Ex Colorificio, sulla trattativa parla la J-Colors

Pagina Q, 17 marzo 2014
jcolors

La vicenda dell’Ex Colorificio Toscano è stata a lungo argomento caldo in città. Ora che i riflettori sull’immobile di via Montelungo si sono abbassati, a riaccendere l’attenzione sono state le parole dell’assessore Dario Danti in consiglio comunale la scorsa settimana. C’era una trattativa sull’Ex Colorificio? L’amministrazione afferma nuovamente che sì, un dialogo con la J-Colors c’è stato: “In data 5 febbraio si è svolto l’incontro tra il Comune e la proprietà del Colorificio per discutere del futuro di quell’insediamento produttivo e per verificare la possibilità di richieste di spazi avanzate più volte dal Municipio dei Beni Comuni”, si legge in una nota firmata dal sindaco Marco Filippeschi, dall’assessore Ylenia Zambito e dal dirigente Dario Franchini.
E la famiglia Junghanns nell’intervista che pubblichiamo qui sotto, conferma. Perché nessuno ne è stato messo al corrente? A chiedere riservatezza, e a ottenerla, la J-Colors. Ma a un certo punto la trattativa è caduta, per una pluralità di fattori.
Al netto dei rapporti politici fra soggetti – Comune, Municipio dei Beni Comuni, J-Colors – che di fatto non hanno saputo dialogare, né sembra che riusciranno a farlo, resta aperta sull’immobile la domanda: cosa accade ad una fabbrica quando cessa la sua produzione e l’immobile resta abbandonato?
Dall’inizio di questa vicenda la J-Colors ha preso pubblicamente parola solo in pochissime occasioni e si è sempre tenuta lontana dai riflettori. Un silenzio rumoroso, soprattutto nelle fasi più delicate della vicenda, che abbiamo provato a interrompere con l’intervista che vedete di seguito, rilasciata lo scorso venerdì. A rispondere alle nostre domande è James Junghanns, membro del consiglio di amministrazione della J-Colors e Vicepresidente della Junionfin.
La sentenza della magistratura vi ha restituito l’immobile, che quindi torna in vendita. Considerato il difficile momento del mercato, la destinazione dell’immobile, la necessaria bonifica dell’area, il dibattito politico che si è creato sul posto, quale esito può avere questa prospettiva?
Non vediamo per l’area un futuro industriale. Da quando abbiamo cessato le attività produttive e commerciali (nel 2009 e nel 2012, rispettivamente) riteniamo che l’immobile sia tra la categoria degli immobili da ‘dismettere’, ovvero da vendere. L’attuale destinazione d’uso (PQ1: produzione di beni e servizi – insediamento singolo) è poco vendibile nell’attuale congiuntura economica e quindi dobbiamo renderlo più appetibile. Abbiamo quindi avviato un processo di riqualificazione dell’area, presentando la richiesta di una variante (Q3: assetti urbani recenti da riqualificare in base a progetti unitari) atta a realizzare un progetto di massima che prevede la conversione in edilizia ‘sociale’ con monolocali per studenti, single ed anziani. Solo lungo il Viale Delle Cascine verrebbero realizzate due villette multifamigliari assimili a quelle attuali per assicurare la continuità paesaggistica. La prossimità al Polo Universitario ed una valutazione oggettiva dell’attuale mercato degli affitti per studenti conforta la nostra opinione che questo renderebbe appetibile l’immobile. Sottolineo che la nostra intenzione è di vendere il terreno con il progetto approvato ad un’azienda che faccia questo di mestiere e non di realizzarlo noi stessi.
Pare ci si dimentichi spesso che questa è un’azienda e che le aziende non hanno solo la funzione teorica, ma anche il bisogno impellente, di generare soldi. Tutto il resto è circostanziale. Laddove coloro che ci criticano affermano che essendo inutilizzato l’immobile tanto varrebbe concederlo gratuitamente ad altri, l’azienda ritrova la necessità di monetizzare in qualche modo il bene mettendolo a reddito o alienandolo.
L’assessore Dario Danti in consiglio comunale ha dichiarato che c’era un lavoro avviato fra voi e l’amministrazione, per valutare ipotesi di locazione, non meglio formulate, per dare spazi alle attività che si svolgevano nel colorificio. Confermate? In che termini era stata affrontata la questione?
Se ci fosse stato qualcosa da smentire l’avremmo fatto. ‘Confermare’ però è un termine decisamente forte che magari andrebbe spacchettato nei vari componenti. Sì, abbiamo avuto delle discussioni sul tema con esponenti del Comune a condizione che fosse rispettata l’assoluta riservatezza. Ci fu chiesta la disponibilità a concedere in affitto una parte dell’immobile al cartello di associazioni Municipio dei Beni Comuni. Rispondemmo che non saremmo stati mai disponibili a concedere direttamente l’immobile agli occupanti ma che se ci fosse stato di mezzo il Comune a fungere da garante avremmo potuto prendere in considerazione la faccenda. Abbiamo inoltre dichiarato di voler mantenere il presidio dell’area per evitare di trovarci di fatto estromessi e che quindi avremmo valutato la fattibilità della riapertura di una piccola produzione di stucchi (una attività che avrebbe nella migliore delle ipotesi pareggiato i conti e che avrebbe interessato al massimo tre contratti a termine, non di più). Desidero essere chiaro sul ragionamento: se avessimo riscontrato una fattibilità economica per la limitatissima ripresa produttiva tale da assicurare il presidio dell’area ci saremmo magari dichiarati disponibili alla concessione al Comune purché fossero soddisfatti alcuni vincoli dettati dal procedimento penale attualmente in corso. Ribadisco inoltre che tutto ciò era postergato allo sgombero dei materiali lasciati dagli occupanti perché non desideravamo dare immagine di continuità alcuna tra la parentesi illegale (per cui è in corso una procedura penale) e la successiva, ipotetica, parentesi legale. Per effetti stagionali del nostro mercato sarebbe stato solo con la chiusura dei mesi di Marzo ed Aprile che avremmo potuto verificare la tenuta commerciale dell’ipotesi produttiva e quindi era tutto rimandato a quando avremmo avuto i dati necessari per ragionare.
Poi è intervenuta la nuova occupazione dell’ex-caserma e sono cambiate ancora le carte in tavola. Detto francamente già le prospettive di loro non erano molto entusiasmanti, se poi ci aggiungiamo il fatto che l’ipotetico beneficiario è ostile a qualsiasi forma di legalità rimane assai poco su cui ragionare.
Sia da parte vostra che da parte dell’amministrazione, è stato detto più volte che la condizione di occupanti di fatto precludeva qualsiasi trattativa. Adesso che gli attivisti sono usciti e l’immobile vi è stato restituito, è possibile riaprire un dialogo, viste anche le dichiarazioni dell’assessore Danti?
Rincaro la dose: la preclusione non è data solo dallo stato di occupazione abusiva dell’immobile ma da una diffusa attitudine illegale. Comunque, ripeto: direttamente con gli occupanti, no: non sono regolarmente costituiti, sussistono cause penali contro esponenti recidivi, e ci hanno diffamato pubblicamente e personalmente. Parlando più pragmaticamente non possiamo considerarli un interlocutore serio perché sono carenti di una exit strategy, ovvero una strategia che indichi come intenderebbero procedere al termine inesorabile di un qualsivoglia contratto: raggiunta la scadenza li converrebbe sempre fare resistenza ad oltranza perché non hanno altrove dove andare. Però con il Comune, fintanto che è in sospeso la variante, sì. È chiaro però che tentare di raggiungere un accordo a favore di un drappello di personaggi che si arroga il diritto di scegliere quali regole rispettare e quali no è praticamente impossibile. Donde la decisione a cui ha accennato l’Assessore Danti di sospendere il discorso.
Non vedo nei dimostranti alcun segno di voler calibrare i metodi che adottano per raggiungere lo scopo dichiarato. Vedo piuttosto la volontà di cercare pretesti per continuare a fomentare continui dissensi. Fintanto che perseverano in questo percorso non vedo possibilità di interlocuzione diretta né mediata.

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