Innalzare i punteggi in base alla storicità della residenza e richiedere certificati originali di non possidenza immobiliare all’estero costituiscono una discriminazione nell’accesso agli alloggi popolari. Lo ha confermato la Corte Costituzionale in una recente sentenza che, grazie all’iniziativa dell’Unione Inquilini, ha dichiarato illegittimi alcuni commi della legge della Regione Abruzzo sui criteri di assegnazione delle case popolari.
La sentenza della Corte conferma quanto affermiamo da tempo: le Regioni e i Comuni che introducono criteri di accesso di questo tipo, basati sulla durata della residenza e su certificazioni richieste ai soli cittadini stranieri, violano la Costituzione. Nelle scorse settimane abbiamo inviato una lettera aperta al Presidente della Regione Toscana e all’Assessora regionale alle politiche abitative, chiedendo che venissero rimossi dalla Legge regionale toscana quegli stessi criteri che la Corte costituzionale ha dichiarato essere discriminatori e illegittimi nella Legge regionale abruzzese. Ad oggi, purtroppo, non abbiamo ricevuto risposta: per quanto tempo ancora, ci chiediamo, la giunta regionale toscana vuole proseguire sulla stessa strada delle destre?
Si tratta di una battaglia di giustizia, che da anni portiamo avanti anche contro la giunta Conti e la Lega che, utilizzando quanto previsto dalla Legge regionale toscana, nei bandi per l’accesso alle case popolari hanno introdotto procedure palesemente discriminatorie. Abbiamo più volte diffidato il sindaco e l’assessora Gamabaccini dal violare apertamente la Costituzione: ma l’attuale giunta è animata da una furia ideologica sorda alle ragioni del diritto e continua a ingannare la cittadinanza, affermando che questi criteri favoriscono “gli italiani” quando invece colpiscono tutte e tutti, a partire dai cittadini stranieri.
Nei prossimi giorni il Tribunale si dovrà esprimere sul ricorso dei sindacati degli inquilini contro il recente bando del Comune di Pisa per l’accesso agli alloggi popolari. Il ricorso riguarda proprio la storicità della residenza e la certificazione di non possidente immobiliare all’estero. Sarebbe bene che il Comune di Pisa, così come la Regione Toscana, rimuovesse autonomamente questi criteri discriminatori ristabilendo subito la legalità costituzionale. A fronte di un diritto fondamentale, come quello all’alloggio, è deplorevole aizzare la competizione tra chi ha bisogno in base nella nazionalità o della provenienza: l’unica vera risposta al bisogno di casa è l’aumento significativo del numero degli alloggi di edilizia popolare, attraverso il recupero dei tanti alloggi comunali vuoti e il riutilizzo del patrimonio pubblico e privato abbandonato.
Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile