Nemmeno un mese fa, il 24 marzo, il Sindaco Conti emetteva un’ordinanza per imporre alla società proprietaria della Corte di San Domenico, in Corso Italia, di installare dei cancelli per impedire l’accesso all’interno della corte nelle ore notturne. Già in precedenza erano state apposte cancellate all’ingresso del vicolo Sant’Orsola e del camminamento in quota al Giardino Scotto.
Adesso è il turno dei gradini alla base del monumento dedicato a Vittorio Emanuele II nell’omonima piazza. La determina n.393 del 25 marzo scorso stabilisce che il monumento dovrà essere circondato da una cancellata con la motivazione che “il basamento a gradoni del monumento… è oggetto di un uso improprio da parte dei frequentatori della piazza.”
Non si dice qual è questo uso improprio ma, osservando quello che succede nella piazza, possiamo dedurne che, forse, sia sedersi.
Qualche panchina c’è, in piazza Vittorio Emanuele II, ben esposta al sole. Sono poche, però, per una piazza che si trova tra la Stazione ferroviaria e la meta privilegiata delle passeggiate e della socialità pisana che è Corso Italia. E’ perfettamente naturale che i larghi gradini ai piedi del monumento attirino chi cerca riposo e, nelle ore più calde, un po’ d’ombra. Anzi è ragionevole pensare che chi progettò il monumento scelse di porvi dei gradoni alla base proprio per favorire la sosta e il riposo dei passanti.
Ma evidentemente la Giunta pisana ritiene che solo chi può permettersi la consumazione al bar è degno di star a sedere nel centro storico della città.
Probabilmente, dopo aver reso inaccessibili i gradini, il prossimo passo sarà eliminare le poche panchine, come già è stato fatto nel piazzale della stazione.
La parola sicurezza ricorre spesso nelle ordinanze del nostro sindaco. Il decreto legge n.14/2017 la definisce come “il bene pubblico che afferisce alla vivibilità e al decoro delle città, da perseguire anche attraverso interventi di riqualificazione, anche urbanistica, sociale e culturale, recupero delle aree e dei siti degradati, l’eliminazione dei fattori di esclusione e di marginalità sociale, la prevenzione della criminalità, la promozione della cultura del rispetto della legalità e l’affermazione di più elevati livelli di coesione sociale e convivenza civile…”
Che cosa è stato fatto a Pisa di tutto questo? Il rapporto della Seconda commissione consiliare sulle condizioni delle case popolari a S. Ermete potrebbe ispirare la scenografia di un film horror, le biblioteche della città, a partire da quella comunale, versano in condizioni di abbandono, il parco della Cittadella è ancora in attesa di una degna riqualificazione, nessun intervento significativo c’è stato per mitigare l’aumento della povertà dovuto prima alla pandemia e ora alla crisi conseguente alla guerra in Ucraina.
In realtà le strategie di questa giunta per la tanto sbandierata sicurezza si sono rivelate un vero e proprio fallimento: tutta la filiera dei provvedimenti, dalle cancellate alle telecamere, ai divieti imposti ai supermercati sono solo propaganda.
A noi una città che si riempie di cancelli invece di chiedersi quali sono i bisogni di base insoddisfatti delle sue cittadine e cittadini appare estremamente indecorosa e pericolosa.
Una città in comune