Beni pubblici e interessi privati: come la giunta Filippeschi “svende” il nostro patrimonio

A proposito di beni pubblici e interessi privati vogliamo ricordare quanto avvenuto giovedì scorso in consiglio comunale. Il nostro gruppo consiliare ha presentato la richiesta di discussione su una delibera approvata dalla giunta Filippeschi lo scorso 23 luglio, che secondo noi è un vero e proprio regalo agli immobiliaristi che intendono comprare beni comunali.

La delibera stabilisce che nei prossimi tre anni, in via “eccezionale e temporanea”, chi vorrà acquistare immobili dal Comune potrà farlo versando solo il 30% dell’importo dovuto, e dilazionando il pagamento fino a tre anni, senza pagare interessi, dando come garanzia una fideiussione bancaria.

Oltre a queste criticità, rileviamo un paradosso: queste misure, che vorrebbero allargare la platea dei possibili acquirenti, rischiano seriamente di introdurre ulteriori elementi distorsivi nel mercato immobiliare. A beneficiarne potrebbero essere i gruppi immobiliari più forti, che da anni attendono l’abbassamento delle stime e condizioni di acquisto favorevoli. Le condizioni di favore sono arrivate: c’è da scommettere che presto arriverà anche l’abbassamento delle stime. Con una giunta che, negli ultimi anni, ha dimostrato poca o nessuna solerzia nel riscuotere quanto dovuto dai privati, come nel caso dei terreni IKEA o del complesso dei Frati Bigi, il rischio di danni per le casse comunali è concreto. Ne risentirà anche il piano delle opere pubbliche che, finanziato in gran parte della vendite, sarà vincolato ai tempi dilazionati di pagamento concessi agli acquirenti privati. Resta poi la nostra critica politica di fondo: la via d’uscita dalle difficoltà di bilancio non può essere la svendita del patrimonio pubblico, ma la messa in discussione delle compatibilità finanziarie a livello nazionale ed europeo, usati in questo momento come alibi per privare cittadini e lavoratori di diritti, servizi fondamentali e beni comuni.

A questi aspetti di merito, se ne aggiunge uno fondamentale di metodo. Riteniamo che un provvedimento di natura politica e non tecnica, con pesanti ricadute sul bilancio, sul piano delle opere pubbliche e sulla gestione del patrimonio, necessitasse una discussione nelle commissioni consiliari e nello stesso Consiglio Comunale. La giunta ha invece evitato ogni confronto, con le opposizioni e con la sua stessa maggioranza. Anche per ripristinare un livello decente di trasparenza e democraticità, abbiamo presentato un ordine del giorno in cui si chiedeva che la delibera venisse sospesa e che si aprisse in merito una discussione prima nella commissione consiliare competente e poi in consiglio comunale, proponendo anche tempi molto ristretti.

La nostra proposta è stata bocciata con il voto favorevole di tutte le opposizioni e quello contrario della maggioranza (SEL non ha partecipato al voto).

Condividi questo articolo

Lascia un commento