Oggi in Italia, ogni due giorni, una donna muore per mano maschile
Il 2012 si è chiuso con 124 donne uccise e un numero imprecisato di tentati assassini
Ancora, ancora una, due….. 18 donne uccise nel 2013
Ancora femminicidio. Spesso il termine viene sminuito, canzonato o definito “ invenzione delle femministe” ignorando così la storia che questo neologismo si porta appresso e tutta la sua portata rivoluzionaria; femminicidio infatti non è ,come si potrebbe pensare , un semplice omicidio di donna, ma un concetto che include tutte le forme di violenza e discriminazione basate sul genere.
Troppi uomini di questo paese non riescono a sopportare la libera decisione delle donne, troppi continuano a violentare, perseguitare, uccidere anche quelle donne che dicono di amare, e quando sono vergognosamente tanti, c’è qualcosa che non va e che chiede di essere interrogata, capita, presa in carico da chi ha la responsabilità di governo, da chi fa formazione e informazione , da chi ha il dovere di educare ad una civile convivenza che è innanzitutto rispetto dell’altra/o e della sua libertà e integrità.
In una campagna elettorale tutta giocata da volti e voci maschili non c’è stata una parola su come affrontare e contrastare la violenza alle donne. Non una parola sulla revisione del piano nazionale contro la violenza varato nel 2011, non una parola sul rinnovo della convenzione del Consiglio d’Europa di Istanbul del 2011, mentre quando si devono occupare le ”stanze del potere” dettano regole, chiedono, vietano,impongono,si autoproclamano, si autoassolvono.
Impressionanti e sempre in difetto rispetto alla realtà, sono i dati che i numerosi centri contro la violenza ogni anno denunciano. La maggior parte delle violenze, compresi gli stupri, non avvengono per strada, ma all’interno delle mura domestiche, da parte di mariti, compagni o ex, per la stragrande maggioranza italiani e i dati evidenziano che gli aggressori sono definiti “normali“ nel senso che non soffrono di alcuna patologia.
E’difficile e doloroso accettare che tanta violenza sia praticata e vissuta all’interno della propria famiglia, nel luogo rivestito, per di più, dal peso ideologico di un modello familiare angusto e inadeguato alla vita di oggi, ma che, nell’immaginario collettivo, è il luogo dell’amore e dei buoni sentimenti, e che, nella realtà, può invece trasformarsi in teatro di lotte crudeli e violenze incontrollabili. Più una donna cede a tali minacce ed intimidazioni, meno potere ha nell’ambito della propria relazione e visto che il senso del benessere emotivo della donna dipende dall’umore del partner, lei non può permettersi di vederlo come un essere crudele, anzi deve considerarlo comunque affettuoso. Per fare questo deve alterare la propria opinione di sé e la considerazione che ha di lui in modo tale da minimizzare e non vedere nulla di sbagliato nella propria relazione.
Il problema della violenza sulle donne e sulle bambine e i bambini non è semplicemente quello di una lesione fisica e psicologica; esso riguarda soprattutto la violenza di diritti quali la sicurezza, alla integrità, alla vita, alla libertà. Le donne toccate dalla violenza, così come gli autori della violenza stessa, appartengono a tutte le classi sociali, sono di tutte le età, svolgono ogni genere di professione, e la maggior parte delle violenze avvengono in famiglia. Sappiamo che nel nostro paese una donna su due ha subito, durante l’arco della sua vita, una violenza fisica, una telefonata oscena, o è stata oggetto di gesti esibizionistici, stupri e ricatti nel mondo del lavoro. La violenza è qualcosa di più di una serie di atti, è un problema di valori culturali. Fare del male alle donne è un’usanza degli uomini ed è la principale causa di morte femminile.
Ogni anno , attorno al 25 novembre, ci troviamo a denunciare l’emergenza dei femminicidi, della violenza familiare, delle violenze fisiche, psicologiche, economiche, verbali , istituzionali subite dalle donne. Ogni anno evidenziamo i numeri, ricordiamo le donne urlando i loro nomi, la nostra rabbia e tutta la nostra indignazione al fenomeno, continuando ad evidenziare la strisciante ambiguità culturale di una emancipazione femminile solo dichiarata per un obbligo costituzionale, che si scontra drammaticamente con le statistiche di genere e quindi con la posizione della donna nella nostra società. Dobbiamo uscire una volta per tutte dall’ipocrisia e dire chiaramente che ancora oggi le donne sono, in quanto tali, associate ad un ruolo sociale più debole per definizione, stereotipo radicato in larghe fasce sociali e tuttora fonte di discriminazioni, emarginazioni e violenze inaudite.
Sembra quasi inutile pubblicizzare i dati o le varie risoluzioni del Parlamento Europeo, del Consiglio d’Europa, delle Nazioni Unite e di tutte le numerose Agenzie internazionali che sostengono i diritti delle donne o le voci di esponenti politiche femminili, parlamentari che in quanto donne, portano non solo la denuncia, ma chiedono nuovi diritti, come l’ introduzione obbligatoria di valutazione dell’impatto di genere rispetto a tutti i provvedimenti legislativi e governativi in linea con le raccomandazioni europee .se nelle diverse società e a queste voci non si dà risonanza.
Negli ultimi anni sono partite, sia a livello nazionale che nella nostra regione, numerose iniziative che hanno affrontato il fenomeno; in particolare gli enti locali, concordi nell’affermare che il fenomeno è tutt’oggi di grosse dimensioni e in aumento, promuovono progetti di protezione sociale nei confronti di donne e minori abusati e/o maltrattati e hanno accettato l’idea che l’emergenza va affrontata su tutti i fronti ( culturale, educativo, sanitario, giuridico, di ordine pubblico).
Se la violenza altro non è che l’effetto di una cultura ancora dominante che considera la donna subalterna, lavoriamo insieme per una visione almeno duale del mondo, dove la diversità sia un valore compatibile con l’uguaglianza , per una condizione di pari dignità e pari diritti fra le persone, qualunque sia la loro etnia, lingua, religione, orientamento sessuale, opinione politica e status sociale.
Lavoriamo insieme perché si apra una riflessione pubblica tra gli uomini, nelle famiglie, nelle scuole, nelle università, nel mondo del lavoro, tra gli operatori e nelle unità operative che si trovano a contatto con donne ferite nella loro dignità; una riflessione comune capace di uscire dall’usura del linguaggio, degli stereotipi, dei tecnicismi e tale da determinare una sempre più riconoscibile svolta nei comportamenti di ciascuna/o di noi. Donne e uomini in relazione contro la violenza in una azione che voglia incidere realmente su questo terribile stato delle cose per scardinare i modelli presenti nella nostra società che inneggiano alla cultura del potere e alla legge del più forte.
Da queste considerazione emerge che tutti gli Enti locali e in particolare i comuni che governano le nostre città debbano introdurre nella loro agenda di lavoro questa delicatissima questione, una azione da condurre in stretto rapporto, oltre che con le Commissioni Pari Opportunità, con i Servizi, le associazioni, i centri antiviolenza/case rifugio attivi sul territorio nazionale che da anni si occupano del problema garantendo stanziamenti economici adeguati e costanti .
Nella nostra città le amministrazioni che si sono succedute, si sono dimostrate sensibili al problema della violenza sulle donne favorendo la realizzazione di interventi in rete, stipulando convenzioni e protocolli d’intesa con le associazioni di donne per la gestione di servizi essenziali quali l’accoglienza residenziale per donne vittime di maltrattamento intra-familiare e disagio economico con progetti di promozione della cultura di genere.
Oggi, però, la stretta della crisi, la perdita del lavoro, non solo quello femminile, le ristrettezze dei bilanci comunali, mettono a rischio la continuità e l’efficacia delle politiche di genere e a difesa delle donne in difficoltà; questo pericolo si sta manifestando anche nella nostra città ed è pertanto necessario che anche nei programmi della prossima giunta comunale le questioni che abbiamo cercato di delineare trovino il riconoscimento tra i “ Livelli Essenziali di Assistenza spazio ed impegno per consolidare e sviluppare un sistema integrato di servizi per la tutela dei diritti dei cittadini/e.
Carla Pochini, candidata con ‘una città in comune’ per Ciccio Auletta sindaco.