Biblioteca, i dipendenti non si fidano L’esempio di Bologna mette paura

NAZIONE PISA, pagina 7 (di ELEONORA MANCINI)
Allarme per la vendita all’Università: in Emilia grossi tagli all’organico
NELLA città che fa a pugni con Siena per la candidatura a capitale della cultura europea nel 2019, dal 2012la secolare biblioteca universitara resta ancora chiusa. E non esiste, dopo quasi un anno e mezzo, alcuna previsione sui tempi e le modalità della futura riapertura. Circola però in questi giorni la notizia, già anticipata da La Nazione, della possibile apertura di un nuovo scenaro per la biblioteca universitaria il cui patrimonio librario è di proprietà del ministero dei Beni Culturali. Dell’immobile è invece proprietaria l’Università di Pisa che, stando alle ultime rivelazioni, sinora mai smentite, potrebbe entrare in ossesso degli oltre 600 mila volumi della Bup. Gli «Amici della biblioteca universitaria» avevano lanciato per primi l’allarme, preoccupati per la sorte del patrimonio librar(«già avviato allo smembramento», dice la presidente Chiara Frugoni), e anche dei lavoratori. Il personale della Bup, infatti, è dipendente del ministero e, se la Bup dovesse entrare nella giurisdizione dell’Università, molte cose potrebbero cambiare anche per esso. I dipendenti hanno appreso la notizia dai giornali e, ancora in attesa di conferma da parte dei ministeri competenti, non nascondono un moto di preoccupazione per il futuro.
«ATTENDI O di sapere se ci sono novità sulla soluzione gestionale e se la biblioteca universitaria riaprirà all’interno della Sapienza», dichiara Miro Berretta, rappresentante Cgil. «E speriamo che si conosca al più presto il reale stato della Sapienza per cui sono in corso perizie». La preoccupazione per il futuro dei dipendenti è forte per il sorprendente parallelismo con la sorte toccata ai colleghi della biblioteca universitaria di Bologna. A Pisa potrebbe verificarsi un malaugurato «deja vu» per i dipendenti che da un anno sono costretti a lavorare in situazioni di enorme precarietà, sparpagliati cioè su tre sedi (punto amministrativo al palazzo delle Vedove, punto consultazione al Nettuno e la Sapienza dove i libri richiesti dagli utenti sono prelevati e consegnati per la consultazione all’utenza). Fra i dipendenti della Bup circola in questi giorni un’intervista pubblica dell’ex direttrice della Bub di Bologna, Biancastella Antonino che nel2000 aveva vissuto il passaggio da Mibac a Università previsto anche a Pisa sulla base di una convenzione.
IL BILANCIO è fallimentare. Il doppio regime giuridico stabilito dalla convenzione (profilo amministrativo passato all’Ateneo , ma personale dipendente dal Mibac) ha comportato una notevole riduzione d’organico in meno di un decennio: da 82 a 28 dipendenti. Anche gli investimenti per gli acquisti librarsono stati ridotti, come pure quelli destinati a servizi e manutenzioni. Al punto che la Bub ha dovuto esternalizzare e appaltare lavoro e servizi. Gli occhi dei lavoratori sono ora puntati al 18 ottobre, quando per l’apertura dell’anno accademico della Scuola Normale, dovrebbe arrivare a Pisa i ministri dei Beni Culturali, Massimo Brav e dell’Università, Maria Chiara Carrozza. Che, mormora qualche dipendente sorpreso «non si è mai pronunciata sulla scandalosa chiusura della Sapienza».

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