Canapisa, il questore Rossi «Percorso da rivedere»

giovedì
19 aprile 2018
Testata:
TIRRENO PISA
Pagina:
IV

II responsabile dell’ordine pubblico si dice pronto a incontrare subito gli organizzatori «Non è il caso di far passare il corteo in Corso Italia e neanche la festa alla Cittadella»

di Pietro Barghigiani

PISA

Nessuno può impedire Canapisa. Quello che può essere modificato è il percorso del corteo antiproibizionista con i suoi lasciti su muri e selciati post transito e il suo carico “invasivo” nel Dna. Come può esserlo un evento animato da migliaia di giovani che per un pomeriggio sfilano davanti alle forze dell’ordine in quella zona franca dello spinello libero. E con una colonna sonora di decibel sparati dalle casse stereo allestite sul furgone alla testa del serpentone che inneggia alla “canna” legalizzata. I rifiuti di umani e animali al seguito sono il corredo meno apprezzato dell’appuntamento. Succederà il 19 maggio quando, fuor di metafora, hashish e marijuana inonderanno la città.

I promotori già a metà marzo hanno presentato in questura le carte con l’indicazione del tracciato. Ritrovo e partenza da piazza della stazione e poi attraverso Corso Italia si raggiungono i lungarni. Obiettivo la Cittadella dove gli organizzatori vogli ono concludere l’happening antiproibizionista che quest’anno diventa maggiorenne. Un motivo in più festeggiare.

Una manifestazione, pensata per dibattere sulla legalizzazione delle droghe leggere, che nel tempo per residenti e commercianti è diventata sinonimo di disagio automatico. Il Comune ha già detto no al percorso. E lo ha fatto formalizzan do il suo niet nel corso del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica in prefettura. Al questore Paolo Rossi fa capo l’ordine pubblico e da tempo sta lavorando per lenire gli effetti di Canapisa sulla città.

Questore, tutti gli anni all’approssimarsi di Canapisa gran parte della comunità pisa chiede di non dover sopportare l’ennesima l’invasione di massa.

«Voglio fare una premessa. Il questore può vietare, ma non autorizzare. Può vietare un evento solo quando può comportare gravi pericoli per la sicurezza pubblica. L’ultimo episodio è avvenuto a Macerata con Forza Nuova che voleva sfilare la sera prima della manifestazione della sinistra. D è stato vietato per gravi motivi di sicurezza pubblica. Ma a memoria non ricordo altri precedenti. L indiscutibile che Canapisa ha il diritto di esserci».

La legittima libertà di pensiero stride con il disagio lamentato da residenti e commercianti.

«Ho studiato i fascicoli delle scorse manifestazioni e consultato i funzionari che le hanno gestite. A breve convocheremo gli organizzatori per studiare il percorso e vedere, se si riterrà necessario, di proporre qualche variante o imporre alcune prescrizioni. L pacifico che la manifestazione non si tocca, ma dobbiamo valutare bene “l’invasività” del percorso proposto».

Quali sono le condizioni per valutare l’idoneità del percorso?

«Va analizzata e chiarita l’incidenza di un corteo del genere su un sabato pomeriggio di primavera inoltrata. Penso al traffico, alla gestione dei turisti in una città che vive di turismo e alle attività commerciali in un prefestivo di maggio».

Detto così Corso Italia non sembra proprio un tratto ideale.

«Insomma, se non si passa da Corso Italia è meglio. Ma balza agli occhi anche un altro aspetto. Il ritrovo finale della manifestazione alla Cittadella. Dalla documentazione fornita dal Comune si tratta di una zona con vincolo artistico e culturale che non può ricevere simili iniziative».

Quindi siamo già a due no: Corso Italia e Cittadella. Il dialogo inizia in salita.

«Mettiamoci a sedere con gli organizzatori nel rispetto dei diritti e delle esigenze di ciascuno per valutare percorso e festa finale. Sono pronto anche subito, di domenica, il 25 aprile. Non ho problemi».

Se ci fosse un no su tutta la linea con la difesa del percorso storico?

«Non posso vietare Canapisa, ma posso imporre dei paletti. Prescrizioni precise da rispettare con il supporto della prefettura. Confido e voglio sottolineare l’invito al buon senso da parte di tutti. Nessuno deve ledere esigenze e diritti degli altri».

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