Appello: rilanciamo la pianificazione d’area vasta per l’area pisana

Un sistema territoriale è costituito dalla sua base fisica e dalle relazioni sociali ed economiche che lo caratterizzano. Sia la base fisica sia le relazioni socio-economiche non sono limitate, se non in rari casi, dai confini comunali, e normalmente quanto avviene in un Comune influisce sulla vita delle persone, sull’ambiente e sul paesaggio degli altri Comuni che si trovano nello stesso sistema territoriale.
Per questo una pianificazione d’area è utile: perché permette di pianificare un territorio attraverso un’ottica di sinergia e cooperazione tra gli enti locali, tenendo conto adeguatamente delle sue caratteristiche ambientali e paesaggistiche e di quelle relazioni che fanno la vita delle persone.
La LR 65/2014, all’art. 94, propone quest’ottica e, nell’individuare lo strumento dei Piani Strutturali Intercomunali (PSI), indica alcuni dei contenuti su cui basarne la redazione: a) razionalizzazione del sistema infrastrutturale e della mobilità, al fine di migliorare il livello di accessibilità dei territori interessati, anche attraverso la promozione dell’intermodalità; b) attivazione di sinergie per la valorizzazione ed il recupero dei sistemi insediativi; c) razionalizzazione e riqualificazione del sistema artigianale e industriale; d) previsione di forme di perequazione territoriale.
Questo valeva anche per il Piano Strutturale dell’Area pisana, di cui fanno parte Pisa, San Giuliano, Vecchiano, Cascina, Calci e Vicopisano. I territori di questi comuni rappresentano un’area minima di riferimento per una pianificazione territoriale sostenibile e lungimirante.
Ora la Giunta di Pisa, con una delibera presentata d’urgenza, in contrasto col programma di mandato del Sindaco e senza delineare né tantomeno porre in discussione almeno un’idea di cosa vuol fare, ha dato un colpo di spugna a tutto questo. Senza nessun confronto con il Consiglio Comunale ha lavorato a partire dall’aprile scorso per far saltare il Piano d’area, già in gravissimo ritardo.
Si pone innanzitutto un grave problema di rispetto del confronto democratico, che è più che mai necessario quando si tratta di decidere le linee di sviluppo del territorio.
Non solo: è gravissima anche la motivazione della scelta, che si può solo leggere sui giornali, perché il Sindaco è rimasto in silenzio in Consiglio: Conti ha dichiarato alla stampa che il Piano si può fare con Cascina “che è contiguo a noi e possiamo realizzare impegni senza procedere con riunioni che in questi anni non hanno risolto nulla, anzi”. Per spiegare meglio cosa pensa, ha poi aggiunto “il mio obiettivo è lo sviluppo vero, e non a parole, della mia città: voglio essere in grado di dare risposte certe ai cittadini che chiedono di fare interventi edilizi in questo o quel quartiere”.
Pur non volendo entrare sul piano tecnico, non possiamo non far notare che in realtà l’edificabilità dei terreni, l’individuazione delle potenziali aree di trasformazione, è un tema tipico dello strumento di pianificazione urbanistica (il Piano Operativo, PO) e non del PSI che dovrebbe, invece, occuparsi di patrimonio territoriale e di sviluppo sostenibile in un’ottica temporale di lungo respiro; mentre è il problema della perimetrazione del territorio urbanizzato ad essere affidato dalla legge regionale al PS o al PSI: questo però ha poco a che fare con la regolamentazione edilizia.
Conta il fatto che dalle parole del sindaco emerge la solita idea, di cui la destra si fa sfacciata paladina e il centrosinistra silenzioso corresponsabile: lo sviluppo è la cementificazione del territorio, e si vogliono le mani libere per portarla avanti. Pisa e Cascina possono andare a braccetto, perché sono entrambe a guida leghista, hanno la stessa visione delle cose, e così si evitano anche riunioni inutili. Gli altri comuni dell’area tacciono.
Noi crediamo che sarebbe stato fondamentale salvaguardare il percorso di pianificazione condivisa tra i 6 comuni e pensiamo che vadano rilanciate le motivazioni sulla base delle quali fondarlo, tra cui la cooperazione tra i Comuni, in luogo della competizione, in tutti gli ambiti di interesse dell’azione amministrativa. Un Piano strutturale condiviso dell’Area pisana era lo strumento privilegiato per affrontare le tematiche che non possono trovare soluzione all’interno dei confini comunali: tutela del paesaggio, qualità ambientale, mobilità sostenibile, trasporto pubblico, domanda di casa e di servizi, razionalizzazione delle aree produttive, adattamento ai cambiamenti climatici, sicurezza del territorio.
Certo, è un’ottica opposta alla visione espressa dal Sindaco. E forse per questo era e rimarrebbe faticoso. Così però il nostro territorio potrebbe giocare una carta importante per il rilancio di tutto il territorio e la tutela delle sue risorse, ma anche per la qualità della vita delle persone.
Occorre rilanciare la pianificazione d’area vasta, un’area che comprende tutti i comuni dell’Area pisana.

Teresa Arrighetti
Giuliana Biagioli
Eugene Cleur
Simone D’Alessandro
Francuccio Gesualdi

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