Mercoledì 16 ottobre, su richiesta del gruppo “una città in comune”, la terza commissione consiliare ha convocato per un’audizione le rappresentanze sindacali degli educatori e i componenti dei comitati di gestione degli asili nidi e delle scuole dell’infanzia comunali, che hanno proclamato lo stato di agitazione in seguito al taglio dei finanziamenti subito dal fondo per le sostituzioni e per l’integrazione dei part-time.
Nel corso dell’audizione, gli educatori e i genitori hanno ribadito quanto più volte affermato nel corso di incontri con l’Assessora Chiofalo, con la Conferenza dei Capigruppo e durante la procedura di raffreddamento con il Prefetto: il taglio dei finanziamenti sta determinando pesanti carenze di personale educativo nelle strutture, che determina gravi difficoltà per gli insegnanti nel garantire la qualità del servizio educativo, e perfino l’incolumità fisica dei bambini. Una situazione ancora più insostenibile dal momento che coincide con il delicato periodo dell’inserimento, in cui l’esigenza di un rapporto stretto tra educatori e bambini è ancora più pressante che nel resto dell’anno.
Dall’inizio del nuovo anno scolastico, infatti, educatori e genitori si sono ritrovati con un’amara sorpresa: gli insegnanti assenti per malattia non vengono sostituiti, e non vengono neppure garantite le integrazioni di orario nel caso di insegnanti assunti part-time. Il rapporto numerico tra bambini e insegnanti risulta quindi gravemente squilibrato (da 1 per 6 bambini si arriva in alcuni casi perfino a 1 insegnante per 12 bambini), determinando situazioni che, oltre a danneggiare i bambini, sono in aperta violazione della legge.
Gli insegnanti hanno denunciato in ripetute occasioni le condizioni di lavoro in cui sono costretti ad operare dall’inizio del nuovo anno, senza ottenere finora risposte ufficiali dagli organi competenti. Ogni qual volta si sia presentata una condizione per cui il numero degli educatori in servizio sia insufficiente rispetto al numero di bambini presenti, gli insegnanti stessi sono tenuti ad inviare segnalazione agli organismi competenti, sollevandosi così da qualsiasi responsabilità su eventuali incidenti occorsi nelle strutture. A fronte del protrarsi di una situazione ormai insostenibile, nessun provvedimento concreto è stato preso dall’Assessora e dall’Amministrazione. Lo stesso percorso di audizione in Commissione ha dato un esito insoddisfacente, portando all’approvazione di un documento in cui si esortano gli Assessori Chiofalo ed Eligi a prendere in debita considerazione il problema.
Prosegue dunque lo stato di agitazione dei lavoratori dei servizi educativi, che hanno annunciato uno sciopero per la giornata di lunedì 21 ottobre. Il gruppo consiliare di “una città in comune” ha già presentato un’interpellanza, chiedendo chiarimenti sulle ragioni dei tagli ai finanziamenti, e sull’uso che è stato fatto di tali risorse tradizionalmente destinate al reparto istruzione. Tale interpellanza è ancora in attesa di una risposta.
“una città in comune” ritiene particolarmente grave da parte dell’Amministrazione Comunale avere disatteso all’intesa raggiunta dal tavolo tecnico del 2011, che nei due anni precedenti aveva garantito ai servizi per l’infanzia pisani un’organizzazione adeguata alle esigenze pedagogiche delle fasce d’età 0-3 e 3-6. Auspica di conseguenza che per il futuro non siano apportate ulteriori modifiche all’organizzazione dei servizi educativi, senza la previa attivazione di un tavolo aperto a tutti i soggetti (sindacati, comitati di gestione, etc.) e finalizzato non alla riduzione dei finanziamenti e della pianta organica, ma semmai ad un rilancio del servizio di istruzione pubblica, a partire da un’attenzione sempre crescente per la qualità del progetto educativo, passando per la tutela delle condizioni di lavoro degli educatori, la cura degli spazi offerti ai bambini e l’aumento complessivo dei posti a disposizione. L’esaurimento delle graduatorie tanto orgogliosamente proclamato dall’amministrazione, infatti, è determinato anche dalle rinunce effettuate da decine di famiglie, rinunce causate o da un’assegnazione troppo tardiva (a settembre inoltrato, quando il bambino è già stato inserito in una struttura privata) oppure dall’inadeguatezza delle fasce orarie proposte (che in alcuni casi arrivano solo all’ora di pranzo) del tutto inadeguate a coprire le esigenze orarie di genitori lavoratori.