Diciamo no alla provocazione di stampo fascista promossa da Noi Adesso Pisa e Fratelli d’Italia

“Paura del diverso e del contrario, di chi lotta per cambiare,
paura delle idee di gente libera, che soffre, sbaglia e spera.
Nazione di bigotti! Ora vi chiedo di lasciarla ritornare
perchè non è possibile rinchiudere le idee in una galera…”
(Canzone per Silvia – F.Guccini)

Domani in quarta commissione consiliare permanente arriva in discussione una vera e propria provocazione di stampo fascista, promossa da Noi Adesso Pisa e Fratelli d’Italia.
É stata infatti depositata una proposta di delibera per il ritiro della cittadinanza onoraria a Silvia Baraldini, concessa dal Comune di Pisa nel 1999. In piena continuità con altre campagne come quella contro lo ius soli o contro la costruzione della moschea si tenta anche in questo caso di cancellare una battaglia per i diritti che a suo tempo coinvolse il mondo intero.
Silvia Baraldini, femminista, in America partecipò al movimento contro la guerra in Vietnam e fu poi una sostenitrice del movimento afro-americano supportando l’azione del Black Panthers Party. Venne condannata a 43 anni di carcere per fatti che non comportarono alcun spargimento di sangue, ma su di lei, grazie all’utilizzo della Legge RICO, usata solitamente per contrastare organizzazioni mafiose, ricaddero tutte le azioni imputate al movimento politico d’appartenenza, tra cui anche fatti mai avvenuti.
Nonostante la grande solidarietà trovata in Italia e nel mondo, e le varie richieste del Parlamento Italiano e del Parlamento Europeo di far scontare la sua pena in Italia, come diritto fondamentale sancito dalla Convenzione di Strasburgo, l’America ha sempre rifiutato il suo trasferimento fino al 1999.
La cittadinanza onoraria conferita dal Comune di Pisa, arriva quell’anno insieme ad altre rilasciate da tanti comuni in Italia proprio a indicare la strada della tutela dei diritti universali e in particolare di chi è sottoposto a pene detentive, non solo in Italia, ma anche nel rapporto tra stati.
Silvia Baraldini è da allora un simbolo di questo percorso che è divenuto ormai patrimonio per tutti e tutte noi, e oggi come allora non verrà lasciata sola.

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