E’ passato poco più di un anno da quando il Governo Monti, sostenuto da PDL, PD e centristi, scaricando la responsabilità sui dettami europei per la libera concorrenza, introdusse la norma (“24/365”) che liberalizza gli orari e le aperture festive dei negozi.
Oggi possiamo fare un primo bilancio di questa “geniale innovazione” fatta in barba alle esigenze dei dipendenti della grande distribuzione, dei piccoli commercianti e dei clienti, e il risultato è sotto gli occhi di tutti: aumento delle chiusure dei piccoli negozi di vicinato e perdita di diritti e salario per i lavoratori e lavoratrici del settore. Ovviamente la crisi non conosce giorni di festa o lavorativi, e pertanto chi gli euro non li ha non può spenderli mai. E così le aziende chiudono, i disoccupati aumentano, il potere di acquisto diminuisce, e non è certo liberalizzando le aperture dei negozi per il 25 aprile, 1 maggio, e domeniche, che si possono rilanciare i consumi. Il sistema avrebbe bisogno di ben altro!
L’Italia è comunque il paese europeo con le ore più lavorate in questo settore, ed è un paese con un tasso di precarietà elevatissimo, pertanto le occasioni per spendere i soldi, quei pochi che ci sono rimasti, erano più che sufficienti senza andare a ledere ancor di più i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, e a costringere i negozianti di vicinato a passare le poche ore libere nei propri negozi per cercare di mitigare la sproporzionata concorrenza della grande distribuzione.
Per questi motivi Rifondazione Comunista e Una Città in Comune esprimono piena solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori del commercio, e invitano tutta la cittadinanza a non fare acquisti né la domenica né nelle giornate del 25 aprile e 1 maggio, feste di enorme valore sociale per il nostro paese.
Una città in comune
Rifondazione Comunista