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Filippeschi ora rischia grosso
CICLONE sta per travolgere le poltrone della Sala Regia di Palazzo Gambacorti. Le dimissioni di Dario Danti da assessore alla cultura sono state uno scossone troppo forte per i delicati equilibri all’interno della maggioranza che amministra la città. E il fatto che il sindaco Filippeschi abbia incontrato ieri i capigruppo di quello che resta della sua maggioranza che lo sostiene – Eligi dei Riformisti, Ventura di In Lista per Pisa, e De Negri del Pd hanno rinnovato fiducia al sindaco – è solo la fotografia superficiale di quel che invece si agita in profondità. Alla luce dei fatti di ieri, le «improvvise» dimissioni di Danti si inseriscono invece appieno in una costruita strategia di Sel che ieri, appunto, ha comunicato al sindaco Filippeschi l’uscita del partito dalla maggioranza. La quale, dopo aver già perso Armando Paolicchi, il primo fuoriuscito di Sel e ora nel Gruppo Misto, perde da ieri anche Simonetta Ghezzani.
MAGGIORANZA appesa a un filo? Probabile, visto che l’uscita di Sel mette in fibrillazione anche i consiglieri civatiani del Pd. Gli stessi che negli ultimi mesi, in occasione di decisioni e votazioni importanti, non si erano fatti mancare parole e azioni in aperta contrapposizione con la linea dettata dal partito. Fra i più attenti all’evolversi della situazione c’è Stefano Landucci, civatiano di ferro, che solo un mese fa aveva annunciato la possibilità di uscire dal Pd, dopo lo sgarbo di Rossi a Modica. Landucci, assieme a Sandro Gallo, a Veronica Fichi e a Lisa Cioncolini, l’ala più a sinistra del Pd e più vicina alle posizioni di Sel, aveva lasciato l’aula, alcune settimane fa, per non seguire la linea del partito che bocciava l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulle Stallette, lo scandalo che ha travolto gli uffici del Comune. Landucci non nasconde, tuttora, il suo forte disappunto: «Questa situazione mi mette in grossa difficoltà. L’uscita di Sel dalla maggioranza e tutte le conseguenze, mi creano un enorme malessere». La possibile uscita di Landucci dal Pd aprirebbe una crepa fra le poltrone della Sala Regia, dove il sindaco potrebbe dover iniziare ad adoprare il pallottolliere per tirare avanti. Perché se nel 2013 la maggioranza si reggeva su venti consiglieri contro 12 dell’opposizione, oggi, alla luce delle defezioni di Paolicchi e Ghezzani il rapporto è di 18 a 14. Se anche Landucci prendesse quella strada i numeri cambierebbero drammaticamente per Filippeschi: la maggioranza avrebbe infatti solo 17 consiglieri (e 15 le minoranze) dei quali uno è rappresentato dal presidente del consiglio comunale, Ranieri Del Torto (Pd), che per il suo ruolo super partes e di garanzia partecipa solo alle votazioni più importanti. Landucci si è preso 48 ore di tempo per valutare cosa fare – se far rientrare ancora una volta la sua protesta o portarla alle estreme conseguenze -. Il sindaco avrà così il tempo per valutare bene come sostituire Danti. Si sbottona solo nel tracciare un profilo del candidato: «Dovrà essere una persona competente e di esperienza». E per trovarla potrebbe andare a Canossa dai cerriani e dare scettro e corona a Sandro Gallo allo scopo di blindare una maggioranza che ormai traballa apertamente e che, paradossalmente, rischia di ricevere la spallata decisiva dai ribelli del Pd.