Di fronte a questa emergenza l’Europa cambi volto e non la sfrutti per acuire ulteriormente le scelte mercantiliste ed anti popolari.
Lunedì prossimo l’Eurogruppo si “dovrebbe” riunire per decidere le scelte di politica economica da adottare a causa dell’emergenza coronavirus e anche approvare il Mes, il Meccanismo Europeo di Stabilità. Siamo ad un passaggio cruciale per tutte le cittadine ed i cittadini europei, che avviene nel sostanziale più assoluto silenzio. Sia di dibattito politico che di opinione pubblica, tutta anche giustamente concentrata sulla drammatica emergenza in corso.
Se da una parte non vogliamo cadere nella cultura del sospetto, secondo la quale – dopo le levate di scudi alcune settimane orsono sul tema della ratifica del MES – la situazione di emergenza e la richiesta di aiuti anche economici da parte dell’Italia alla UE favorirebbe una sottoscrizione del trattato da senza se e senza ma, certamente dall’altra è evidente che le questioni sono fortemente intrecciate.
La partita in corso è fra due visioni, in Europa: la prima quella di chi vuole che si prendano provvedimenti per combattere efficacemente l’emergenza sanitaria ed economico sociale in corso e che questi non possano che cambiare il volto tecnocratico e di austerità dell’impianto europeo; la seconda di chi invece – alla chetichella, senza opposizioni, e pare pure anticipando di un mese l’approvazione in Eurogruppo – vorrebbe accelerare anche con questo strumento (tutto il potere ad un organo tecnocratico, finanziarizzazione della politica economica nel rapporto fra stati ed UE, imposizione di “riforme ultra liberiste” in cambio di aiuti agli stati sulle questioni di bilancio, ecc) vuol fruttare l’emergenza per portare a casa definitivamente il risultato. In questo contesto paiono inserirsi le inaccettabili parole della presidente BCE Lagarde dei giorni scorsi.
Quello che stiamo discutendo non sono questioni lontane, ma riguardano tutti, ogni comunità regionale e locale, e per questo chiediamo che tutti – sindacati, associazioni, forze politiche, istituzioni locali e regionali, oltre che nazionali – facciano con forza sentire la loro voce per chiedere immediatamente all’Europa due cose:
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Sostegno a strutture sanitarie e al reddito: dato che autorizzare le spese necessarie a combattere l emergenza sapendo che siccome gli Stati non stampano moneta e devono “comprare denaro” sul mercato è una ipocrisia intollerabile, bisogna che chi stampa denaro in Europa, cioè BCE e governance europea usino tutti gli strumenti disponibili o metterne in campo di nuovi. Siano la copertura ai titoli di stato, un quantitative easing sociale, la rimodulazione dei fondi, l’uso della Banca Europea degli investimenti, ecc ma lo facciano.
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Si fermi l’approvazione del Meccanismo Europeo di Stabilità e si usi quindi questa emergenza per riaprire una riflessione democratica e partecipata (a cominciare dai parlamenti nazionali) su un Europa “sociale” e diversa dalla tecnocrazia, dai dogmi di fede dei patti di stabilità e delle scelte degli ultimi decenni, che proprio questa emergenza sanitaria ha reso evidente a tutte e tutti.
Ora! Almeno di fronte all’emergenza sanitaria il “Dio mercato” faccia un passo indietro.
Rete delle Città in Comune