Ci teniamo a dare la giusta considerazione alle parole che ci ha indirizzato il consigliere Francesco Niccolai. Ovviamente non è in discussione l’affetto e il ricordo che ogni famiglia serba in favore dei propri cari. Ciò che può – e deve – essere discusso è invece il giudizio politico sull’operato di queste persone. Non pensiamo di offendere nessuno se ripetiamo che Beppe Niccolai è stato un fascista, anzi, fu «sopratutto un fascista che mai ha rinnegato il proprio passato ma che anzi ne ha sempre esaltato le virtù»: non sono parole nostre, ma dei nostalgici dell’Msi, il partito in cui ha militato per tutta la vita. (https://movimentosocialeitaliano.altervista.org/giuseppe-beppe-niccolai-nozioni-biografiche/)
Sono passati cento anni dalla Marcia su Roma. Niccolai era un nostalgico del regime, imbevuto di un’ideologia fascista violenta e xenofoba. Non lo diciamo noi, lo diceva lui stesso scrivendo sul suo giornale, il «Machiavelli»: «siamo nostalgici, staremo con i Nostri Morti. Essi ci diano ancora la forza di combattere e di sputare, finché saremo vivi, sugli invertiti di tutte le razze e su tutti i venduti allo straniero» (a. 1. n. 1, 15 luglio 1954); «Amici di allora, senza timori come allora, fate il vostro dovere, siate fedeli agli ideali comuni, fedeli soprattutto alla memoria dei nostri Morti. Non vi preoccupate di apparir nostalgici, fascisti» (a. 3. n. 5, 20 maggio 1956).
È stato parlamentare per molti anni e dallo scranno ottenuto grazie alla democrazia che lui da fascista disprezzava ha in effetti fatto molto: ha proposto il ripristino della pena di morte, ha proposto il riconoscimento a fini pensionistici dell’appartenza alla Mvsn – ricettacolo dei peggiori squadristi – sin dalla sua creazione nel 1923, ha proposto il diritto alle pensioni e agli assegni di guerra per i volontari che combatterono con Franco nella guerra di Spagna tra 1936 e 1939 e il ripristino delle decorazioni che i militi volontari fascisti si erano conquistati nella stessa guerra di Spagna, ha proposto l’estensione dei benefici di guerra ai militari repubblichini alleati dei nazisti tra 1943 e 1945, ha proposto una legge in cui si prevedeva che «chiunque svolge attività diretta a deprimere nei cittadini il sentimento del dovere per la difesa della Patria, è punito […] con la reclusione fino ad un anno».
Noi conosciamo bene sia il «Machiavelli» che l’attività parlamentare di Niccolai, una persona che ha provato per tutta la vita a ricostruire il fascismo ma che nulla ha fatto di concreto per la città di Pisa (tranne avanzare una proposta di legge per l’istituzione del parco nazionale di San Rossore che riprendeva una proposta precedente dei deputati comunisti…). Aspettiamo che Francesco Niccolai ci dimostri che così non è stato.
Una città in comune
Rifondazione Comunista