Mentre si annunciano nuovi e sostanziosi finanziamenti per la Darsena Europa nel porto di Livorno, il litorale pisano è in affanno per l’erosione costiera. Da una parte abbiamo una pioggia di milioni in arrivo per il progetto della Darsena (l’ultimo stanziamento è quello della Banca Europea di 90 milioni), dall’altra lo “tsunami” che si abbatterà tra Calambrone e Marina di Pisa con conseguenze devastanti per l’impatto ambientale e l’ecosistema marino e metterà in ginocchio l’economia del territorio, che si basa principalmente sul turismo balneare.
Sta aumentando a vista d’occhio, infatti, l’erosione sul litorale, non solo nella parte nord tra Marina di Pisa e Tirrenia, dove puntualmente è necessario intervenire con costosi (e purtroppo poco risolutivi) interventi di ripascimento. In queste ultime settimane si nota sempre più spesso la formazione del classico “scalino” sulla battigia, che rappresenta un chiaro segnale di erosione anche nell’area litoranea a sud di piazza Belvedere.
È facile prevedere un decorso drammatico, visto che i lavori per la realizzazione della Darsena hanno già in preventivo l’assottigliarnento della spiaggia per un tratto di almeno due chilometri, tra Calambrone e Tirrenia. Sono previsti, infatti, riflessi negativi sulla stabilità dei fondali e sulle limitazioni all’idrodinamismo costiero e quindi un aumento delll’erosione in forma anche indiretta.
Non ci sono purtroppo opere di compensazione che tengano!
Come nel caso dell’impatto su ecosistemi e biodiversirà, in particolare sulla prateria di posidonia tra porto e Secche che verrà ulteriormente danneggiata.
Da questo punto di vista non avrà quasi effetto la compensazione con il trapianto perché non ricrescerà più.
Ci domandiamo come possa un sindaco, strizzare l’occhio ai balneari, promettendo di difendere il loro privilegio di concessionari ad imperitura memoria e restare inerte ad attendere la morte del litorale.
Il rapporto Spiagge 2024 di Legambiente denuncia chiaramente il grave impatto delle opere marittime e portuali, che hanno modificato le caratteristiche geomorfologiche della costa, provocando pesanti situazioni di erosione proprio nelle aree litoranee dove si è costruito di più.
Un ruolo sempre più preponderante è giocato dai fattori antropici. Il fenomeno erosivo si è infatti intensificato con la progressiva urbanizzazione e cementificazione della costa e gli stessi stabilimenti balneari in muratura hanno ulteriormente alterato gli equilibri naturali e compromesso la sua capacità rigenerativa.
L’effetto che oggi riscontriamo è un arretramento della linea di costa, e quindi un restringimento della spiaggia. La naturale conseguenza è che alla fragilità del territorio si affianca la fragilità delle stesse attività economiche.
L’unica soluzione è quella di restituire spazio alla natura, partendo da interventi di rinaturalizzazione della costa, per ripristinare le dune e le zone umide e paludose.
Quindi se vogliamo agire efficacemente sulla causa principale dell’erosione, dobbiamo evitare di costruire.
Senza adeguate strategie di mitigazione e adattamento anche rispetto ai cambiamenti climatici,le spiagge di Tirrenia e Calambrone rischiano la stessa sorte di Marina. Proprio in questi giorni è uscita la notizia dell’approvazione da parte della Direzione difesa del suolo della Regione toscana il progetto denominato “Intervento a difesa dell’abitato e ottimizzazione delle opere a protezione del litorale di Marina di Pisa». In pratica, un intervento per le cosiddette spiagge di ghiaia del costo di oltre 7 milioni.
La costa, come ci ricordano anche le immagini dell’inondazione dell’anno scorso a Marina, è ad alto rischio e dobbiamo adottare tutte le soluzioni per prevenire un disastro ambientale ed economico.
In questo contesto ricopre una grande importanza la tutela dell’area dunale. La scomparsa delle dune è una perdita grave perché le dune, oltre a costituire una barriera naturale alle inondazioni marine, con la loro vegetazione contribuiscono a trattenere la sabbia, proteggendo le spiagge dall’erosione. Tanto che l’Ipcc, il gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici delle Nazioni unite, considera le dune costiere, insieme alle barriere coralline, alle aree salmastre e alle foreste di mangrovie, ecosistemi preziosi per mitigare il rischio di erosione costiera.
Consideriamo anche che la crisi climatica non fa che acuire la vulnerabilità delle aree costiere. Negli ultimi 30 anni, a livello globale, il mare si è alzato di circa 10 centimetri, aumentando i rischi di inondazione e aggravando il fenomeno dell’erosione.
È necessario ricorrere a strategie per rimediare, a partre da interventi di rinaturalizzazione con il ripristino di dune e aree umide e paludose. E gli eventuali ripascimenti per nutrire la spiaggia dovranno avvenire secondo precise prescrizioni, come l’apporto di sabbia con caratteristiche granulometriche e di colore compatibili con la sabbia nativa.