde” che dovrebbe più che triplicare il numero di alberi in dieci anni, quel che si è visto finora sono state solo sostituzioni di piante abbattute perché malate e punti della città storicamente caratterizzati da grandi alberi ora tristemente denudati (Officine Garibaldi, San Paolo all’Orto, Arsenali Medicei, mura a fianco degli Arsenali Repubblicani).

Una città in comune

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