Anche quest’anno, come Una Città in Comune, parteciperemo convintamente al Toscana Pride

Anche quest’anno, come Una Città in Comune, parteciperemo convintamente al Toscana Pride, che si terrà il prossimo sabato (7 settembre) a Lucca, e invitiamo tutta la cittadinanza attiva all’evento. Mai come oggi, il Pride si presenta non come un’abitudine calendarizzata, ma come una necessità insostituibile a fronte di una fase difficile e inquietante. Come prevedibile, la destra nera di Meloni preme aggressivamente per un arretramento in tema di diritti e di condizioni materiali, e ha da subito mostrato esplicitamente il suo volto violento, misogino, omolesbobitransofobo, razzista, colonialista e abilista. Dai continui tentativi di negazione del diritto di aborto alle crociate integraliste contro la comunità LGBTQIA+, la fase inquietante che stiamo vivendo mette in discussione, sui territori e a livello nazionale, le libertà fondamentali e, sostanzialmente, lo stesso diritto all’esistenza delle identità non etero/allo/cisnormate. I dati della Strategia Nazionale LGBT+ 2022-2025, elaborata dal Dipartimento per le Pari Opportunità e da UNAR, provano la profonda arretratezza in materia di tutela dei diritti delle persone LGBTQIA+ dell’Italia, la quale si colloca sotto la media europea; gli altri osservatori europei confermano questo dato.

Per quanto riguarda Pisa, solo poche settimane fa il Consiglio comunale respingeva la mozione di Una Città in Comune con la quale chiedevamo, fra l’altro, di aderire al Pride Toscana 2024. Nel documento, invitavamo il Comune di Pisa ad “adottare e finanziare politiche per una piena garanzia dei diritti civili e sociali delle soggettività LGBTIQA+, coerentemente con le proprie funzioni, con un approccio integrato e trasversale (es. politiche educative e culturali; politiche socio-sanitarie) e tenendo conto delle progettualità già in atto, anche sviluppate a livello di società civile (es. da parte di associazioni del territorio)”; a potenziare i percorsi di educazione alle differenze; ad adottare sistemi di monitoraggio delle suddette politiche e a un dialogo costante con le associazioni impegnate sul territorio; infine, a tornare ad aderire alla rete RE.A.DY, da cui la giunta ha scandalosamente deciso di sfilarsi da ormai diversi anni. A partire dal territorio, avvertiamo fortemente l’urgenza di invertire la rotta sulle politiche discriminatorie dell’amministrazione, e da sempre ci siamo mobilitatə in direzione contraria, per esempio all’interno della rete Educare alle Differenze e nell’attività quotidiana in consiglio comunale; da ultimo, presentando mozioni e diffide contro le indegne campagne antiabortiste di Pro Vita e Famiglia, associazione benvoluta all’attuale giunta e che notoriamente si caratterizza per la propria politica oscurantista (fra l’altro con campagne contro la fantomatica “teoria gender” e sostenendo le mostruose e antiscientifiche “terapie di conversione” delle persone non eterocis). Rifiutandosi addirittura di discutere la nostra mozione per e attorno al Pride, il Comune ha confermato un’ennesima volta la sua linea escludente, aggressiva e di colpevole disinteresse nei confronti delle persone LGBTQIA+ del suo territorio.

Ma quella pisana non è certo l’unica amministrazione ostile in Toscana, se anche la giunta lucchese ha sin da subito attaccato l’organizzazione del Pride e la sua stessa opportunità, con il sindaco Mario Pardini che ha negato il patrocinio del comune accampando scuse sul ‘periodo meno indicato’ e alludendo alla processione di Santa Croce, la settimana successiva (Pardini, vale la pena ricordarlo, è da sempre vicino all’estrema destra di Casapound). Il circo delle polemiche sull’appuntamento è stato stavolta di una violenza vergognosa e inaudita, dalle vere e proprie minacce dei movimenti neofascisti (come la Rete dei Patrioti), alle scomuniche del fronte cattolico integralista, con l’arcivescovo Giulietti che, contro le istanze del corteo, ha dichiarato di ritenere le leggi attuali sufficienti, negato il diritto all’esistenza delle famiglie omogenitoriali e invitato a non assecondare prematuramente i “problemi di identità di genere, specie in età adolescenziale”. In questo contesto, riteniamo tanto più importante essere presenti all’appuntamento di sabato, per un grido collettivo contro la violenza e la discriminazione costantemente agita sui territori e dalle istituzioni, per rivendicare la pienezza dei nostri diritti e la dignità delle nostre esistenze.

Quest’anno, condizione irrinunciabile per garantire la nostra adesione e partecipazione al Pride era però anche una chiara condanna, da parte di quest’ultimo, del genocidio del popolo palestinese in atto. Che il Pride si esprimesse su quanto sta accadendo in Palestina era per noi fondamentale non solo per l’assoluta centralità del tema, ma anche per l’urgenza di dimostrare la radicalità intersezionale del movimento LGBTQIA+, senza la quale vacillerebbe il senso stesso della giornata. Negli ultimi mesi, abbiamo infatti assistito all’incremento dell’uso strumentale delle tematiche di genere e rainbow per giustificare i massacri del governo Netanyahu. Sappiamo bene che da tempo lo stato di Israele sfrutta sistematicamente il pinkwashing e il rainbowashing per giustificare le proprie politiche insediative, con retoriche esplicitamente coloniali e presentandosi come una sorta di enclave occidentale in Medio Oriente, garante dei diritti civili e della democrazia. Le identità marginalizzate hanno però ben chiaro che nessuna democrazia e nessun diritto si può costruire sulla base della violenza e dell’oppressione di un intero popolo: chi giustifica i massacri di civili innocenti con le bandiere arcobaleno offende una comunità che è – e non può non essere – anticolonialista, antimperialista e antimilitarista. Siamo dunque molto rassicuratə dal leggere nel documento politico del Pride una dura presa di parola «contro il massacro genocida che si sta compiendo a Gaza, a sostegno del popolo palestinese, per l’autodeterminazione dei popoli e per il cessate il fuoco immediato», ed esprimiamo la nostra solidarietà per i vergognosi attacchi ricevuti a seguito di questa semplice dichiarazione.

Confidiamo che questa presa di posizione e le riflessioni degli ultimi mesi siano il segno della volontà di ricucire le ferite ancora aperte, anche a seguito delle inaccettabili manganellate ricevute da alcunə manifestanti lo scorso anno, al culmine di tensioni avvenute durante il corteo. La fase, con la sua riacutizzazione delle politiche oppressive e discriminatorie, chiama a una compattezza della comunità, che ha sempre dato prova, infine, di sapersi costituire nel segno di una risposta radicale, non arretrando di fronte a una destra violenta, che morde terreno e mangia spazio, ma appunto includendo in maniera crescente nuove riflessioni e una continua verifica dei propri presupposti.

Indomitə e fierə, per questo e per molto altro, ci vediamo sabato 7 settembre a Lucca!

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