Durante l’ultima commissione consiliare sulle politiche socio-sanitarie sono emerse, con l’evidenza dei numeri, le fortissime criticità delle associazioni che, dalla Croce Rossa Italiana alla Pubblica Assistenza, hanno finora assicurato nel territorio pisano il servizio fondamentale delle ambulanze del 118. Dal 1° agosto non verrà più garantito il servizio notturno. In assenza di interventi urgenti da parte delle istituzioni, da settembre 15-20 dipendenti della Croce Rossa potrebbero perdere il posto. Se a fine anno i conti non dovessero essere risanati, non è esclusa la prospettiva del fallimento, che causerebbe il licenziamento di ben 79 dipendenti.
L’esplosione del disavanzo è stata causata dalle forti spese sostenute durante il periodo della pandemia, che non sono state adeguatamente calcolate e rimborsate dal sistema sanitario: la Croce Rossa ha finora tamponato le passività – 753.000 euro nel 2020, 278.000 nel 2021 e 130.000 nei primi sei mesi del 2022 – attingendo al patrimonio netto dell’associazione. Come le stesse associazioni hanno denunciato, tramite una lettera aperta alla Regione Toscana, il calcolo dei rimborsi per i servizi effettuati, come quello del 118, è fermo da più di dieci anni: i recenti rincari dei carburanti costituiscono l’ultimo colpo a un sistema già insostenibile. Inoltre, tali rimborsi sono spesso corrisposti in forte ritardo o solo in parte.
Il problema però è strutturale, tanto che riguarda anche altri territori oltre Pisa. Le attuali difficoltà dimostrano che il cosiddetto “modello toscano” in materia socio-sanitaria è insostenibile. Il volontariato, in questo come in altri ambiti, costituisce una risorsa preziosa che rende i servizi fondamentali, come lo stesso 118, vicini alla cittadinanza, radicati nel territorio, capaci di adeguarsi in modo flessibile al mutare dei bisogni. Il fatto che il numero di dipendenti assunti dalle associazioni di volontariato sia cresciuto in modo considerevole negli ultimi anni, contribuendo alle attuali difficoltà di bilancio, segnala l’esistenza di un cortocircuito e il venir meno di un chiaro confine tra lavoro retribuito e volontario. In Toscana, infatti, troppo spesso si è ricorso alle associazioni di volontariato per abbattere i costi dei servizi e provare a far fronte in questo modo ai feroci tagli che i governi nazionali di centro-destra e di centro-sinistra hanno imposto alla sanità pubblica, rendendo ogni discorso sull’eccellenza una vuota retorica.
In ogni caso non è accettabile, specie in una regione prospera come la Toscana, che la cittadinanza venga privata di un servizio fondamentale come il 118 e che le associazioni di volontariato siano spinte verso il fallimento per le mancanze del governo regionale e per l’insostenibilità del sistema attuale dei rimborsi. Chiediamo che l’assessore regionale alla salute Simone Bezzini, il responsabile della Direzione sanità Federico Gelli e lo stesso Presidente della regione Eugenio Giani intervengano tempestivamente per sanare le difficoltà economiche delle associazioni causate dal datato e inefficiente meccanismo dei rimborsi: l’obiettivo immediato deve essere quello di non interrompere il servizio notturno del 118, nel territorio pisano e altrove, e di garantirne il buon funzionamento futuro.
La grave crisi in corso mostra che occorre ripensare tutto il sistema. Abbiamo bisogno di ricostruire un rapporto equo e sostenibile tra volontariato e sistema sanitario, in cui il primo venga valorizzato per le sue competenze invece di essere spremuto per coprire i tagli di risorse e di personale alla sanità.
Una città in comune
Rifondazione Comunista