Brescia solidale e Libertaria per i Beni Comuni: “Sì al referendum contro finanziamento scuole private”

QUIBRESCIA.IT (red.)
I candidati sindaci alle prossime elezioni comunali di Roma, Pisa, Siena, Brescia, Ancona e Messina – insieme alle liste di cittadinanza attiva che li sostengono, rispettivamente: Sandro Medici con la Repubblica Romana, Ciccio Auletta con “Una città in Comune”, Laura Vigni con “Sinistra per Siena”, Giovanna Giacopini con “Brescia solidale e Libertaria per i Beni Comuni”, Stefano Crispiani con “ABC: Ancona Bene Comune”, Renato Accorinti con “Cambiamo Messina dal basso” hanno aderito all’appello “Bologna riguarda l’Italia” lanciato dal Nuovo comitato art. 33 a sostegno del referendum contro il finanziamento alle scuole d’infanzia private paritarie.
“Il referendum di Bologna”, si legge in una nota, “ci riguarda direttamente perché lo spostamento dei fondi a sostegno delle scuole d’infanzia private nei nostri Comuni è cresciuto in modo esponenziale mentre le scuole pubbliche continuano ad essere insufficienti. Sono tanti i bambini esclusi, e tante le famiglie costrette a pagare per una scuola che dal 1968 è per legge scuola statale, mentre già dal ’71 è prevista l’erogazione di fondi ai Comuni per la loro costruzione. Questo non avviene, costringendo le famiglie a pagare rette salatissime, o a dover rinunciare per l’impossibilità di sopportare la spesa. Nel caso di Bologna poi, forse ancor più che in altre città, la violenza è duplice, perché il 96 per cento delle scuole private paritarie è cattolica, e ciò impone a molte famiglie una scelta senza alternative sull’educazione confessionale per i loro figli”.
“Il referendum di Bologna ci riguarda direttamente perché mentre il paese è devastato sul piano sociale, i finanziamenti alle scuole private sono cresciuti tanto quanto i tagli alla scuola pubblica, con la perdita di 250.000 posti di lavoro dei nostri cittadini, il degrado degli edifici privati della manutenzione, la mancanza di servizi, l’imposizione dei contributi cosiddetti “volontari” alle famiglie per supportare qualsiasi attività scolastica che non sia il mero servizio di base”, continua il comunicato.
“Il referendum di Bologna ci riguarda direttamente perché il finanziamento alle scuole private contrasta non solo con l’articolo 33 della Costituzione, ma anche con l’articolo 41, perché l’utilità sociale rappresentata dai fondi pubblici è piegata al servizio dell’impresa privata. Nelle nostre città questo si traduce in una rete di clientele politiche ed economiche che va dalle cooperative alle imprese private, dalle gerarchie sindacali alle burocrazie dei partiti, dalle parrocchie alle associazioni, determinando un sistema di potere cittadino che deve essere spezzato, e che noi stessi con il percorso che sostiene le nostre liste ci candidiamo a far saltare definitivamente”.
“L’idea con cui ci candidiamo”, viene spiegato, “non è quella del sindaco Merola, che si è schierato esplicitamente dalla parte di questi poteri offrendo, come fa sapere il Comitato art. 33, gli spazi di affissione comunali all’opzione B che sostiene i finanziamenti alle scuole private e limitando il numero dei seggi, inficiando così il diritto di voto per tutti”.
Il referendum, prosegue la nota, “è stato lanciato dai cittadini: genitori, docenti e studenti, insieme a comitati, associazioni e sindacati, ovvero a quella società civile che in modo crescente sta scegliendo di impegnarsi per decidere in prima persona sulle scelte che riguardano la propria vita, e che non teme di combattere i poteri forti perché sa che la ragione è dalla sua parte. La stessa che sta caratterizzando i comitati civici che sostengono le nostre liste”.
“Come candidati sindaci e come liste di cittadinanza”, è la conclusione, “ci siamo uniti per combattere dalla stessa parte, la stessa da cui sta combattendo la società civile di Bologna. Riteniamo che, al di là delle elezioni in cui siamo impegnati, questo debba essere un percorso costituente per costruire una rete di città solidali, per spazzare via quella cultura basata su competitività e autoritarismo che ci ha troppo a lungo separati costringendoci in una dimensione angusta, e per riaffermare il valore della libertà attraverso la ricostruzione della democrazia reale in tutte le città, e in tutto il paese. Bologna ce ne offre l’occasione, per questo “Bologna riguarda l’Italia”.

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