E’ di questi giorni la notizia riportata dalla stampa secondo la quale nella base USA di Camp Darby, situata nel territorio comunale di Pisa, il livello di allerta è stato portato al secondo più alto, quello “Charlie” che indica una minaccia imminente.
Camp Darby è uno dei cinque siti che l’Esercito Usa ha nel mondo per lo «stoccaggio preposizionato» di armamenti, contenente milioni di missili e proiettili, migliaia di carri armati e veicoli corazzati. Da qui tali armamenti vengono inviati alle forze Usa in Europa, Medioriente e Africa, con grandi navi da guerra e aerei cargo.
Nei fatti la base militare americana, grazie al progetto di potenziamento approvato dal Governo Gentiloni negli scorsi anni, costituisce insieme con il Porto di Livorno il più grande polo di stoccaggio e di smistamento di materiale bellico di tutta Europa: proiettili di artiglieria, bombe per aerei e missili, testate di enorme potenza ed altro ancora.
Tutto questo avviene, fuori da ogni controllo, utilizzando le infrastrutture civili. Negli anni scorsi abbiamo posto insieme ad altri la questione della esistenza o no di un piano di sicurezza e se i Comuni di Pisa e Livorno ne fossero a conoscenza ma senza alcun esito. Per questo rilanciamo con una mozione la richiesta che il Sindaco chieda ai vertici della base militare di Camp di Darby, anche attraverso il governo, se esista un piano di sicurezza per il caso di incidente riguardante il materiale bellico contenuto nella base e, se sì, che sia condiviso con le autorità italiane al fine di garantire la sicurezza della popolazione; nello stesso tempo chiediamo che gli uffici competenti, in collaborazione con le autorità locali, predispongano un piano per la sicurezza rispetto a possibili incidenti causati dal trasporto delle armi contenute a Camp Darby oppure dal loro stoccaggio nella base.
Tutti i governi nazionali e locali di centrodestra e centrosinistra in questi decenni hanno garantito la massima espansione della base americana e ora progettano di costruirle accanto una base militare italiana, schierandosi in prima fila accanto agli Usa perché, ancora una volta, pezzi interi del nostro territorio siano devastati ad uso e consumo degli affari di morte americani.
A fronte di questi scenari per noi c’è una unica soluzione: che Camp Darby chiuda e l’area su cui sorge sia da subito riconvertita ad usi civili. Non siamo disposti a tollerare che i nostri territori siano servitù per le guerre americane e per il trasporto di materiale bellico né che le infrastrutture civili siano messe a disposizione per queste attività.
Una città in comune – Rifondazione Comunista