Nel settembre 2014 la chiesa di Santa Maria della Spina, minacciata da copiose infiltrazioni d’acqua e problemi strutturali al tetto (e nonostante ciò sede espositiva di una mostra sui fili a piombo), dopo silenzi e polemiche veniva finalmente avvolta dai ponteggi. I giornali locali annunciavano che, grazie a un intervento finanziato dal Comune per € 200.000, il cantiere stava per partire: “Un intervento molto importante – affermava l’assessore ai lavori pubblici Serfogli – per uno dei monumenti più conosciuti e amati da pisani e turisti”. L’intenzione dell’amministrazione era di procedere in tempi rapidi, compiendo dapprima rilievi strutturali al costo di € 40.000, per poi affidare (all’inizio del 2015) i lavori di restauro del tetto, al costo di € 160.000. L’obiettivo era di aprire la chiesa per il prossimo Giugno pisano.
Cinque mesi dopo, niente di tutto questo è avvenuto, e la chiesa è ancora coperta da tubi rugginosi e cartelli di lavori in corso, che non servono certo a “mettere in sicurezza” il monumento. Se i turisti di passaggio possono credere che dietro quei ponteggi si stia procedendo al monitoraggio e al restauro del tetto del piccolo gioiello gotico, i pisani meno distratti sanno che a oggi il cantiere non è partito. Qualche giorno fa lo stesso assessore Serfogli ha spiegato il perché: secondo le novità introdotte a livello nazionale riguardo l’ordinamento contabile degli enti locali, prima di affidare i lavori previsti si deve procedere a un accertamento dei residui di bilancio e farli confluire in un fondo vincolato; ciò blocca le spese già impegnate nel 2014 fino all’approvazione del bilancio consuntivo, che deve essere approvato entro il prossimo 30 aprile. L’operazione richiesta dal nuovo ordinamento contabile esige, come minimo, 2-3 mesi prima di poter far partire le analisi strutturali, che avrebbero dovuto cominciare a settembre. Dunque il ritardo è già di sette mesi e le piogge di questo autunno-inverno hanno certamente peggiorato la situazione: quando il restauro comincerà è probabile che i € 160.000 preventivati non saranno sufficienti e ne serviranno molti di più, e sarà necessario intervenire sull’apparato marmoreo interno, già compromesso da infiltrazioni d’acqua.
Certo, inconvenienti come questo – dettati dalle nuove disposizioni sugli enti locali – possono sempre verificarsi, ma quei ponteggi non fanno che confermare le grandi difficoltà in cui versa il nostro patrimonio culturale. Mentre l’amministrazione vanta investimenti milionari sui cantieri Piuss, “uno dei monumenti più conosciuti e amati da pisani e turisti” versa in questo stato da quasi due anni e da allora attende che qualcuno si muova. Forse è venuto il momento di ripensare le priorità, ma anche di smetterla con annunci e iniziative di facciata, allestimenti scenografici dietro i quali si cela uno spaventoso dissesto.
Occultare alla vista, a questo punto senza motivo, una delle più significative testimonianze d’architettura medievale non è un bel segnale e poteva essere gestito meglio; quei ponteggi, ad esempio, potevano servire almeno ad indicare ai turisti la sede in cui è conservato l’arredo scultoreo originale della chiesa, vale a dire il Museo nazionale di San Matteo. Anche la chiesa della Spina, come avrebbe detto l’ex assessore Danti, “è culture”, non solo gli eventi organizzati dalle tante realtà del territorio (e non dal Comune). Ma fintantoché la tutela e la valorizzazione del patrimonio saranno concepite esclusivamente come una questione di “lavori pubblici”, anziché come un investimento culturale, il dissesto sarà comunque difficile da nascondere.