Bilancio consuntivo: i fallimenti della giunta Conti

Nella seduta del Consiglio comunale del 23 giugno verrà approvato il rendiconto della gestione dell’esercizio 2019. Da un’analisi del bilancio emerge con chiarezza una continuità di fondo su alcune delle scelte strategiche tra la giunta Filippeschi e quella Conti, così come vengono al pettine i nodi che da tempo rileviamo sulla gestione del bilancio.

Fin dalla scorsa consiliatura, abbiamo evidenziato che il piano faraonico di alienazioni è soltanto un gioco contabile che viene usato per far “quadrare” i conti e costruire un piano altrettanto faraonico delle opere pubbliche, piano che però resta solo sulla carta. Infatti, ecco i numeri: a fronte della previsione di vendite per 12 milioni di euro, la giunta Conti non ha fatto entrare nelle casse comunali neanche un euro.

Il bilancio serve così a dare soltanto l’illusione che le opere pubbliche verranno attuate, divenendo sostanzialmente una grande e sterile operazione di immagine, mentre migliaia di metri quadri di proprietà comunale – la Mattonaia, Santa Croce in Fossabanda, l’Asilo Coccapani, solo per fare alcuni esempi – vengono lasciati deperire e diventano un ulteriore costo.

Ma anche un altro dato diventa sempre più preoccupante: l’inefficacia e la tardività dell’azione dell’amministrazione per quanto riguarda il recupero dell’evasione, in particolare di ICI e IMU. A fronte di accertamenti per 4 milioni e 640 mila euro, nello scorso anno risultano riscossi appena 160 mila euro, con un ulteriore peggioramento rispetto agli anni precedenti.

Tutto ciò è ancora più grave se si considera il fatto che in questi due anni non vi è stato alcuno stanziamento da parte di questa maggioranza per il piano antievasione e che le nostre proposte per introdurre nuove misure per il contrasto all’evasione e all’elusione fiscale sono state bocciate. Ciò nonostante sia noto, anche grazie alla nostra attività di controllo, che alcuni grandi proprietari e imprenditori hanno maturato negli anni debiti enormi verso l’amministrazione: risorse che se recuperate potrebbero essere investite per le emergenze sociali della nostra città.

A questo si aggiungono le criticità legate al recupero dell’evasione della tassa di soggiorno (per una cifra che si aggira intorno ai 300 mila euro), il cui sistema di controlli risulta fortemente deficitario.

Sul bilancio pesano, poi, come macigni due questioni le cui responsabilità sono tutte politiche da parte chi ha governato Pisa in questi anni: 1) il contenzioso con la Cisalpino Srl in merito alla bonifica dell’area usata negli anni passati come discarica a Croce Marmo, per il quale sono stati già accantonati nel Fondo rischi oltre 2 milioni di euro; 2) la Sesta Porta, una vera e propria operazione immobiliare realizzata dal centro-sinistra e il cui peso economico di fatto rende Pisamo quasi inoperativa da un punto di vista finanziario.

Infine colpisce il dato del fondo pluriennale vincolato per le spese in conto capitale, che ammonta a 29 milioni di euro, che dimostra inequivocabilmente la mancanza di qualsiasi capacità di progettazione, programmazione e spesa da parte di chi governa la città. La quasi totalità di queste risorse, infatti, sono fondi vincolati che la giunta non è stata capace di utilizzare, non portando a compimento i progetti e gli investimenti previsti.

Numeri alla mano viene facilmente smascherata la natura delle politiche portate avanti dalla destra, che si sono caratterizzate al contempo per tagli alle politiche sociali e culturali, depotenziamento dei servizi educativi, non dando così risposte ai bisogni delle cittadine e dei cittadini rispetto ad un miglioramento della qualità urbana della vita e alla erogazione adeguata dei servizi.

Tutto questo mentre mancano interventi e investimenti per far fronte ad una emergenza sociale ed economica sempre più forte nella nostra città, oltre che politiche strutturali per contrastare nuove e vecchie povertà.

Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

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