Elezioni Provinciali: un furto di democrazia

Il prossimo 29 settembre andranno a rinnovo gli pseudo consigli provinciali previsti dalla legge 57/2014 meglio nota come legge Delrio: un provvedimento che in tutti questi anni abbiamo sempre duramente contestato, in quanto con esso si è sottratto il diritto di voto a cittadini/e e conseguentemente la rappresentanza nell’ambito della Provincia.

La norma prevede, infatti una elezione di secondo livello riservata esclusivamente alle/ai consiglieri comunali ed alle/ai sindaci dei Comuni della provincia. Che il voto dei membri dei Consigli comunali sia ponderato in base alla popolazione del Comune è solo una sorta di risarcimento/compensazione allo scippo del diritto di voto della cittadinanza che dimostra, con un maldestro tentativo di riequilibrare il valore quantitativo del voto di elettori ed elettrici, come tale elezione di secondo livello rappresenti una riduzione di democrazia.

Con questo nobile meccanismo, di sapore vagamente feudale, in Provincia di Pisa si pseudo-elegge un consiglio di 12 componenti (erano 30 quando si eleggeva a suffragio universale) con buona pace della rappresentatività politica.

La conseguenza evidente è che ormai ci troviamo davanti una sorta di consiglio d’amministrazione che non risponde alle cittadine e ai cittadini per le proprie scelte e che soprattutto non ha il contrappeso delle funzioni di controllo esercitato storicamente dalle opposizioni. Tutto questo si è reso evidente negli anni su questioni cruciali.

Noi continuiamo a credere che la legge Delrio sia una pessima legge, che ha introdotto guasti e prodotto frustrazione nelle lavoratrici e nei lavoratori delle Province, che ha ingenerato confusione aggravando i problemi che tutt’ora vivono i territori, dalla manutenzione delle strade a quella delle scuole, al trasporto, alle competenze in materia di ambiente e agricoltura.

Una legge che tuttavia un risultato l’ha ottenuto: ha ridotto ai minimi termini l’esercizio di verifica e controllo, fondamentale in democrazia, da parte dei cittadini e delle cittadine tramite i loro eletti nei consigli, esponendo i territori a situazioni incontrollate e deteriori.
Questa legge sta esattamente nello stesso solco delle proposte di riforma che si sono susseguite negli ultimi anni e con i tentativi di riforma della Costituzione che tanto il centrosinistra quanto il centrodestra stanno tentando di realizzare puntando sul rafforzamento degli esecutivi, spingendo sul maggioritario fino ad arrivare all’ipotesi presidenzialista oggi in discussione.

Per queste ragioni abbiamo deciso a Pisa, anche in questa occasione, di non partecipare a queste elezioni truffa, in coerenza con le battaglie per la democrazia e a difesa della Costituzione che in questi anni abbiamo condotto e che in queste settimane ci vede impegnati/e con la raccolta di firme per il referendum contro l’autonomia differenziata che rientra esattamente dentro questa schema di riassetto istituzionale a cui ci opponiamo con forza.
Partendo proprio dalla nostra Carta Costituzionale evidenziamo che le Province sono rimaste di diritto uno dei capisaldi dell’architettura istituzionale della Repubblica democratica, e quindi dove è andata a finire la sovranità popolare dell’art. 1 della Costituzione?

A quegli amministratori di “sinistra” che, in vista di queste pseudo-elezioni, confermano la loro partecipazione a liste comuni di centro-sinistra, alleandosi col Pd per di più indipendentemente da qualsiasi programma o questione dirimente, diciamo che simili opportunismi e tatticismi non determineranno cambiamenti politici nelle politiche liberiste dei territori e non contribuiranno a cambiare e migliorare le condizioni materiali di vita di migliaia di cittadine e cittadini sempre più colpiti dalla crisi: cambiamento possibile, al contrario, solo aprendo nuovi spazi di democrazia e di partecipazione dal basso.

Una città in comune – Partito della Rifondazione Comunista

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