Gli spazi delle associazioni a Pisa: il 25 giugno un’assemblea pubblica per parlarne insieme

Mercoledì 25 giugno, ore 21, alla Leopolda

La crisi economica, sociale e politica sta colpendo l’Italia ormai da anni e ha portato a un progressivo impoverimento delle risorse a disposizione delle fasce medio-basse dei cittadini. Inoltre molte scelte politiche compiute in questi anni a livello centrale, come l’erosione del welfare e la contrazione delle possibilità di spesa degli enti locali, non hanno aiutato a migliorare la situazione.

In questo contesto sono aumentate le difficoltà anche per le associazioni, per chi volontariamente si impegna a favore dei diritti sociali e ambientali, di un maggiore dialogo e interazione nella cittadinanza, di un più ampio ed elevato accesso alla cultura. Eppure il ruolo delle associazioni risulta ancora più importante, proprio perché viviamo in tempi di crisi. Per questo crediamo che oggi più che mai le amministrazioni locali debbano impegnarsi per la tenuta e lo sviluppo del tessuto associativo-culturale delle nostre città, riconoscendone l’importanza e fornendo loro l’appoggio necessario per sviluppare autonomamente progetti e interventi socio-culturali.

A Pisa sono molte le situazioni che negli ultimi tempi hanno dimostrato allo stesso tempo la vitalità e la sofferenza che attraversa il mondo associativo nella nostra città. Si possono fare molti esempi, che non esauriscono tutti i casi ma che possono essere utili per iniziare a fare un ragionamento complessivo:

– il contrasto sulla struttura in legno nel parco di Gagno, che come lo Spazio Polivalente della Fontina e lo Spazio popolare di Sant’Ermete ha rimesso al centro il problema degli spazi nelle periferie e del ruolo dei comitati di quartiere;

– lo sfratto dell’Unione Inquilini dalla sua sede storica, che insieme ad altri casi (come il San Bernardo o la Casa della Donna) pone il problema del riconoscimento e del rispetto da parte dell’Amministrazione di realtà aggregative storiche e dei loro percorsi decennali;

– gli sgomberi dell’ex Colorificio e del Distretto 42, che come per il caso del Teatro Rossi Aperto, hanno dimostrato la legittimità e l’utilità di percorsi di occupazione e restituzione alla città di spazi che né il pubblico né il privato sono riusciti a utilizzare correttamente, questione che chiama in causa quella del patrimonio pubblico e privato abbandonato;

– le tante difficoltà incontrate dai Circoli Arci, che rappresentano una vera e propria infrastruttura diffusa per la socialità popolare;

– i licenziamenti decisi dalla Misericordia, che hanno mostrato il “lato oscuro del no profit” e impongono una riflessione sui codici etici all’interno delle realtà più strutturate e non solo;

– gli elevatissimi costi richiesti dall’Amministrazione per la Cittadella, spazio riservato ai grandi eventi-business e non all’utilizzo a basso costo da parte delle associazioni, che insieme alla chiusura del Bastione San Gallo e del Giardino Scotto impone di rivedere la disponibilità dei grandi spazi pubblici della nostra città (e non solo delle pur importanti sale delle ex circoscrizioni);

– il caso del campino a San Marco e dei canestri rimossi, che ci spinge a dire che il problema della convivenza non si può risolvere rimuovendo le possibilità aggregative e che impone una riflessione importante sull’uso delle piazze e degli spazi pubblici da parte di cittadini e studenti;

– infine il recentissimo caso della Leopolda, che pone alla ribalta il problema dell’articolo 15 del Regolamento comunale sui canoni di affitto degli spazi comunali, che a Pisa rimangono elevatissimi.

Questo ultimo caso ci ricorda che nella nostra città continua a esistere un rapporto “a doppio filo” tra l’Amministrazione e le associazioni: gli alti costi richiesti per la locazione degli spazi comunali sono coperti solo grazie ai finanziamenti comunali. Così non si favorisce l’autonomia e la vitalità delle associazioni, ma la loro subordinazione alle possibilità finanziarie dell’Amministrazione.

Questi sono i motivi che ci spingono a proporre un momento di confronto e di riflessione pubblica sul tema degli spazi per le associazioni in città. Riteniamo che sia necessario raccogliere il più ampio numero di casi e di esperienze, per poterle inserire insieme in una riflessione generale su ciò che è possibile fare per favorire lo sviluppo di attività fondamentali per la vita della nostra città.

Come lista abbiamo provato a elaborare delle proposte che vorremmo discutere con voi: vi inviamo in allegato la bozza di un atto di indirizzo sugli spazi sociali, un primo spunto di riflessione per portare in Comune una posizione condivisa.

 

Una Città In Comune

Atto di indirizzo sugli spazi presentato dai consiglieri comuali di ‘una città in comune’ -prc
AttoSpazidefinitivo

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