Fallimento Sviluppo Navicelli: un terremoto su cui fare subito chiarezza

Il fallimento di una società come la Sviluppo Navicelli spa per quello che ha rappresentato in città e per le numerose operazioni in cui è coinvolta, a partire dalla questione della vendita dei terreni all’Ikea, è per Pisa un vero e proprio terremoto.

Come è possibile che una società che nel 2012 incamera oltre 22 milioni di euro cedendo alla multinazionale svedese le aree per la realizzazione del megastore, a distanza di meno di tre anni fallisca? Come è possibile che il capitale sociale in pochi mesi (da luglio a settembre del 2014) passi da 6 milioni a 200 mila euro senza che apparentemente la società abbia realizzato investimenti tali da giustificare un simile crollo?

Lo stesso dispositivo della sentenza fallimentare mette in evidenza queste pesanti anomalie, invitando addirittura il curatore fallimentare “a riferire urgentemente e dettagliatamente su fatti costituenti reato”.

Esprimiamo tutta la nostra preoccupazione in merito a questo fallimento chiedendo alle autorità competenti di fare quanto prima chiarezza.

Nel 2012 il consigliere comunale di Rifondazione Comunista Maurizio Bini denunciò anche con un esposto alla Corte dei Conti l’operazione di acquisto dei terreni di proprietà comunale da parte della Sviluppo Navicelli. Ricordiamo, infatti, che la società per anni non aveva pagato al Comune quanto dovuto per l’area di via della Mezzanina, e che il pagamento fu effettuato solo poche ore prima dell’approvazione della variante urbanistica da parte del Consiglio comunale per la realizzazione dell’Ikea. Si trattò di una vicenda senza precedenti in cui la giunta comunale dichiarava che “senza il pagamento la variante non sarebbe stata approvata”. Grazie a quella variante la Sviluppo Navicelli riuscì a vendere poche settimane dopo alla multinazionale le aree di sua proprietà acquistate precedentemente a 50 euro al metro quadro al prezzo di circa 220 euro al metro quadro.

D’altra parte un plusvalore così consistente la Sviluppo Navicelli lo ha realizzato anche attraverso una operazione di sostanziale permuta con alcuni terreni insistenti sempre su quell’area di proprietà di Panchetti Spa, socio al 51,3% della stessa Sviluppo Navicelli.

Siamo davanti ad un vero e proprio sistema di scatole cinesi in cui gli stessi attori imprenditoriali ritornano continuamente nelle diverse società. Non è un caso che i nomi delle società coinvolte nel fallimento della Sviluppo Navicelli abbiano tutti sede legale in Piazza Carrara 10. Allo stesso indirizzo ha anche la sua sede legale Boccadorno Porto di Pisa Spa, che vede nella sua compagine le stesse figure di rilievo della Sviluppo Navicelli: da Panchetti a Stefano Bottai, che negli anni passati ha ricoperto incarichi di primo piano in entrambe le società.

Siamo davanti, quindi, ad un intreccio di relazioni sulle più importanti operazioni speculative del nostro territorio su cui, come abbiamo richiesto da anni, occorre fare piena luce, a partire dalle possibili pendenze che la Sviluppo Navicelli che ha con il comune di Pisa rispetto alle convenzioni urbanistiche siglate e alle fideiussioni depositate.

Una città in comune
Partito della Rifondazione Comunista

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