Dai controlli degli atti bocciata la regolarità amministrativa del Comune di Pisa

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La relazione del segretario generale Angela Nobile sugli atti del 2014 parla di violazioni e gravi criticità. I consiglieri Ciccio Auletta e Marco Ricci chiedono conto all’amministrazione di quanto sta accadendo
Bocciata su tutta la linea. È uno scenario con molte ombre e poche luci quello disegnato dal segretario generale del Comune di Pisa, Angela Nobile, relativo ai controlli di regolarità amministrativa del 2014. Nobile, a poche settimane dall’uscita per pensionamento, ha redatto la relazione sull’anno appena passato che lascerà in consegna al nuovo segretario generale, Marzia Venturi, già in questo ruolo nel comune di Cascina.
Sui contenuti puntuali della relazione la lista civica Una città in comune – Prc lancia l’allarme, chiedendo conto alla giunta Filippeschi di quanto segnalato e promettendo ulteriori approfondimenti.
La relazione fornisce anche strumenti e indicazioni per le azioni correttive
Gli incarichi professionali. Per punti, il documento individua i settori amministrativi su cui le criticità sono più evidenti. “Nessuno dei controlli effettuati ha avuto un esito pienamente positivo: il 66,7% ha avuto esito negativo, il 33,3% ha avuto esito positivo con rilievi”, spiegano i consiglieri Ciccio Auletta e Marco Ricci. Una delle irregolarità più ricorrenti, si legge nella relazione, è “il difetto di motivazione per quanto attiene alla scelta del professionista”. In altri casi invece ci sono state vere e proprie violazioni, come quando sono stati conferiti incarichi a professionisti esterni senza prima verificare se ci fosse personale interno idoneo e disponibile alla prestazione, come invece impone il regolamento.
I contributi. Qui la situazione descritta è ribaltata, o come dice la stessa Nobile, “completamente difforme” rispetto a quanto imporrebbe il regolamento. Infatti, se la regola dice che almeno il 75% dei contributi – per attività, eventi, associazioni, sport ecc. – dovrebbero essere ‘ordinari’, e quindi erogati tramite procedura di evidenza pubblica, questa percentuale nel 2014 risulta invece relativa ai contributi straordinari. Cioè quelli erogati dopo una scelta politica della giunta, senza gara o bando. Anche se i contributi non sono sempre erogati in denaro: possono essere infatti concessioni di locali o stampa di volantini e locandine.
Lavori pubblici. Auletta e Ricci notano come la relazione definisca questo settore come “in assoluto più critico”. I controlli sugli atti di affidamento lavori infatti, inclusi lavori complementari e varianti, sono risultati per il 61,5% negativi e per il 38% positivi con rilievi. Anche in questo caso quindi dai controlli non sono emersi atti totalmente corretti. Le mancanze più diffuse vanno dalla indeterminatezza dell’oggetto, cioè, lavori indicati in modo assolutamente sommario, vago e non determinato, alla violazione dell’obbligo di motivazione come previsto dalla legge, in altre parole: “non è indicato il motivo per cui si adotta l’atto e spesso non si specifica il criterio in base al quale è stato selezionato il contraente”. Inoltre, la relazione punta il dito contro i lavori complementari, che giustificano l’affidamento senza gara, adottati al posto delle varianti in corso d’opera. E anche su queste ultime si sono riscontrati problemi, come le istruttorie carenti e la mancanza di motivazioni sufficienti, perché spesso si fa riferimento a imprevisti, di cui in realtà, “non risulta chiara la loro natura imprevedibile rispetto al momento della redazione del progetto iniziale”, scrive il segretario generale.
Procedure negoziate, affidamenti diretti. Si tratta di procedure legali, ma se vi si ricorre troppo spesso, come segnalato dal segretario generale, “non garantiscono la massima trasparenza, non assicurano un adeguato livello di pubblicità e il confronto competitivo tra concorrenti”. Sulle 64 determine analizzate per l’acquisto di beni e forniture, nel 75% dei casi si è proceduto all’affidamento diretto e solo nell’8% dei casi è stata effettuata una gara con richiesta di preventivi. Lo stesso avviene anche nell’affidamento dei lavori, per cui si riscontra “un ricorso frequente dell’affidamento diretto (7 provvedimenti su 13) e a procedure di gara, certamente snelle e rapide, ma a ridotta evidenza pubblica (2 acquisti in economia e 4 procedure negoziate)”. Rilevante è quanto scrive lo stesso Segretario generale al riguardo: “Trattandosi molto spesso di affidamenti ad appaltatori che già stanno lavorando per l’Amministrazione, il ricorso all’affidamento diretto incide anche sul grado di rotazione dei soggetti contraenti”.
Dalla relazione emerge anche che nel 2014 sono state effettuate verifiche mirate sulla realizzazione di 3 opere pubbliche: “Polo culturale di San Michele degli Scalzi, nuovo forno crematorio e impianto di cremazione del cimitero suburbano; le ex-Stallette”. Riguardo a questi interventi si legge: “la progettazione ed esecuzione, sotto diversi profili, si è rilevata critica, se non preoccupante […] le verifiche hanno messo in evidenza una non corretta programmazione, una progettazione carente (a partire da quella preliminare), una non corretta gestione di alcuni aspetti fondamentali dell’esecuzione dei lavori quali le varianti e i subappalti, una non corretta suddivisione delle responsabilità tra le figure individuate dal Codice dei Contratti e dal regolamento di attuazione”. Tutto ciò ha avuto delle conseguenze che si sono tradotte in una: “dilatazione dei tempi di esecuzione e aumento dei costi”.
I due consiglieri citano poi un ulteriore elemento, sempre relativo all’affidamento di lavori o forniture: quello sulla tendenza sempre più frequente ad adottare provvedimenti di valore poco inferiore ai limiti previsti sia per l’affidamento diretto che per l’assoggettabilità al controllo.
Attività politica e gestionale: separazione incerta.Infine, nel 2014 si è fatta evidente “la violazione del principio di separazione tra attività politica e gestionale”. Il Segretario generale rileva, e i consiglieri lo evidenziano, che “nell’adozione dei provvedimenti aventi contenuto tecnico-gestionale, si tende a fare riferimento alle richieste o al parere favorevole dell’Assessore di riferimento”.
E che ci sia un corto circuito tra attività amministrativa e scelte politiche lo sottolineano chiaramente i due consiglieri: “La macchina amministrativa non è certo facile e nessun comune è perfetto”, dicono, “ma non possiamo non rilevare come gran parte delle criticità siano frutti di scelte politiche, come quelle relative alla struttura dell’ente, al carico di lavoro degli uffici e alla mancanza di una reale programmazione, specie per i lavori pubblici”.

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