Gestione Rifiuti: No ad una nuova gara dell’Ato-Costa

La decisione assunta dal direttore generale del’ATO Toscana Costa nello scorso mese di gennaio di annullare la procedura di gara per la selezione del socio privato di RetiAmbiente per lo svolgimento del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani è la dimostrazione definitiva del fallimento di una scelta politica profondamente sbagliata e che mostra ancora una volta tutti i propri limiti.

Una procedura iniziata nel 2011 e che a distanza di 6 anni non viene conclusa in quanto “potrebbe dare luogo a profili di illegittimità”. Si legge nella determina di annullamento:

“il decorso del tempo ha inevitabilmente registrato mutamenti (…) e soprattutto impone di verificare se nel frattempo altri e diversi operatori economici oltre quelli già selezionati, possano manifestare interesse alla procedura. La semplice prosecuzione della gara appare confliggere con i principi di celerità e concentrazione che debbono contraddistinguere tali procedure e con l’interesse pubblico e che sia assicurata la più ampia partecipazione dei concorrenti”

A leggere questa motivazione ci si aspetterebbe che i responsabili, a partire dalle decine di sindaci del Pd, e primo fra tutti il sindaco di Pisa Filippeschi in qualità di Presidente dell’Ato, rendessero ragione ai cittadini del peggioramento dei servizi e soprattutto dell’ingente aumento delle tariffe in nome della costruzione di una elefantiaca società mista pubblico-privata che non ha mai visto luce.

Infatti gli enti pubblici in tutti questi anni, nell’attesa dell’entrata in funzione di RetiAmbiente, hanno abdicato dallo sviluppare e mettere in atto politiche vere di riduzione dei rifiuti e di pianificazione, non investendo energie e risorse a tale scopo

Nonostante ciò si insiste invece pervicacemente sulla stessa strada, annullando la gara e predisponendo una nuova procedura. Altro che difesa dell’interesse pubblico! La drammatica ed inquietante verità è che le grandi multinazionali non hanno trovato appetibile questa gara, e in fondo alla procedura sono arrivati solo soggetti poco “credibili”, per cui si decide di ricominciare tutto dall’inizio nella speranza di sollecitare gli appetititi di altri operatori. Insomma siamo davanti ad un circolo vizioso in cui gli ultimi ad essere considerati sono i cittadini e i lavoratori, e a farla da padrone è il business a partire dalla realizzazione di nuove grosse infrastrutture.

Tutto questo avviene nel disprezzo e nell’aggiramento del referendum del 2011 con cui il popolo italiano aveva a chiare lettere dato una indicazione sulla ripubblicizzazione dei servizi, contro le logiche di privatizzazione contenute proprio in quel meccanismo pubblico-privato che ancora una volta viene riproposto e che vede il primato esclusivo sui servizi pubblici delle logiche di profitto.

Occorre poi aggiungere che comuni importanti come Livorno, Massa, Carrara, parte della Versilia e della Lunigiana hanno deciso di non conferire le proprie società a RetiAmbiente. Tutto ciò, però, non induce i vertici dell’Ato-Costa a fare un passo indietro.

Siamo davanti ad un fallimento clamoroso le cui responsabilità politiche oggi non possono essere più omesse. Si è proceduto in un regime straordinario, senza l’elaborazione di piani credibili scaricando inefficienze e aumenti dei costi sulle tariffe e sui lavoratori. Si è assistito al contempo ad una vera e propria manomissione del ruolo pubblico di indirizzo con la Legge Delrio che ha smantellato le funzioni delle Province su questa materia.

Occorre a nostro avviso fermarsi e invertire rotta sin dalla riunione dell’Ato prevista nella giornata di domani. E’ necessario abbandonare le logiche del mega ATO e pensare, invece, per la gestione di questo servizio a ambiti territoriali omogenei in cui le comunità si riapproprino della programmazione che deve tenere insieme l’intero ciclo dei rifiuti con l’obiettivo dei rifiuti zero, con una raccolta differenziata spinta e una progressiva chiusura degli inceneritori Rigettiamo, quindi, con forza l’idea di una unica società pubblico-privata memori anche dei fallimenti legati alle grandi concentrazioni sui servizi idrici e dei trasporti. L’alternativa esiste e deve partire da una valorizzazione delle società pubbliche che garantiscano rispetto ambientale, livelli occupazionali e salariali adeguati, pari trattamento in termini contrattuali, economici e di carichi di lavoro per il personale degli appalti, e riduzione delle tariffe per i cittadini.

Una città in Comune

Partito della Rifondazione Comunista

Sinistra Italiana Pisa

USB Geofor

Cobas lavoro privato

Delegati e lavoratori Indipendenti

SGB

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