Contro gli “spacciatori” di odio difendiamo la scuola pubblica, laica e plurale

L’intervento del Family Day Toscana a sostegno della Giunta Conti e delle sue politiche è un manifesto dell’odio e dell’incitamento alla discriminazione.

Negli ultimi anni si sono moltiplicati in tutta Italia, dentro e fuori le scuole, i progetti formativi, le attività di aggiornamento professionale e i percorsi di sensibilizzazione sulle identità di genere, per la decostruzione di modelli stereotipanti e la prevenzione di comportamenti discriminatori e violenti, tanto più importanti in una fase storica in cui i fenomeni di discriminazione, di intimidazione e di violenza fisica stanno dilagando tra i più giovani.

Questi progetti formativi non fanno peraltro che riprendere e dare attuazione alla Raccomandazione CM/REC (2010) 5 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa agli stati membri sulle misure dirette a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o l’identità di genere, che invitano a predisporre e attuare politiche scolastiche e piani d’azione per promuovere l’uguaglianza e la sicurezza, nonché a garantire l’accesso a informazioni adeguate e a strumenti pedagogici appropriati.

La stessa “Strategia Nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” (2013 -2015) del Dipartimento Pari Opportunità e dall’UNAR (l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni), richiama gli enti locali a svolgere un ruolo propositivo per “intercettare e raggiungere in modo capillare i bisogni” e per la realizzazione degli obiettivi di prevenzione e contrasto a diseguaglianze, discriminazioni e violenze di genere, bullismo e omofobia.

E’ quindi la scuola pubblica lo spazio privilegiato a cui si affida il ruolo di sviluppare rispetto e conoscenza reciproca.

Contro tutte queste indicazioni di minima civiltà la Giunta Conti ha tenacemente lavorato in questi anni, sostenuta e fomentata, come purtroppo accade in tutta Italia, da settori conservatori e reazionari di cui Family Day Toscana è un esempio.

Questa campagna di odio verso le differenze e verso il pluralismo democratico, non è altro che l’ennesimo tentativo di imporre attraverso la scuola pubblica una precisa morale che viene presentata come la morale “naturale”, nella pretesa di sottomettere l’intera società a una sola visione del mondo, soffocante e pericolosa, e a un solo modo di impostare la vita privata, la sessualità, i legami affettivi, l’identità maschile e femminile.

Ma questa campagna ha anche come obiettivo strategico quello di colpire la scuola pubblica, la sua autonomia e l’autorevolezza degli insegnanti.

Gli interventi degli esponenti della maggioranza che sostiene Conti e di simili associazioni tendono infatti a minare alla base il carattere pluriculturale della scuola pubblica, l’unico che garantisce il rispetto del pluralismo presente in una società democratica.

Essi minano altresì la funzione propria della scuola pubblica di promuovere la cultura dell’uguaglianza e del rispetto reciproco e il superamento di logiche discriminatorie e stereotipanti, anticamera della violenza.

Contro questo furore ideologico sono tante le voci che in questi giorni si stanno facendo sentire per ribadire la funzione di una scuola pubblica, laica plurale, che rispetti e valorizzi le differenze.

Una città in comune

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