Camp Darby: ora una grande mobilitazione per fermare i cantieri

Il 22 settembre scorso sono stati affidati i lavori per realizzare il nuovo tronco ferroviario dedicato al trasporto di armi e munizioni a Camp Darby. Il cantiere dovrebbe aprire a breve. Questo è quanto abbiamo appreso, dopo mesi in cui sono rimaste del tutto inascoltate le voci della sinistra, dei movimenti e delle associazioni contro la guerra che si oppongono al potenziamento della base militare.

Una ferita viene inferta al territorio per potenziare ulteriormente il trasporto di armi e munizioni da Camp Darby, con una ulteriore pesantissima militarizzazione del nostro territorio. Un’area preziosa e particolarmente tutelata del Parco di Migliarino – San Rossore – Massaciuccoli subirà pesanti impatti ambientali per fare meglio… la guerra!

Il progetto prevede il potenziamento della base operativa (che già in questi decenni è stata centro di rifornimento di munizioni per le guerre nel Medio Oriente): 45 milioni di euro per costruire un nuovo tratto ferroviario dedicato al traffico di armi dalla stazione di Tombolo all’interno della base militare statunitense, e un ponte girevole sul canale dei Navicelli. Il prezzo ambientale: circa 1.000 alberi abbattuti, un’area direttamente interessata di circa 7 ettari con un coefficiente di “disturbo” su circa 36 ettari, significativi impatti negativi su flora e fauna, creazione di effetti barriera. Il parere del Parco? Negativo. Ma con la scusa della sicurezza pubblica il Governo ha bypassato le normative esistenti e oggi si discute solo di compensazioni.

Nessuna parola poi è mai stata spesa sul rischio a cui sarà esposta la popolazione, visto che si prevede un aumento della frequenza dei trasporti di materiali bellici: che lo spostamento via treno migliori ipso facto la sicurezza è una pura presa in giro. Inoltre, da quando in qua una maggiore e più veloce movimentazione di armi e munizioni verso i teatri di guerra costituisce un interesse pubblico? Interesse pubblico sono la pace, la democrazia, la tutela del territorio. Ancora, ci chiediamo: la Protezione Civile ha predisposto un piano specifico in caso di incidenti che coinvolgano mezzi, materiali o la stessa base? Non si sa. Magari è segreto, come segreto è stato il progetto per un anno…

Solo grazie al nostro lavoro di controllo in consiglio comunale ad aprile questo progetto è stato reso pubblico e da subito abbiamo espresso la nostra contrarietà e ferma opposizione perché l’Italia non può assoggettarsi passivamente a richieste che contrastano con i nostri principi costituzionali, che coinvolgono i nostri territori in pericolose dinamiche di guerra, che trasformano e mettono in pericolo ulteriormente un bene naturale che dovrebbe appartenere alle comunità locali.

Oggi ogni risorsa destinata alla guerra è sottratta alle vere necessità: ambientali, sociali, di welfare, sanitarie, della maggioranza della popolazione, in Italia dove con l’aumento di spese militari di 800 milioni si potrebbe abolire il superticket sanitario, negli Usa dove la politica dissennata di Trump tenta di abolire le protezioni sanitarie da poco introdotte per finanziare armamenti, e guerre, rispolverando addirittura l’opzione nucleare.

Per queste ragioni ci opporremo con tutte le nostre forze a questo progetto per cui, sia in città che in regione, la maggioranza che governa non ha predisposto nessuna discussione nel territorio, tenendo il progetto nascosto per un anno. E peraltro ammettendo, nel corso di Consigli regionali e comunali, di esserne a conoscenza, ma dicendo di non avere voce in capitolo su queste scelte, rinunciando così di fatto ad assumere qualsiasi posizione contraria, come invece richiesto a gran voce dalla associazioni pacifiste ed ambientaliste.

Assume quindi un tono farsesco il fatto che oggi queste stesse forze politiche sostengano che occorre “procedere a una attenta valutazione delle prospettive della base militare di Camp Darby, per arrivare alla graduale restituzione dell’area nella disponibilità dell’Italia e delle comunità locali”, quando la stessa Regione Toscana ha dato il via libera al progetto di potenziamento. Vista dalla nostra città, poi, la vicenda appare ancora più stridente, se si pensa che nel gennaio 2007 il consiglio comunale di Pisa approvò, a larga maggioranza, la mozione che chiedeva la dismissione e la riconversione della base militare americana. L’allora sindaco Paolo Fontanelli dovrebbe ben ricordarlo e soprattutto non dimenticarlo, quando invece avalla il potenziamento e attacca i pacifisti che si oppongono a questo progetto. Noi, a nome della città tutta, portiamo avanti quella decisione democratica, di pace e protezione del nostro ambiente e territorio.

Rilanciamo quindi un appello alle associazioni, i movimenti, le forze politiche e sindacali per la costruzione di una grande mobilitazione di massa, perché i lavori del cantiere non partano mai.

 

Diritti in comune

(Una città in comune, Rifondazione Comunista, Possibile, Sinistra Italiana)

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