Dal 13 marzo al 28 giugno, attraverso 4 appuntamenti, è stata immaginata una nuova vita per la ex-Caserma Artale. Il percorso partecipato finanziato dalla Rete Municipalista Europea sul progetto di Una città in comune ha messo insieme ai tavoli di lavoro residenti, studenti e studentesse, associazioni e movimenti.
Gli argomenti che sono stati discussi e che hanno portato alla costruzione di un progetto condiviso sono stati l’individuazione dei soggetti da coinvolgere nel processo, la definizione di una mappa del quartiere di Santa Maria con i suoi punti di forza e debolezza e i bisogni che chi ci vive e lo attraversa, la delineazione degli usi da dare alla ex-Caserma, la ridefinizione finale di ulteriori soggetti con cui realizzare il progetto e una prima ricognizione delle possibili risorse da utilizzare.
Via i parcheggi, se non per le biciclette, via i muri che oggi chiudono l’area, la visione condivisa è quella di uno spazio aperto e attraversabile 24 ore su 24, che dia servizi: da una bottega della salute, a un’area per la cura di bambini e bambine, ma anche dei bagni pubblici e un fontanello. Uno spazio che sia anche aperto alla socialità e alla cultura, da una ludoteca a luoghi di incontro per anziani e intergenerazionali, oltre che per attività associative, ad una biblioteca e mediateca. Uno spazio per la memoria, per ricordare Artale, le sue scelte, la Resistenza. Ma anche un bar, un utilizzo multifunzionale del teatro per le sue funzioni originarie ma anche per cinema, per le attività di cori e orchestre, incontri del quartiere, palestra. Un’area dedicata al piccolo commercio, all’artigianato e al co-working.
Nell’edificio delle camerate e in quello degli ufficiali pensiamo anche alla destinazione a residenze per chi studia e fa ricerca, nell’ottica di garantire il diritto all’abitare e non nell’ottica di favorire il profitto di operatori commerciali.
Negli edifici che secondo la proprietà dovrebbero essere abbattuti per realizzare il parcheggio multipiano e un nuovo edificio a 4 piani, alcuni abbattimenti per aprire maggiormente l’area e nessuna nuova costruzione, di nessun genere, ma solo recupero per ottenere spazi espositivi,una palestra attrezzata e una sala prove.
Nell’area centrale uno spazio verde multifunzionale non solo giardino ma contestualmente anche orto, con un gazebo e tavoli per poter studiare all’aperto, giocare a scacchi e a carte o a ping pong.Si avrebbe un polmone verde che si aggiunge all’orto botanico e che può essere gestito in modo coordinato con questa importante istituzione, ma si avrebbe così anche uno spazio per la biodiversità e contro il riscaldamento globale. E, a questo proposito, è emersa anche la proposta di partire da qui per la creazione di una comunità energetica solidale che serva il quartiere.
Nel percorso abbiamo anche pensato che tutto questo non possa essere semplicemente fatto ma ci siamo chieste e chiesti come arrivarci e come gestirlo: crediamo che serva ripensare la tassazione locale perché il comune possa avere le risorse, ad esempio attraverso una rimodulazione in senso fortemente progressivo delle imposte locali a partire dall’Imu e un vero contrasto alla evasione ed elusione fiscale. Ma pensiamo anche che altre risorse possano arrivare dalla partecipazione a bandi per la rigenerazione urbana, l’ambiente, la salute. Inoltre, crediamo che debba essere ampliata la platea di attori con cui portare avanti questi ragionamenti. Oltre ai soggetti che hanno già partecipato e contribuito ad elaborare il progetto ci sono attori istituzionali fondamentali: ad esempio (ma non solo) l’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario, l’Università, l’ASL e la Società della salute, l’Opera primaziale, l’Orto botanico. Ma sono necessari anche soggetti non istituzionali come – anche qui per fare solo alcuni esempi – il Distretto di economia solidale e il Chicco di Senape, il cinema Arsenale, l’ANPI.
Infine, sarà necessario gestire gli spazi, nel progetto l’indicazione è stata chiara: serve un comitato autogestito.
Un progetto che serve alla città deve essere fatto dalla città. Con Degentrify Pisa abbiamo messo il primo tassello, e lo presenteremo al comune come osservazione nell’ambito della procedura di Valutazione Ambientale Strategica del Piano di Recupero.
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Narrative Report
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