Più indizi fanno una prova. Sembra proprio che dal tavolo interistituzionale del prossimo 6 settembre la decisione che verrà assunta sarà quella di voler realizzare gran parte della base militare all’interno dell’area Cisam a San Piero a Grado, nel cuore del Parco di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli, mantenendo però anche altri sedi fra Coltano e altri luoghi.
E’ importante ricordare che questa proposta non è partita dal centrodestra e nemmeno dall’Arma dei Carabinieri, ma è stata avanzata nel giugno del 2022 da chi massimamente dovrebbe preoccuparsi di tutelare le aree interne al Parco, cioè il Presidente Lorenzo Bani. Un cortocircuito quasi comico, se non si stesse parlando di destinare immense aree di un parco naturale a infrastrutture militari, e che il sindaco Conti ha accolto e rilanciato in vista del tavolo di mercoledì, a conferma di quella convergenza tra centrodestra e centrosinistra per sfruttare il territorio ed alimentare un’economia di guerra.
L’area a cui ci si riferisce si trova a poche centinaia di metri da Camp Darby, ha una estensione di oltre 450 ettari, il 98% dei quali boscati con solo alcune aree coperte, alcuni edifici e piazzali, Sparsi in quest’area immensa. Basta avere un’idea minima della zona e dei volumi che la base dovrebbe occupare, per capire che l’idea di “recuperare le strutture esistenti” è pura fantascienza. Siamo davanti ad un ulteriore e ancora più grave attacco al Parco per le implicazioni e gli impatti che avrebbe un simile potenziamento militare.
Il fatto che i terreni proposti siano già utilizzati a fini militari, dovrebbe rappresentare un’anomalia all’interno dell’area protetta, e il compito del Parco deve essere quello di favorirne la rinaturalizzazione, non il permanere e addirittura potenziare insediamenti incompatibili con la tutela ambientale.
Non solo, la proposta risulta assurda perché posizionare una base ritenuta strategica, con tutto ciò che questo comporta in termini di carico urbanistico e di traffico con il transito di mezzi militari, in strutture raggiungibili solo tramite un’arteria stradale inadeguata e spesso bloccata dal traffico per il mare, non è una buona idea.
Con lo stesso spirito con cui abbiamo affrontato la questione sino a questo punto, denunciamo ora il rischio di un’ennesima distruzione del parco, che proprio in questi giorni subisce per altro un pesante attacco rispetto ai suoi confini e ai processi decisionali che lo investono.
Continuiamo a pensare che non ci sono zone franche né spazi buoni per questa base militare. E lo diciamo dal primo minuto per l’enorme impatto che avrebbe su un territorio già saturo di strutture militari, lo diciamo perché 190 milioni di euro del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione si devono utilizzare per le priorità sociali di questa città e non per costruire una infrastruttura per la guerra. Lo diciamo perchè pensiamo che ci sia un collegamento inscindibile tra questione democratica, pace e ambiente.
Ciccio Auletta – consigliere comunale Diritti in comune: Una città in comune – Unione Popolare