La proposta del Presidente del Parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli al tavolo interistituzionale dell’8 giugno in Comune, di collocare la base militare all’interno del Parco, nell’area ex-Cisam, contravviene in maniera clamorosa alla funzione stessa di Presidente del Parco, ovvero preservare e rilanciare un bene comune così unico e prezioso come è il territorio dell’area protetta.
In contrasto al sentimento della grande maggioranza della popolazione e alle richieste venute dalla straordinaria manifestazione del 2 giugno, la proposta di Lorenzo Bani riguarda proprio una zona interna al Parco, per quanto già antropizzata: una parte dei terreni del Cisam che è prevalentemente boscata e quindi chiaramente incompatibile con gli ampi spazi necessari per piste ed esercitazioni.
Noi abbiamo la convinzione che la base non vada realizzata né dentro né fuori dal Parco e che i soldi pubblici in questa fase così drammatica vadano utilizzati per rafforzare i diritti fondamentali come la salute, l’istruzione, la casa. E troviamo sconcertante che proprio il Presidente dell’Ente Parco rilanci una proposta che può portare solo gravi problemi ambientali all’interno del territorio che dovrebbe essere preservato.
Il fatto che i terreni proposti siano già stati utilizzati a fini militari, deve rappresentare un’anomalia all’interno dell’area protetta, e il compito del Parco deve essere quello di favorirne la rinaturalizzazione, non il permanere e addirittura potenziare insediamenti incompatibili con la tutela ambientale.
Ma non solo, la proposta di Bani risulta assurda anche perché logisticamente posizionare una base ritenuta strategica, con tutto ciò che questo comporta in termini di carico urbanistico e di traffico con il transito di mezzi militari, in strutture raggiungibili solo tramite un’arteria stradale inadeguata e spesso bloccata dal traffico per il mare, non sia una buona idea.
Colpisce, infine, il metodo seguito da Lorenzo Bani che sembra quello di un immobiliarista e non di un Presidente di un Parco: innanzitutto, proprio nel momento in cui sembrerebbe tramontare l’idea di realizzare la struttura all’interno del Parco, sdogana l’idea che una infrastruttura militare di questo tipo sia un “intervento ecosostenibile”, poi porta la proposta al tavolo interistituzionale e infine dichiara che, se sarà accettata dai militari, porterà la proposta all’esame della comunità del Parco e dei cittadini.
E’ evidente che Bani non abbia alcuna idea di come debba operare un amministratore pubblico e di cosa significhi un percorso partecipato e democratico, cosa che gli avrebbe imposto di sentire la sua comunità prima di avanzare qualsiasi altra proposta, ma evidentemente gli interessi prioritari che intende difendere non sono quelli dell’Ente che rappresenta.
Questa vicenda mostra definitivamente la totale inadeguatezza sia di Bani a ricoprire un ruolo così importante sia di chi lo ha nominato, a partire dal Presidente della Regione Giani.
Una città in comune
Rifondazione Comunista