Da parte del Ministero della Difesa tutto tace sul fronte della nuova base militare. Dopo l’incontro Crosetto-Conti-Petrucci, come se la gestione del territorio fosse un affare privato di Fratelli d’Italia, sono passati oltre due mesi e nessun tavolo, interistituzionale o meno, è stato convocato. Proprio da quell’incontro il Ministro aveva confermato il Comune di Pisa come luogo esclusivo dove collocare la base, escludendo come ipotesi la proposta del Presidente della Regione, Giani, di spostare almeno parte della base a Pontedera. Da quell’incontro è emersa una notizia che in pochi hanno colto appieno e cioè che la gran parte della base verrà fatta nell’area Cisam a San Piero a Grado. La proposta non parte da Fratelli d’Italia e nemmeno dall’Arma dei Carabinieri, ma viene sin dal scorso giugno da chi massimamente dovrebbe preoccuparsi di tutelare le aree interne al Parco, cioè il Presidente Lorenzo Bani. Un cortocircuito quasi comico, se non si stesse parlando di destinare immense aree di un parco naturale a infrastrutture militari.
L’area a cui ci si riferisce si trova a poche centinaia di metri da Camp Darby, ha una estensione di oltre 450 ettari, il 98% dei quali boscati. Sparsi in quest’area immensa ci sono alcune aree coperte, alcuni edifici e piazzali. L’idea di “recuperare le strutture esistenti” è pura fantascienza, basta avere un’idea minima dell’area di cui parliamo e dei volumi che invece la base dovrebbe occupare.
A questo si aggiunge che continua la nostra battaglia sulla trasparenza e la pubblicità degli atti. E’, infatti trascorso un mese e mezzo da quando abbiamo inviato una richiesta di chiarimenti alla Regione Toscana, al Comune di Pisa, alla Provincia di Pisa e all’Ente Parco sulle aree che sarebbero coinvolte, sulle implicazioni e gli impatti che avrebbe un potenziamento militare, senza ricevere alcuna risposta nonostante i nostri solleciti.
Nel merito evidenziamo ancora una volta che il fatto che i terreni proposti siano già stati utilizzati a fini militari, deve rappresentare un’anomalia all’interno dell’area protetta, e il compito del Parco deve essere quello di favorirne la rinaturalizzazione, non il permanere e addirittura potenziare insediamenti incompatibili con la tutela ambientale.
Allo stesso modo è assolutamente fuorviante parlare di assenza di progetto come ha detto nella sua unica uscita pubblica il candidato del centrosinistra, Martinelli, visto che il progetto della base esiste, che ci sono ben due decreti, e che siamo stati noi per primi a scoprirlo e a diffonderlo pubblicamente, mentre centrosinistra e centrodestra lo tenevano nascosto nei cassetti. La realtà è che alcune forze politiche fanno finta che non ci sia e che non si sappia quante e quali strutture militari e civili comporranno la base. La politica dell’attesa avrebbe portato la città a subire la base militare a Coltano punto e basta, invece grazie alla nostra scoperta e soprattutto alla mobilitazione popolare che ne è seguita abbiamo imposto una discussione pubblica ed una (momentanea) interruzione dell’iter. I fatti dimostrano dunque l’esatto contrario di quanto affermato dal candidato di centrosinistra.
Con lo stesso spirito con cui abbiamo affrontato la questione sino a questo punto, denunciamo ora il rischio di un ennesima distruzione del parco, che proprio in questi giorni subisce per altro un pesante attacco rispetto ai suoi confini e ai processi decisionali che lo investono.
Continuiamo a pensare che non ci sono zone franche né spazi buoni per questa base militare. E lo diciamo dal primo minuto per l’enorme impatto che avrebbe su un territorio già saturo di strutture militari, lo diciamo perché 190 milioni di euro del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione si devono utilizzare per le priorità sociali di questa città e non per costruire una infrastruttura per la guerra. Lo diciamo perchè pensiamo che ci sia un collegamento inscindibile tra questione democratica, pace e ambiente e non, come vaneggia qualcuno, per una “pregiudiziale verso l’arma”, formula buona per la destra ma che viene anche utilizzata dal centrosinistra.
Una città in comune
Rifondazione Comunista