Aspettiamo le lezioni del leghista Cognetti per sapere cosa non abbiamo capito della Resistenza

Il capogruppo della Lega, Paolo Cognetti, in consiglio comunale ha dichiarato che la Resistenza «non debba essere solo appannaggio dei comunisti ma, come dimostra la recente storiografia, aveva molte componenti al suo interno: dai socialisti ai partigiani bianchi ai repubblicani». Aggiungiamo noi che ci furono anche gli azionisti, gli anarchici, i monarchici e i liberali; aggiungiamo che ci furono gli antifascisti che non aderivano a nessuna formazione politica, espressione di un “antifascismo popolare” che viveva tutti i giorni sulla propria pelle la violenza di classe propria del fascismo; aggiungiamo che ci furono le centinaia di migliaia di militari deportati nei campi di concentramento nazisti che dissero di no alla proposta del fascismo di arruolarsi per combattere contro i partigiani e gli Alleati; aggiungiamo che ci furono anche uomini e donne di Chiesa che pagarono con la vita il loro stare accanto alle comunità fino all’ultimo, mentre i fascisti collaboravano con i comandi tedeschi contro ogni forma di organizzazione dal basso della società.

Le troppe vittime che anche il territorio pisano ha sofferto durante la guerra a causa dell’alleanza tra fascismo e nazismo sono un patrimonio di tutti; i partigiani che combatterono il fascismo e il nazismo dal 1943 sono un patrimonio di tutti; gli antifascisti che combatterono il fascismo dal 1922 sono un patrimonio di tutti. Sono un patrimonio di tutti, certo, tranne che dei fascisti e di chi si riconosce ancora oggi, nonostante tutto, in quella ideologia e in quel regime.

Per questo non capiamo l’affermazione fatta da Cognetti. Di fronte a una protesta unitaria di tutta l’opposizione (nostra, del PD, dei Cinque Stelle, di Patto Civico) dire che la Resistenza non è solo dei comunisti risulta incomprensibile. Il discorso allora va rovesciato. Cognetti si riconosce nel fascismo? La maggioranza che governa Pisa si riconosce nel fascismo? Che posizione hanno nei confronti del regime di Mussolini?

La decisione di intitolare dei luoghi della nostra città a Beppe Niccolai e a Norma Cossetto rende più che fondate queste nostre domande. Chiediamo allora al Sindaco Michele Conti di evitare inutili passerelle con Liliana Segre e i relativi discorsi sulla memoria dell’Olocausto. L’Olocausto in Italia fu possibile perché ci fu il fascismo collaborazionista, fascismo contro cui lottarono i partigiani e a cui si opposero tutte le componenti della Resistenza che abbiamo ricordato in apertura. Questo va detto con chiarezza.

Vogliamo lanciare una proposta alla città. Che il prossimo 25 aprile possa essere un’occasione, nel rispetto delle misure contro la pandemia, per affermare che Pisa è antifascista, con manifestazioni, incontri, conferenze, occasioni di dibattito e di approfondimento promosse da tutte le persone e le organizzazioni che non si riconoscono nel fascismo. L’antifascismo deve essere praticato e confermato tutti i giorni, altrimenti è destinato a scomparire sotto l’ignoranza e l’opportunismo della classe politica al governo della nostra città.

Una città in comune

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