Emergenza profughi: le nostre proposte per un diverso sistema di accoglienza

Oggi in seconda commissione consiliare, dopo aver chiesto e ottenuto il sopralluogo all’interno della struttura di Tombolo, abbiamo presentato un ordine del giorno per dare delle risposte alle esigenze che i profughi hanno messo per iscritto in una lettera diffusa nelle scorse settimane in cui mettevano in evidenza numerose criticità.

Abbiamo presentato un documento, che però verrà votato la prossima settimana, in cui articoliamo diverse proposte che il comune può realizzare e che segnerebbero una inversione di tendenza sempre più necessaria.

Ecco il documento:
Visto che
– A seguito dell’afflusso di profughi sbarcati sulle coste meridionali tra la primavera e l’inizio dell’Estate, il Ministero dell’Interno ha disposto la distribuzione di richiedenti asilo sul territorio nazionale, a cura delle Prefetture, predisponendo un sistema di accoglienza emergenziale e alternativo allo SPRAR (l’ordinario strumento di protezione dei richiedenti asilo e dei rifugiati);

Constatato e considerato che
– In attuazione delle disposizioni ministeriali, sono giunti sul territorio pisano alcune decine di profughi, che sono stati temporaneamente sistemati presso alcune strutture di accoglienza, tra cui quella di “Piaggerta” nel Parco di San Rossore e quella di Via Livornese a S. Piero a Grado;
– Tali strutture si trovano in luoghi lontani dalla città, dove non arriva il trasporto pubblico. Ciò rischia di configurare una situazione di vero e proprio isolamento, laddove gli standard di accoglienza previsti per i rifugiati (di cui al Manuale Operativo SPRAR) prevedono invece «percorsi di inserimento sociale, abitativo e lavorativo», e raccomandano ai servizi di accoglienza di «favorire i beneficiari nella (ri)acquisizione della propria autonomia», intesa come «capacità di interazione con il territorio» [citato da Servizio Centrale SPRAR, Manuale operativo per l’attivazione e la gestione di servizi di accoglienza e integrazione per richiedenti e titolari di protezione internazionale, Roma 2013, pag. 27, http://www.serviziocentrale.it/file/pdf/manuale.pdf].
– Il 17 Giugno scorso, gli ospiti delle due strutture di S. Rossore e di S. Piero a Grado hanno inviato alle istituzioni cittadine una lettera, in cui si denunciano le condizioni di isolamento e di degrado dei centri di accoglienza presenti sul territorio;
– Nella lettera inviata dai profughi, si denuncia in particolare la «distanza dalla città», che rende «molto difficile l’integrazione e la conoscenza di persone italiane». Come si vede, le considerazioni dei richiedenti asilo accolti sul territorio sono pienamente coerenti con le indicazioni del Manuale Operativo SPRAR, che tra l’altro raccomanda di collocare le strutture di accoglienza «in luoghi abitati, facilmente raggiungibili da servizi di trasporto pubblico, per non ostacolare la partecipazione alla vita sociale e l’accesso ai servizi del territorio da parte dei beneficiari» (cit., pag. 14);
– Nella medesima lettera, si denunciano condizioni igienico-sanitarie inadeguate («l’ambiente nel quale viviamo non è adatto», si legge, «e per questo abbiamo sempre problemi di salute») e si lamentano difficoltà nell’accesso ai servizi sanitari («abbiamo bisogno del diritto di avere il nostro dottore e di andare in Ospedale»). In proposito, va ricordato che:
1) La Direttiva europea 2013/33/UE, all’art. 17, obbliga gli Stati Membri a provvedere affinché «le condizioni materiali di accoglienza assicurino un’adeguata qualità di vita che garantisca il sostentamento dei richiedenti e ne tuteli la salute fisica e mentale». Benché tale disposizione non sia stata ancora recepita nell’ordinamento italiano, è opportuno ricordare che anche la vigente Direttiva 2003/9/CE del 27 gennaio 2003 prevede (art. 13) che le condizioni materiali di accoglienza «garantiscano una qualità di vita adeguata per la salute ed il sostentamento dei richiedenti asilo»;
2) La vigente Direttiva 2003/9/CE prevede (art. 15) l’accesso all’assistenza sanitaria da parte dei richiedenti asilo. D’altra parte, secondo le vigenti norme nazionali in materia di immigrazione, i richiedenti asilo hanno il diritto e l’obbligo all’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale e alla contestuale scelta del medico di famiglia (Decreto Legislativo 286/98 e succ.mod., art. 34, comma 1, lettera b), come ribadito anche nelle Linee Guida della Regione Toscana (Regione Toscana, Assessorato alla Salute, Direzione Generale Diritti di Cittadinanza e Coesione Sociale, Linee guida regionali per l’applicazione della normativa sull’assistenza sanitaria dei cittadini non italiani presenti in Italia, Febbraio 2012, Allegato A pag. 17);
3) Il Manuale Operativo SPRAR già citato prevede standard minimi sia sotto il profilo edilizio che su quello igienico-sanitario (cfr. per es. pag. 14), e raccomanda di procedere «all’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale», nonché di «stringere o a creare rapporti con i servizi socio-sanitari del territorio» anche al fine di «rendere maggiormente accessibili al beneficiario i servizi sanitari» (pag. 22).
– Nella citata lettera, i richiedenti asilo accolti nelle strutture di Piaggerta e di S. Piero lamentano di non avere ancora documenti di soggiorno. Si ricorda, in proposito, che il cosiddetto «Regolamento Dublino III» (Regolamento (UE) N. 604/2013 del 26 giugno 2013), vincolante per l’Italia, prevede (art. 20 comma 2) che «il periodo che intercorre dalla dichiarazione di volontà [relativa alla richiesta di asilo] e la stesura del relativo verbale deve essere quanto più breve possibile».
– Nella medesima lettera, i richiedenti asilo chiedono che il pocket money sia loro erogato «in contanti o con una carta di credito, così da poter comprare le cose da soli». Tale richiesta, oltre che conforme allo spirito del Manuale SPRAR (che raccomanda di favorire in ogni modo l’autonomia delle persone accolte), è anche coerente con le disposizioni ministeriali (si veda ad esempio Ministero dell’Interno, circolare prot. 0002204 del 19 Marzo 2014, laddove si dice il pocket money va erogato «sotto forma di buoni spendibili in strutture ed esercenti convenzionati o di carte prepagate» (la formulazione “carte prepagate” non esclude che si tratti di carte di credito)

Considerato che

– Per i motivi sopra esposti, l’accoglienza predisposta sul territorio appare gravemente carente rispetto agli standard previsti da precise normative nazionali, internazionali ed europpee
– A livello locale, sono stati scelti luoghi per la prima accoglienza che non possono rappresentare una sistemazione adeguata;

Per questi motivi, il Consiglio Comunale impegna il Sindaco e la Giunta:
– A stigmatizzare pubblicamente la gestione emergenziale del fenomeno predisposta dal Ministero dell’Interno, e a chiedere l’inserimento dei nuovi profughi all’interno del sistema SPRAR;
– A sostenere pubblicamente le richieste provenienti dall’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, affinché si provveda celermente alla riforma del sistema nazionale di accoglienza, nella direzione indicata dalla stessa ASGI e dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (chiusura dei CARA, istituzione di un nuovo sistema nazionale di accoglienza) [si veda il comunicato ASGI in http://www.asgi.it/home_asgi.php?n=3174&l=it].
– Ad individuare celermente d’intesa con gli altri enti ed istituzioni coinvolti delle sistemazioni alternative e dignitose dei profughi sul territorio;
– A predisporre, in attesa di una nuova sistemazione, idonei servizi di accoglienza presso le strutture esistenti, e in particolare: la possibilità di uscire dalla struttura e di arrivare in città, anche mediante la messa a disposizione di idonei mezzi di trasporto; la possibilità di comunicazione telefonica, in particolare con i parenti e i familiari all’estero; l’erogazione di pocket money nella forma richiesta dagli stessi profughi; l’iscrizione al SSN e la scelta del medico di famiglia; la richiesta alla Questura di procedere celermente al recepimento delle domande di asilo e al contestuale rilascio dei permessi di soggiorno

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