Si è svolta questa mattina in seconda commissione consiliare permanente l’audizione della garante comunale dei diritti dei detenuti, l’avv. Abu Awwad, e della assessora Porcaro per discutere la nostra proposta di istituire un tavolo di lavoro permanente sulla condizione carceraria in città tra le istituzioni coinvolte.
La commissione, di concerto con garante e assessora, ha realizzato il primo passo verso la creazione del tavolo, confermandone la necessità e delineando bisogni e urgenze su cui strutturare il lavoro. La discussione riprenderà subito dopo la pausa estiva con un aggiornamento della commissione finalizzato a delineare finalmente i partecipanti al tavolo e le priorità di intervento.
Mostriamo forte soddisfazione per il grande risultato ottenuto e per la centralità che si è deciso di dare al ruolo della garante nella realizzazione del tavolo. Sarà infatti la garante, quale figura esperta e di raccordo tra istituzioni e associazioni, a proporre il piano di azione, raccolte le osservazioni di tutte le forze politiche.
L’incontro di oggi è frutto del lungo lavoro che da anni portiamo avanti sia in consiglio comunale sia in città, e che negli scorsi mesi ci aveva portato a formulare proprio in commissione la proposta di un tavolo permanente, ottenendo un primo immediato consenso.
In questi giorni, la necessità di un tavolo cittadino permanente sulla situazione carceraria si è fatta sempre più palese e urgente, vista la situazione gravissima in cui versano le carceri italiane, fotografata dal rapporto nazionale “Nodo alla gola” presentato proprio ieri dalla associazione Antigone.
La casa circondariale Don Bosco di Pisa non fa eccezione, come testimonia l’appello diretto di detenute e detenuti sulle condizioni di invivibilità all’interno della struttura. Con il caldo opprimente di queste settimane tale situazione diventa insopportabile, in aperta violenza a qualsiasi diritto alla persona. A ciò si aggiunge la strutturale carenza di attività formative e di reinserimento lavorativo, spesso connessa al deficit costante di personale.
Occorre muoversi in direzione opposta rispetto alle politiche del governo che aumentano il sovraffollamento, calpestano i diritti basilari e svuotano di senso la finalità rieducativa della pena sancita dalla nostra Costituzione: come ripetiamo da anni, anche il Comune può fare molto.
Da qui la richiesta di istituzione di un tavolo permanente che veda la presenza del Comune di Pisa, della garante, del mondo associativo, della Società della Salute, della direzione del carcere, dell’uepe e del centro per l’impiego. Un tavolo con obiettivi chiari e precisi, tra i quali riteniamo imprescindibili: 1) messa a sistema delle opportunità del territorio per favorire i percorsi di uscita e di inclusione; 2) revisione del sistema di accoglienza e di inserimento abitativo (riorganizzazione di “Oltre il muro” e la previsione di nuovi alloggi condivisi per le persone dimesse dal carcere o in misura alternativa); 3) realizzazione di uno sportello del centro per l’impiego all’interno della casa circondariale; 4) previsione di inserimenti lavorativi per persone svantaggiate nei servizi esternalizzati di competenza comunale o nelle partecipate; 5) monitoraggio delle condizioni e delle criticità della detenzione a partire dai report della garante e anche dalle segnalazioni delle associazioni e di chiunque abbia interesse; 6) sensibilizzazione della cittadinanza sull’inclusione delle persone in esecuzione penale e sulle condizioni della detenzione; 7) garanzia di accesso ai servizi di competenza comunale, come l’anagrafe, da parte di detenute e detenuti; 8) promozione dell’avvicinamento della comunità al carcere per favorire l’ingresso in carcere delle scuole, delle realtà culturali, del mondo produttivo, delle istituzioni.
Senza dimenticare le questioni urgenti e di drammatica attualità, quali quelle igienico-sanitarie. Infatti, siamo in pieno accordo con la garante, che ha indicato quest’ultime come le tematiche su cui il tavolo dovrà mettersi a lavorare da subito, andando anche ad affrontare le problematiche relative al SerD e alla piaga delle dipendenze all’interno del Don Bosco. La grande attivazione cittadina sulle condizioni di detenute e detenuti di questi giorni, merito di un tessuto associativo forte e capace di sopperire alle mancanze dello Stato e delle istituzioni, lasciano ben sperare nella possibilità di un lavoro sinergico tra enti e realtà del territorio.