venerdì 27 aprile 2018 |
Testata: NAZIONE PISA |
Pagina: 5 |
LA CITTA’ IN TRIBUNALE
«INDAGINE FRUTTO DI SOSPETTI E CALUNNIE
«L’INDAGINE – DICE BULGARELLA- NASCE DA ELEMENTI POCO CONSISTENTI, SE NON IRRILEVANTI, DA RICOSTRUZIONI INESATTE, DA SOSPETTI E CALUNNIE DI NOTI IMPRENDITORI MAFIOSI»
Il costruttore: «Vado a testa alta da sempre, ma ora sono stanco»
di GABRIELE MASIERO
«MI HANNO rubato i sogni e le emozioni e se non riesco più emozionarmi e a sognare non posso continuare a fare l’imprenditore. E’ questa l’amarezza più grande che mi resta da questa vicenda giudiziaria». Il costruttore Andrea Bulgarella commenta così l’archiviazione delle accuse per mafia arrivata dal tribunale di Firenze. «Ma io lo sapevo – aggiunge l’imprenditore siciliano trapiantato a Pisa – e con me tutti quelli che mi conoscono, giù a Trapani, ma il danno che mi hanno fatto non si cancella. E non è un danno alla mia persona, ma alla mia azienda e ai miei collaboratori. Ho resistito anche per loro. E la guerra l’ho combattuta pure per quegli imprenditori onesti siciliani che non ce l’hanno fatta».
II suo sembra un addio.
«Non critico chi indaga, anche se avrebbe potuto ascoltarmi e chiarire tutto molto prima. Avrei dato la prova documentale e indiscutibile di come fossero assolutamente infondati anche gli iniziali sospetti. Con i miei esposti, il mio comportamento e le richieste di aiuto ai migliori servitori dello Stato ho sempre denunciato `la partita truccata’ e come testimoni della mia condotta e dei miei valori ho sempre indicato investigatori e coraggiosi uomini delle istituzioni. Critico il clamore mediatico che ne è scaturito. La condanna ben prima del processo e senza neppure avere ricevuto un avviso di garanzia. Ora finirò le mie iniziative e poi smetterò. Sono stanco di essere un bersaglio solo perché sono siciliano».
Da chi si è sentito tradito?
dai politici ai quali non ho mai chiesto nulla. Certo, in quanto personalità pubbliche, prima di parlare e infangarmi avrebbero fatto bene a informarsi e non l’hanno fatto. E’ il sistema che marcio e che genera un corto circuito inaccettabile per gli imprenditori. Le illazioni, contano più della verità. E allora sono diventato un bersaglio, nonostante quello che ho fatto in tutta la mia carriera. Sono a capo di un’azienda serissima, con 120 anni di storia, che aspetta da due anni e mezze le autorizzazioni del Comune per far ripartire il cantiere delle Torri, che a Pisa vengono invece viste come un simbolo della mafia, anziché come lo scheletro di un’architettura moderna che darebbe lustro alla città. Sono deluso da chi ha sputato sentenze senza sapere, calpestando prima di tutto la dignità dei miei collaboratori, dei lavoratori che mi hanno sempre creduto, ogni singolo giorno. Sono stato tra i pochi in Sicilia a combatterla davvero la mafia».
Oggi le dà ragione anche un iudice.
«L indagine nasce da elementi poco consistenti, se non irrilevanti, da ricostruzioni inesatte, da sospetti e calunnie di noti imprenditori mafiosi (oggi diventati falsi “collaboratori di giustizia”), che però ha creato un grave danno di immagine a tutta l’attività del mio gruppo, dato che l’inchiesta ha avuto una grande eco sui giornali e le Tv. Ho combattutto per i miei dipendenti, per la mia azienda e per la mia città. Ho fatto il mio dovere come uomo in mezzo a tanti quaquaraquà».
Ora può ripartire. Dall’Hotel Granduca di San Giuliano, ad esempio.
«Quell’operazione l’ho fatta per salvare l’immobile dalle mani di usurai e speculatori. Per trasformarlo in un prodotto bello dove poter assumere nuovi dipendenti. Gli imprenditori fanno questo, quando riescono a sognare e a emozionarsi. O almeno io ho sempre fatto così, ma ora non mi emoziono più. Ed è un peccato perchè la Toscana e la Sicilia sono le due regioni più belle del mondo: la prima non ha bisogno di speculatori e la seconda dei mafiosi che la derubano quotidianamente di banche, lavori pubblici e centri commerciali».
Allora lascia davvero?
«Spero di poter trasmettere la forza che ho avuto io ai miei collaboratori per proseguire l’attività, tra loro ci sono piccoli geni, come Giuseppe Cosentino, che appunto sta seguendo la pratica del Granduca. Persone di grandi capacità che spero trovino il terreno per andare avanti nel solco di quello che gho fatto io come il recupero dei Frati Bigi, dove si volevano mandare gli sfrattati a occuparlo per pensare di fare un dipestto alla mafia. Pisa apra gli occhi e non si faccia rubare i sogni».