Nel 2014 il Comune di Pisa ha cercato di istituire una “Sezione specializzata di volontari per pronto intervento” per la manutenzione di molti monumenti della città e della provincia, vista la mancanza di risorse pubbliche. Promotori furono l’allora Prefetto e il sindaco di Pisa, ma a firmare quell’accordo (illegale e illegittimo) si riunirono attorno al tavolo l’Assessore al Patrimonio Andrea Serfogli e persino rappresentanti dell’Università (due prorettori) e della Scuola Normale. Archeologi, restauratori, storici dell’arte, archivisti, bibliotecari, docenti universitari e professionisti dei beni culturali si riunirono in un Coordinamento – a cui anche noi partecipammo – dando vita ad una lunga battaglia che riuscì a bloccare l’accordo.
Sottolineavamo anche il rischio che il ricorso al lavoro volontario per manutenzione o gestione ordinaria del patrimonio culturale possa innescare una logica di gestione al ribasso, con conseguenze negative sulla qualità e sulle prospettive occupazionali del settore.
Pisa fu una sorta di esperimento nazionale. Oggi infatti il problema è quanto mai attuale: giovani laureandi o laureati in Lettere o in Conservazione dei Beni culturali e simili trascorrono anni della loro vita tra tirocini non retribuiti o mal retribuiti, lavoro volontario o sottopagato. Nello stesso 2014 perfino il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed il Turismo firmò un protocollo d’intesa con il Sottosegretariato del Ministero del Lavoro per la “realizzazione di progetti di servizio civile nazionale per promuovere lo svolgimento di attività di tutela, fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale”, quindi nel 2017 pubblicò uno scandaloso bando per la selezione dei mille volontari per supplire alle carenze di personale nelle Soprintendenze E’ il solito gioco al risparmio, per poi giustificare il ricorso al “volontariato”.
Nella precarietà di mille forme di contratti, voucher, tirocini, servizio civile, bandi al ribasso, alle competenze non corrispondono i compensi. Non sappiamo che qualifica e che tipo di contratto abbia il personale assunto per l’apertura delle mura di Pisa, ma ci piacerebbe tanto saperlo, perché il lavoro “mezzo pagato” svaluta il lavoro stesso, la competenza anche specialistica formata con lo studio. Per questo, da tempo sosteniamo la campagna ‘Mi riconosci?’ e abbiamo anche partecipato alla recente assemblea nazionale, organizzata a Pisa. Condividiamo le sue proposte, volte a valorizzare le professioni legate ai beni culturali, a partire dalla riqualificazione dei titoli di studio. Perché non si tratta più solo di un problema di quantità, ossia legato all’entità degli investimenti effettuati nel settore, ma anche di qualità del lavoro e di scelta di personale con le adeguate qualifiche professionali.
Uno di punti centrali del nostro programma è proprio quello di un Codice etico e deontologico che la nostra amministrazione rispetterà e farà rispettare, anche per gli operatori culturali come per tutti gli altri lavori, garantendo massima trasparenza nella gestione dei fondi e delle gare. In termini di trasparenza, infine, proponiamo di redigere un Bilancio sociale della cultura per misurare l’impatto economico degli investimenti e verificare il livello di gradimento da parte della comunità. Anche per evitare di tornare ad investire su progetti sbagliati.
Ciccio Auletta candidato a Sindaco per la Coalizione della sinistra: Una città in comune, Rifondazione Comunista, Pisa Possibile