Centro Accoglienza San Iacopo: si taglia il costo del lavoro. Emblema delle fallimentari politiche nazionali. La questione in consiglio comunale

Nei giorni scorsi la Funzione Pubblica Cgil di Pisa ha denunciato l’ennesima situazione in cui, a seguito di un cambio appalto, lavoratori e lavoratrici vedranno il loro salario pesantemente ridotto e i loro diritti ulteriormente messi in discussione. La cosa è tanto più grave in quanto si tratta di un appalto pubblico, quello della Prefettura di Pisa per la gestione del Centro di Accoglienza per migranti di San Jacopo, nel comune di San Giuliano Terme.

I lavoratori e le lavoratrici perderanno circa 200 euro al mese per svolgere esattamente le stesse mansioni di prima: mansioni complesse, che richiedono professionalità e competenze specifiche. Stiamo parlando – vale la pena ricordarlo – dell’accoglienza di migranti, rifugiati, richiedenti asilo, persone che fuggono da guerre e persecuzioni. Comprimendo i diritti degli operatori e delle operatrici, mortificando la loro professionalità, si produce una dequalificazione complessiva del servizio: a farne le spese sarà dunque sia chi lavora in quelle strutture, sia le persone che vi sono accolte, sia la comunità locale più ampia.

Situazioni di questo genere, purtroppo, non sono nuove e non riguardano soltanto le nostre zone: a partire dal tristemente noto “Decreto Salvini”, i governi nazionali hanno progressivamente ridotto i servizi per l’accoglienza, diminuendo al contempo le risorse destinate a finanziarli. L’ultimo tassello di questo triste mosaico è arrivato giusto pochi mesi fa, con il cosiddetto “Decreto Cutro” che ha apportato ulteriori tagli a tutto il comparto. In questa situazione, gli appalti delle Prefetture si sono sempre più orientati alla logica del “massimo ribasso”, con risultati più che prevedibili: le cooperative “virtuose” – quelle più attente alla qualità dell’accoglienza – sono state sempre più spesso sostituite da enti gestori preoccupati solo di “far cassa” e di aggiudicarsi le gare, anche a costo di sfruttare la manodopera. Il lavoro degli operatori e delle operatrici, e le condizioni di vita dei migranti e dei rifugiati, sono diventati un elemento su cui tagliare e magari ricavare margini di profitto. Non c’è bisogno di aggiungere quanto questi fenomeni possano favorire, in prospettiva, l’ingresso delle mafie e della criminalità organizzata negli appalti: la destra al governo, che solo pochi anni fa usava strumentalmente il tema della “mala accoglienza”, si fa oggi promotrice di scelte che favoriscono esattamente la “mala accoglienza”. Un bel capolavoro di ipocrisia.

Siamo di fronte dunque a politiche nazionali fallimentari e sbagliate: e tuttavia, questo non assolve affatto gli attori locali. Pur in quadro di complessiva riduzione delle risorse, la Prefettura non può calpestare i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, né può ignorare gli standard di accoglienza sanciti dalle Convenzioni internazionali e dalle norme europee. Dal canto suo l’amministrazione comunale – espressione delle stesse forze politiche che governano il Paese – non può voltarsi dall’altra parte. Su questa vicenda, come su tutta la questione dell’accoglienza dei migranti, è necessario che gli enti pubblici del territorio agiscano per tutelare i lavoratori, le lavoratrici e le persone accolte.

Da parte nostra sosteniamo la denuncia del sindacato e chiediamo alla Prefettura di intervenire per garantire i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Porteremo inoltre la questione in consiglio comunale e sosterremo tutte le iniziative di mobilitazione che verranno proposte per garantire i diritti e i salari dei lavoratori e delle lavoratrici.

Ciccio Auletta- consigliere comunale Dirittii in comune: Una città in comune – Unione Popolare

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